Estate torrida 2016. Da metà giugno alcuni impianti di actinidia iniziano a collassare. Nel giro di poche settimane la “morìa” interessa oltre un centinaio di ettari nel Saluzzese e più di 150 ad Alice Castello e Borgo d’Ale nel Vercellese. Gli impianti colpiti manifestano inizialmente la presenza di alcune piante in via di appassimento, sovente concentrate in alcune zone dell’appezzamento, sino a giungere al completo collasso. Nel Saluzzese è interessata un’area ampia a cavallo tra Lagnasco, Scarnafigi e Saluzzo. Più a nord la zona di Barge e quelle di Cavour e Pinerolo. Nel Vercellese si intensificano i sintomi già manifestatisi nell’anno precedente. Settimane di intensa passione per il centinaio di aziende alle prese con il problema.
I ricercatori di Agrion, supportati dal servizio fitosanitario regionale e in collaborazione con il coordinamento dei tecnici di base e l’Università di Torino, cercano di venire a capo del problema. La situazione è analoga al fenomeno che si è verificato a partire dal 2012 nel Veronese. Là più di 1.000 ettari sono stati coinvolti e in buona parte estirpati in questi anni. I numeri preoccupano.
Si fanno i rilievi patologici e decine di analisi di laboratorio su campioni di radici, foglie, colletto. Si forniscono le prime indicazioni, almeno preventive e volte a circoscrivere l’estensione del fenomeno. Vengono diffuse note tecniche, che mettono in luce alcune cause più importanti e gli interventi agronomici da adottare. Si forma un gruppo di lavoro interregionale, che vede la collaborazione di Agrion con il Settore Fitosanitario della Regione Piemonte/CREA e dell’Agrea, Il Centro di saggio cui la Regione Veneto ha affidato la sperimentazione sulla moria del Veronese.
Giacomo Ballari, Presidente di Agrion: “ora che le idee sono più chiare, la Fondazione Agrion, in collaborazione con i propri soci, e la Regione Piemonte organizzano un incontro pubblico con i frutticoltori e tecnici per informare sui primi risultati ottenuti, sulle cause della fisiopatia e su misure e interventi da adottare nella realtà piemontese”.
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