O si cambia o me ne vado. L’avviso al Pd è di quelli che fanno tremare, perché non arriva da un qualunque simpatizzante deluso ma da una delle figure più rilevanti del partito a livello locale.
Parliamo di Maurizio Marello, unico consigliere regionale eletto dai dem in provincia nell’ultima tornata, nonché ex sindaco di Alba. Avvocato, classe 1966, Marello era stato nel 2009 il primo democratico a riuscire nell’impresa di strappare la capitale delle Langhe al dominio del centrodestra. Dopo due mandati è approdato tra i banchi di palazzo Lascaris forte della bellezza di 5.804 preferenze, record assoluto per un consigliere cuneese nelle ultime regionali: qualcuno maligna che ad Alba perfino il “nemico numero uno” del Pd, Alberto Cirio, non ne fosse affatto dispiaciuto.
Ora però è lo stesso Marello a mettere in chiaro le cose, senza dimenticarsi di lustrare le proprie medaglie: “Ho iniziato la mia esperienza politica nel 1999 candidandomi al consiglio comunale di Alba con il Partito Popolare. Poi è arrivata la Margherita e poi nel 2007 il PD. Nel 2009 sono stato eletto Sindaco di Alba con il PD e con liste civiche di alto profilo. Dopo dieci anni sono stato eletto nel Consiglio Regionale nella lista del PD. Insomma la mia fedeltà e coerenza politica credo sia ineccepibile. Ciò detto questo PD da un po’ di tempo a questa parte non è più il mio PD”.
Quali siano le ragioni di questo scoramento, il consigliere lo spiega subito dopo: “Sono un cattolico impegnato in politica. Ho creduto nella coalizione di forze socialiste e cattoliche. Su queste gloriose basi è nato il PD. Purtroppo in questi anni lo slancio ideale si è affievolito. Il PD ha perso la sua identità, la sua missione. Adesso a livello nazionale il PD è chiamato a fare opposizione. La cosa non mi dispiace. L’opposizione è una grande palestra ed è il luogo in cui costruire una alternativa di governo. Ma se il PD non saprà interpretare questo ruolo, non saprà rinnovarsi nei programmi e nelle persone, allora non avrà prospettive. Io cercherò di contribuire a questo cambiamento. Ma so bene che le correnti finiranno con il condizionare ogni scelta compresa quella del nuovo congresso. Se sapremo vincere queste guerre interne allora potrà nascere qualcosa di nuovo e lavorerò perché nasca qualcosa di nuovo”.
“Mi aspettavo un segnale dalla nomina de nuovi capigruppo di Camera e Senato” conclude Marello, con una stoccata ai vertici nazionali: “Invece nulla è cambiato. Il PD ha confermato i vecchi capigruppo”. Vero il detto “squadra che vince non si cambia”, ripreso da Sergio Chiamparino: “Peccato che la squadra sia stata perdente” osserva l’ex sindaco albese. Che consegna, a chiusura del suo j’accuse, l’avvertimento: “Mi addolora dirlo ma se il mio partito non cambia sarò costretto ad andarmene”.