Lunedì 29 aprile alle 21 verrà proiettato al Cinema Teatro Magda Olivero di Saluzzo il film “La maman et la putain” (1973) di Jean Eustache, all’interno della stagione “Lunedì Cinema” organizzata da Ratatoj APS in collaborazione con UCCA. Il costo del biglietto è di 5 euro, gratuito per i soci ARCI.
Sono passati cinquant’anni da quando “La maman et la putain” è stato proiettato al festival di Cannes vincendo il Grand Prix della Giuria con una lunga sceneggiatura (oltre 3 ore di pellicola) articolata e coraggiosa. Il cinema non è più stato lo stesso e il film di Jean Eustache è stato da allora considerato il più grande film francese del dopo 1968. Dopo la morte del regista nel 1981, questo capolavoro è diventato quasi invisibile. Restituito al grande pubblico in versione restaurata al Festival di Cannes del 2022, il film che celebra la Nouvelle Vague arriva finalmente nelle sale nel suo 50esimo anniversario.
La pellicola parla di Alexandre, un giovane e pigro disoccupato francese che trascorre le sue giornate sorseggiando caffè a Saint-Germain-des-Prés. Alexandre non ha problemi a farsi mantenere dalla più matura Marie, che ha una piccola boutique, con cui intrattiene una relazione di tipo aperto. Un giorno il giovane incontra un’infermiera, Veronica, giovane e squattrinata come lui. E, nonostante la ragazza sia inizialmente po’ interdetta dal comportamento per nulla passionale di Alexandre, i due finiscono per innamorarsi e fare l’amore durante un’assenza di Marie. Fra i tre presto si innesca un pericoloso e complesso rapporto, che oscilla tra la tenerezza, la gelosia e la disperazione.
“La pellicola di Jean Eustache alla sua uscita fu molto divisiva sia tra il pubblico sia tra i colleghi stessi del regista. Oggi il film torna in sala libero dalla censura che lo ha limitato nella circolazione nel corso degli anni ‘70. Ci aspettiamo che, come un tempo, anche oggi “La maman et la putain” faccia parlare di sé. Vogliamo offrire al pubblico l’opportunità, unica in provincia, di entrare in contatto con un film che scardina le durate convenzionali di un certo tipo di cinema sfiorando i 220 minuti e che osa nelle parole, nei temi e nel linguaggio”, afferma Ratatoj.