Domenica 24 marzo, a Cuneo, in Largo G. Audiffredi, dalle 15 alle 17, in vista della giornata mondiale del teatro di mercoledì 27 marzo, si terrà un happening teatrale organizzato da Palcoscenico Performing Arts Center con il patrocinio di ITI Italia e del Comune di Cuneo. Una situazione creativa in cui gli allievi di tutte le età dei corsi di teatro, insieme al pubblico e ai passanti che vorranno prender parte all'iniziativa, metteranno in scena tre miti greci lavorando sull'improvvisazione e occupandosi interamente degli aspetti che entrano in gioco nella realizzazione di un lavoro teatrale, dalla drammaturgia all'interpretazione sul palco, con tanto di costumi di scena. A coordinare i lavori Francesca Elena Monte e Cece Mannazza, insegnanti di teatro e curatori dell'happening, con i quali abbiamo fatto una breve chiacchierata per capire cosa succederà domenica, per parlare della funzione del teatro oggi e della sua forza all'interno di una società omologante e omologata, della mancanza di spazi per fare teatro in città...
Che cos'è un happening teatrale? Cosa succederà domenica?
Francesca: “Quella di 'happening' è una definizione piuttosto ampia. Noi la usiamo per descrivere una situazione di lavoro teatrale basata sull'improvvisazione, in cui la costruzione e la rappresentazione della messa in scena coincidono. Si tratterà un momento ludico e culturale per coinvolgere sia i nostri allievi di tutte le età, sia tutti quelli che tra i presenti vorranno intervenire, eliminando la distinzione tra pubblico e attori. Chiederemo ai partecipanti di organizzare in tempo reale la messa in scena di tre miti greci lasciando loro interamente la responsabilità drammaturgica, registica e interpretativa. Noi insegnanti saremo lì per fornire un supporto generico e un set di costumi ed accessori”.
Possiamo definirlo un esperimento di teatro sociale? Trovo molto interessante l'idea di creare gruppi di lavoro con attori di diverse fasce d'età.
Cece: “Forse più che di esperimento parleremmo di atto, un esperimento è qualcosa che si prova per verificare, noi invece ci occupiamo di un fenomeno che è da sempre stato sociale e cerchiamo di metterlo in atto facendo collaborare età diverse. La gente viene a teatro, guarda, si confronta e va via con un nuovo punto di vista frutto di concertazione. In un periodo storico dove la comunicazione non è più confronto ma slogan, lavorare alla costruzione di uno spettacolo comune pensiamo possa essere un atto, una presa di posizione guidata da una volontà di confronto. Pensiamo che tutte le età degli esseri viventi siano interessanti e pensiamo che da tutti ci sia da imparare; proporre un evento del genere per chi partecipa è un modo di rivivere il passato, proiettarsi nel futuro e lavorare nel presente per creare qualcosa di unico”.
Il teatro abbandona i palchi per scendere nelle piazze mettendosi in relazione con il pubblico e i passanti. É un po' un ritorno alle origini? Oltretutto i protagonisti della messa in scena saranno i miti greci.
Cece: “Al tempo dei greci, gli spettacoli erano in grado di durare otto ore! Un'occasione di spettacolo, ma anche un modo per imparare la storia. Pensare che al giorno d'oggi ci possano essere dei livelli di ascolto così alti sembra quasi utopia... Eppure una serie televisiva intrigante è in grado di tenerci attaccati allo schermo per ore. Quindi l'obbiettivo è generare interesse! La domanda rimane però sulla sostanza , cosa si vede, cosa rimane? I miti greci erano un modo di parlare dell'umanità, dei suoi punti di forza, delle sue debolezze. Stessa cosa accadrà in questo evento ma in chiave teatrale, il pubblico potrà vedere sia le prove che la messa in scena finale e capire quanto sia complesso e sfaccettato il mondo del teatro. Accedere ai palchi , adesso come adesso, è un po' difficile, o mancano gli spazi o sono troppo costosi, senza dimenticare la normativa sempre più stringente. Ma in fondo l'arte non ha mai avuto di questi problemi, con o senza palchi arriva alla gente e questo sarà il nostro obbiettivo, la riflessione che forse dovremmo porci, non è tanto sul dove, ma piuttosto sul come poter creare eventi analoghi e ritornare in contatto”.
Due anni di Covid, di distanziamento fisico e emotivo hanno accentuato problematiche di una società omologante e omologata, frammentata nell'individualismo, sempre più alla deriva. Qual è la funzione del teatro, oggi?
Francesca: “Il teatro ha una funzione sociale sempre più forte. Negli anni è diventata sempre di più un''attività 'di servizio', oltre che culturale. Il teatro veicola le emozioni e insegna ad esprimerle in maniera creativa. È formativo per il carattere perché insegna ad affermarsi, combatte la timidezza e le ansie sociali, favorisce le relazioni, migliora la capacità di comunicare. Per questo corsi e laboratori di teatro sono sempre più frequentati e richiesti da persone di tutte le età che si rendono conto di quanto siano limitati e limitanti certi schemi di comportamento in cui ci stiamo intrappolando. Tutti quelli che dicono che la cultura non è un bene essenziale per la società dovrebbero cominciare a capire quanto la capacità e la possibilità di esprimersi faccia la differenza tra un individuo represso e quindi 'malato' e un individuo sano”.
A Cuneo ci sono spazi per il teatro? Com'è la situazione? Non intendo corsi o scuole ma spazi liberi, luoghi di aggregazione in cui potersi riunire per fare teatro e dar vita a progetti creativi.
Francesca: “A Cuneo sono quasi assenti gli spazi di aggregazione come ben sanno i giovani. Gli operatori culturali che nella stragrande maggioranza si autofinanziano, senza aiuti da parte delle Istituzioni, faticano a trovare sale adatte alle proprie attività. Questa situazione rende difficilissima l'organizzazione di molte iniziative. Non ci sono edifici adibiti ad attività coreutiche, musicali, artistiche in generale. I pochissimi teatri hanno costi del tutto proibitivi e finiscono col venir utilizzati soltanto per ospitare chi viene da fuori o addirittura eventi che niente hanno a che fare con la cultura. Certo questo è un problema complesso presente su tutto il territorio italiano, dovuto al disinteresse quando non all'ostracismo della classe politica. Peccato però che in una città piena di potenzialità come Cuneo non ci sia una maggiore disponibilità e attenzione al problema”.