Il dilemma, almeno per quei candidati che a Cuneo hanno la residenza, dev’essere stato il medesimo che attanagliava Nanni Moretti in Ecce Bombo: “Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente?”. Ben 117 tra i 569 aspiranti consiglieri comunali, oltre il 20% del totale, hanno risolto la questione disertando le urne o votando per qualcun altro.
È forse un sintomo ulteriore del disinnamoramento per la politica che ha portato l’astensione a battere un nuovo record, il fatto che un candidato su cinque non accordi la fiducia nemmeno a se stesso. In questa speciale classifica il record va a due delle liste che si presentavano per la prima volta alla prova del voto: il movimento antivaccinista 3V e Il Popolo della Famiglia. Ben 24 candidati su 30 tra i no vax di Juan Carlos Cid Esposito e 24 su 27 tra gli adepti di Mario Adinolfi che sostenevano Beppe Lauria non hanno tracciato il proprio nome sulla scheda. Non temono comunque la reprimenda del fondatore, dal momento che lo stesso Adinolfi è stato candidato a “zero tituli” sull’isola laziale di Ventotene: “Avevo un voto, ma me l’hanno annullato” ha precisato il giornalista ed ex deputato del Pd.
Analogo flop quello di un altro vip della scena politica che appoggiava il “terzo polo” di Lauria, Vittorio Sgarbi con la sua #IoApro-Rinascimento. Lui a Cuneo c’era anche stato, ma a poco è servito: sono stati ben sedici i candidati orfani di consensi nella sua lista e 71 le preferenze totali, appena sopra alle 68 del Popolo della Famiglia. Le tre liste di Lauria, le civiche Progetto Cuneo, Cuneo per la Costituzione e Cuneo per Cuneo, seguono in questa particolare classifica contando rispettivamente dieci, otto e sei candidati a zero voti. A cinque c’è ItalExit, il movimento no euro di Gianluigi Paragone, anch’esso al debutto cuneese.
Ma se nelle liste minori il “riempitivo” è da sempre la regola, fa più scalpore il fatto che anche i partiti nazionali incappino nell’onta di vedere uno o più zeri a fondo classifica: succede nel Movimento 5 Stelle, dove ben otto candidati sono rimasti al palo. E così pure in tutte e quattro le liste del centrodestra. Qui a totalizzare più “candidati fantasma” è proprio quella che guida la coalizione a livello nazionale - almeno per ora - ovvero la Lega di Salvini: cinque in totale gli esponenti del Carroccio senza preferenze. Seguono a quattro (ma su appena 21 candidati, il minimo per presentarsi) Forza Italia, a tre la civica del candidato sindaco Civallero SiAmo Cuneo e infine a due Fratelli d’Italia.
Cuneo MIA e Idea Cuneo, due delle tre liste che sostenevano la corsa di Luciana Toselli, contano un candidato a testa senza con zero voti. Non ce ne sono invece nella già collaudata Cuneo per i Beni Comuni di cui Toselli è stata rappresentante in Consiglio nell’ultimo mandato. Per il resto, tutti i candidati hanno preso almeno un voto tra gli Indipendenti di Boselli e nelle quattro liste dell’attuale maggioranza: Partito Democratico, Centro per Cuneo, Crescere Insieme, Cuneo Solidale Democratica.
Qualche indicazione utile si può ricavarla anche osservando quali tra le liste in lizza abbiano ottenuto più voti sommando le preferenze dei singoli candidati, rispetto a quelle andate al simbolo di lista. Il bilancio è positivo per quattro tra le venti formazioni che si contendevano i favori dei cuneesi: tre di queste, di nuovo, sono parte dell’attuale maggioranza (Centro per Cuneo, Crescere Insieme, Cuneo Solidale Democratica), una è la piccola Cuneo per la Costituzione, la lista più affine all’universo no greenpass di sinistra tra quelle che appoggiavano Lauria. Nello specifico, Centro per Cuneo arriva a 3980 preferenze rispetto ai 3575 voti di lista, Crescere Insieme a 2071 preferenze con 1994 consensi alla lista, Cuneo Solidale Democratica 1790 preferenze partendo da 1626 croci sul simbolo di lista, Cuneo per la Costituzione 238 preferenze con 210 voti di lista. Oltre ad indicare un maggior contributo dei singoli candidati alla causa, questo risultato dimostra che in alcune liste hanno funzionato meglio i meccanismi della cosiddetta preferenza di genere, ovvero l’opportunità di varare un “ticket” tra un candidato uomo e una candidata donna della stessa lista.