Federico Gregorio, sindaco di Narzole, è stato reintegrato nel suo ruolo dal Tribunale di Asti. I giudici hanno accolto il ricorso presentato dal primo cittadino leghista dopo che questi si era visto notificare un provvedimento del Prefetto che, in virtù della Legge Severino, lo aveva sospeso dalla carica otto mesi fa. Gregorio era stato condannato per peculato a un anno e sei mesi in secondo grado nel processo 'Rimborsopoli', per fatti risalenti a quando era consigliere regionale con la Lega Nord. Il primo cittadino ha affidato il suo commento alla vicenda al noto social network Facebook, lo riportiamo interamente:
"Giustizia è (quasi) fatta. Ho vinto un'altra battaglia, ma la guerra non è ancora finita. Sapevo di aver subito un torto per una legge sbagliata che molti tribunali avevano già messo in discussione per vizi costituzionali. Con la decisione di ieri del Tribunale di Asti questa mia convinzione ha trovato conferma. Non posso e non voglio nascondere quanto gli ultimi mesi siano stati difficili. Il "chi se ne frega" lascia il tempo che trova e sarebbe stato anche un gesto di irresponsabilità e superficialità che non mi appartiene. Di contro, non sopporto nemmeno l’auto commiserazione, perche così come il menefreghismo, anche crogiolarsi nella sventura non avrebbe portato a soluzioni migliorative, anzi. In questo momento, voglio solo ringraziare le tante testimonianze d’affetto e vicinanza che mi hanno accompagnato in questi mesi, iniziando dalla mia famiglia, tutta, i miei legali e i tantissimi amici. Fra tutti, un ringraziamento particolare e dal più profondo del cuore lo rivolgo al mio Vice Sindaco Laura per il fardello non indifferente di cui si è fatta carico. Con lei ringrazio la squadra tutta, che in un momento così difficile non solo hanno serrato, dal primo istante, le file erigendo un muro invalicabile a mia difesa, ma hanno lavorato con determinazione e passione, raggiungendo risultati che le cronache giornalistiche hanno riportato alla ribalta. Il risvolto più umano ed a tratti anche commovente di questa vicenda, sono state le tantissime persone che sono “transitate” nel mio ufficio assicurativo con la scusa di un saluto o inventando ogni sorta di motivazione per parlarmi e starmi vicino, creando (e Dio sa quanto ve ne sono grato) più traffico di quando ero nell’ufficio in Comune. Se nel mio curriculum personale ci volevano anche questi mesi particolari per capire e misurare il valore delle persone, accetto volentieri tutto come ulteriore lezione di vita. Ho fatto tesoro della pirandelliana metafora, indossando la maschera della felicità non per proteggere me stesso, ma per proteggere la serenità di chi mi vuole bene, aspettando il momento del riscatto a cui ho sempre creduto e che, ancora una volta, è arrivato. Mi hanno gettato in un mare in tempesta, ma anziché affogare, grazie a molti di voi, ho imparato a cavalcarne l’onda. Ora si riparte, ma ci siamo mai veramente fermati?".