CUNEO - Azione e Italia Viva ripartono da Cuneo, l’obiettivo è rimettere insieme i cocci

I “pontieri” Costa e Marattin a convegno il 28 giugno: “Costruire un unico partito liberaldemocratico e riformatore”. Già, ma per andare dove?

Andrea Cascioli 16/06/2024 07:55

Si intitola “Il momento delle scelte” il convegno indetto al Centro incontri della provincia di Cuneo per il prossimo 28 giugno. Ancora più significativo il sottotitolo: “Insieme si può”. Insieme, beninteso, si devono rimettere Azione e Italia Viva, dopo il seppuku elettorale delle europee. Lo pensano i deputati Luigi Marattin ed Enrico Costa, ovvero i due “pontieri” che nei rispettivi partiti si sono spesi, più di tutti, per impedire a Renzi e Calenda di far scoppiare il terzo polo. Non ci sono riusciti, ma la tagliola della soglia di sbarramento è scattata per tutti. Le europee “hanno confermato e rafforzato le nostre convinzioni” scrivono i due parlamentari, sperando che i capitani scoraggiati, stavolta, intendano ragione: “Costruire un unico partito liberaldemocratico e riformatore non solo è possibile ma è necessario”.
 
E per rincorrere questo obiettivo il vicesegretario di Azione e l’economista ferrarese - ma eletto in Piemonte - hanno scelto il capoluogo della Granda. Non perché qui la mazzata si sia sentita meno forte (Stati Uniti d’Europa, la lista di Iv e Più Europa, ha ottenuto il 3,7%, Azione si è fermata al 3,2%), ma perché Costa ha mostrato di avere ancora parecchie carte da giocare (in casa). Se non alle europee, almeno alle regionali: il clamoroso successo locale della lista Cirio, primo partito con il 22,9%, è in buona parte merito della mobilitazione degli azionisti. Lo dimostra il risultato del candidato di bandiera, Marco Gallo, che ha preso 8.300 preferenze e surclassato non solo i compagni di lista, ma tutti gli avversari. Compresi i “fratelli divisi” di Iv, inquadrati nel centrosinistra: Stati Uniti d’Europa per il Piemonte ha ottenuto un deludente 1,82%, magra soddisfazione per i candidati renziani - Alexandra Casu e Fabio Nicotra - che hanno avuto 281 e 247 preferenze rispettivamente.
 
Beninteso, si fa presto a dire “partito unico”. Perché al di là dei personalismi dei due leader - ma non solo - c’è da capire verso quali lidi i timonieri vorranno condurre la barca. All’indomani della disfatta Carlo Calenda ha convocato i suoi parlamentari e messo in chiaro che bisogna puntare a un riavvicinamento con il Pd. Con la condizione, però, di non allearsi di nuovo a Matteo Renzi. Una prospettiva molto indigesta al suo vice, che guarda da tutt’altra parte. L’ex forzista monregalese è l’artefice dell’intesa con Cirio che ha fruttato il 12% a livello regionale e un possibile assessorato per Gallo. Ma c’è anche il comune sostegno alla scalata di Mauro Gola in Fondazione CRC e - si mormora - un nuovo accordo in vista del rinnovo del Consiglio provinciale a settembre. Tra i dioscuri liberali di Cuneo, insomma, regna la più felice concordia. Impensabile far saltare il banco adesso, quand’anche Calenda si mettesse di traverso.
 
Chi ha motivo di seguire con qualche palpitazione in più i rovelli del fu terzo polo è la sindaca di Cuneo Patrizia Manassero. Il gruppo di Centro per Cuneo, di cui fa parte Azione, conta ben quattro assessori e sette consiglieri. E questi ultimi, capitanati da Vincenzo Pellegrino, danno segni di crescente insofferenza verso il loro attuale posizionamento. In un continuo gioco di rilanci col Pd - dal biodigestore di Borgo a piazza Europa - si è arrivati alla clamorosa rottura sulla questione delle nomine in Fondazione CRC. Tuttora aperta, fra l’altro, perché i centristi rivendicano a loro - e ad Azione - il posto in Consiglio generale lasciato libero da Federico Borgna, dove vorrebbero piazzare Beppe Delfino. Il bando - saggiamente prorogato a dopo le elezioni - si è chiuso il 10 giugno. Ora bisogna capire se Manassero cederà all’“offerta che non può rifiutare” o se invece opporrà il gran rifiuto, e quali saranno, in un caso e nell’altro, le conseguenze.

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