My Heritage è il titolo dell’opera ideata e realizzata dall’artista Alice Visentin per qualificare il lungo muro in cemento che costeggia un lato di piazza San Sebastiano, luogo centrale di Limone Piemonte in cui hanno sede la Biblioteca e il Museo dello Sci.
La piazza fu teatro dei drammatici effetti della tempesta Alex che nell’ottobre del 2020 devastò le valli Tanaro, Vermenagna, Gesso e la Val Roya in Francia, diventando un luogo simbolo della crisi ambientale generata dai cambiamenti climatici.
Il progetto è tra i vincitori della quarta edizione del Bando Distruzione della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo. Esso risponde all’obiettivo programmatico di mitigare l’impatto visivo di elementi che deturpano gli ambienti urbani e paesaggistici, come lo è il grande muro in cemento che domina la piazza, attraverso il ricorso a progetti d’arte in grado di produrre un nuovo valore estetico in dialogo con la specificità del territorio, dei luoghi e delle comunità locali.
Su invito di una commissione scientifica presieduta da Carolyn Christov-Bakargiev, direttrice del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Alice Visentin ha sviluppato, nell’arco di un anno, un progetto che ha portato alla realizzazione di un’opera composta da circa sessanta elementi di ceramica dipinta, per un’estensione di 34 metri. Grazie alla collaborazione con il ceramista Roberto Perino di La Castellamonte, la storica azienda con sede nell’omonima cittadina del Canavese, l’artista ha potuto tradurre il suo immaginario pittorico nella materialità della terra e degli smalti.
My Heritage è un racconto che si sviluppa attorno al concetto di eredità, a partire dalla storia di Limone, in un altalenarsi di riferimenti al passato, al presente e il futuro, che intrecciano altre possibili storie e luoghi. Per quest’opera Alice Visentin ha adottato un approccio interessato alla ricerca e all’ascolto del contesto locale, e una sensibilità particolarmente orientata al dialogo e alla relazione con le persone, con le loro storie e memorie. L’artista ha infatti scelto di rileggere un capitolo della storia locale che vede protagoniste sei donne: Elisabetta Astegiano, Elisabetta Bellone, Margherita e Franca Bottero, Anna e Caterina Tosello. Furono sei giovanissime sciatrici di Limone che negli anni '50 entrarono nella nazionale italiana di sci nordico e che, nonostante avessero conquistato numerosi podi di gare nazionali e internazionali, non ebbero la possibilità di partecipare ai Campionati Mondiali del 1958 e alle Olimpiadi del 1960 per il mancato supporto della FISI, che per carenza di fondi, preferì sostenere la squadra maschile di discesa.
A partire da questa storica vicenda, e a fronte del perdurare, nella società contemporanea della devalutazione delle capacità e delle ambizioni femminili, il progetto My Heritage è un omaggio a quelle donne e alla loro storia, e insieme una riflessione sul corpo, inteso come strumento di emancipazione culturale e sociale e come misura di un equilibrio con l’ambiente. Oltre a consultare documenti d’archivio, l’artista ha approfondito la sua ricerca con l’incontro e la testimonianza diretta di Caterina Tosello ed Elisabetta Bellone, le uniche tra quelle sciatrici ancora in vita, e di altre donne di età diverse con cui Visentin ha dialogato e ha immaginato movimenti, ispirati anche dalla coreografa e performer torinese Ilaria Quaglia con la quale ha collaborato.
Nel riattualizzare l’eredità delle sciatrici di Limone, in un luogo simbolo dell’emergenza climatica che sta alterando in maniera sempre più evidente la stabilità dei territori montani, con My Heritage l’artista ci invita a leggere al femminile il rapporto tra il paesaggio e il corpo, inteso come luogo di un esercizio e di una ricerca di equilibrio piuttosto che come una sfida, con un approccio che concorre, in modo sempre più evidente, all’attuale progressiva catastrofe ambientale. La scelta di declinare in chiave personale il concetto di eredità richiama un atteggiamento di responsabilità individuale e condivisa, ma evoca anche la storia della famiglia paterna dell’artista, costretta ad abbandonare il proprio paese per la devastante alluvione del Polesine del 1951, e mai più tornata in Veneto.
“Quello che ho pensato, è che l'alluvione di Limone Piemonte e della Valle Roya, come quella di Cavarzere in Polesine, è un'eredità mia e di tutti” dichiara l’artista. Visentin ha scelto di realizzare l’opera in ceramica, materiale in grado di sopportare le condizioni climatiche montane e sperimentato sin da bambina nella natia Castellamonte, città nota per la sua tradizione ceramica. Si rispecchia così non solo il legame profondo e autobiografico dell’artista verso questa tecnica, ma anche la necessità di parlare della nuova eredità che il genere umano è chiamato a costruire per la vita futura sulla Terra, proprio a partire da un uso creativo della terra.
L’opera sarà inaugurata, in piazza San Sebastiano a Limone Piemonte, alla presenza del pubblico domenica 2 ottobre, alle ore 16,30.