Pubblichiamo l'analisi del risultato elettorale delle amministrative, a cura dell'ex sindaco di Cuneo Beppe Menardi.
Il risultato elettorale era stato da queste pagine largamente anticipato all’inizio della campagna elettorale. Siamo preveggenti? Certamente no, però siamo osservatori di quello che accade, soprattutto in politica, e sempre disposti a dire ciò che pensiamo. Perciò era difficile sbagliarsi, perché i presupposti erano tutti orientati per fare vincere la senatrice Manassero e scriverlo era semplicemente un dovere di informazione viste le circostanze. Il voto non è certamente rappresentativo dell’orientamento dei cittadini cuneesi perché con un’affluenza al voto del 54,48% cioè con quasi la metà degli elettori che non hanno esercitato il diritto di voto, è impossibile pensare il contrario. In realtà questo dato ai politici di professione è nella migliore delle ipotesi indifferente, nella peggiore delle ipotesi, è proprio quello che vogliono. Meno elettori votano più facile è persuaderli.
Se aggiungiamo che nessun candidato ha suscitato, non diciamo entusiasmo ma almeno, un interesse significativo per la novità o la qualità della proposta amministrativa nei settori più diversi dall’università ai trasporti, dalla cultura (cartellone teatrale) allo sport (eppure Cuneo ha avuto realtà importanti tipo l’Alpitour), dall’urbanistica all’orientamento per vocazioni specifiche della città (ad esempio culturali o sanitarie), potremmo continuare con un lungo e particolareggiato elenco.
Viceversa, a parte qualche folcloristico o assente candidato, nel senso che il primo straparlava ed il secondo pur fisicamente presente sembrava paracadutato da Marte su cui veniva immediatamente rispedito finito l’incontro o la foto opportunità, gli altri candidati hanno rimestato i loro ronzini di battaglia, un paio con un certo mestiere, per il resto si possono veramente considerare non pervenuti. Al Sindaco, fra quindici giorni, Manassero, vanno pertanto le nostre sincere congratulazioni. La sua cavalcata, incominciata dieci anni fa, con un non trascurabile passaggio sui banchi del Senato, è stata accompagnata da una rassegnata compagnia di giro, unita non tanto da comuni idee o condivisi progetti sulla città che non hanno mai avuto, ma dalla necessità di conservare la poltrona, questa sì in rappresentanza delle varie parrocchie che costituiscono il loro popolo elettorale. Dobbiamo perciò prendere atto che i cuneesi (così rappresentati), hanno deciso di riconoscere il merito alla squadra della Manassero e di avere disciplinatamente eseguito ciascuno il proprio compito, raccogliendo perciò il meritato successo.
Per gli sconfitti dobbiamo avere pena e commiserazione. A differenza dei vincitori, i perdenti non hanno mai avuto un’idea politica da proporre agli individui elettori, ai quali essi dovevano riferirsi, non avendo specifici gruppi di appartenenza nella società. Non hanno avuto un minimo progetto comune sulla città, o espresso un complesso valoriale condiviso, che, se pur esisteva in premesse, non è stato sottoposto all’attenzione dell’opinione pubblica. Infine vogliamo esprimere il nostro rammarico per la prestazione di Lauria, condannato dalla ricerca di cavalcare tutte le battaglie di minoranza della società e da esse per definizione (minoranza) relegato alla marginalità. Resta da segnalare la testimonianza della dottoressa Toselli che ha ottenuto un notevole successo personale, non sufficiente però a superare la marginalità della demagogica proposta politica di cui è portatrice e trovatasi spinta nell’angolo della sinistra di lotta. L’amarissima conclusione a commento di questa vicenda è la sedimentazione di una democrazia sempre più piccola, soprattutto dal punto di vista dei numeri con una forza sempre maggiore di controllo del potere pubblico.
Giuseppe Menardi