Casapound al centro dell'attenzione mediatica locale. Nella giornata di ieri il movimento guidato, a livello nazionale, da Simone Di Stefano ha riempito le pagine dell'informazione cuneese. Tra il sostegno di Beppe Lauria, la bagarre sulla presentazione delle liste in Municipio e l'esposto in Prefettura da parte dei Radicali (mancata indicazione sui manifesti elettorali del 'committente responsabile') contro CasaPound (e Lega) le polemiche non sono mancate. Su quest'ultimo punto, tramite un comunicato stampa, è arrivata la risposta, corredata da immagini, del movimento di Corbeddu.
Il responsabile cuneese di CasaPound, commenta: "Già ci ha fatto sorridere il dover ricevere la 'sgridata' da parte di chi nemmeno è stato in grado di raccogliere le firme per presentarsi alle elezioni. Noi l'abbiamo fatto in tutti i collegi, mentre i Radicali, probabilmente per paura di confrontarsi con la volontà degli italiani, hanno dovuto ricorrere ad un triste stratagemma politico di basso livello. Forse un programma elettorale che chiede di importare in Italia ulteriori centinaia di migliaia di immigrati non avrebbe trovato molto consenso tra il popolo italiano ". Poi ironizza: "Ad ogni modo, oltre a temere le regole della democrazia, i Radicali Cuneo devono anche avere qualche difetto visivo: i manifesti sono a norma, ma sicuramente non se ne sono accorti per colpa del populismo o perchè non c'era abbastanza Europa nei manifesti". "Valuteremo - conclude Corbeddu - se ci sono gli estremi per una querela per diffamazione nei nostri confronti".
Intanto i Radicali contrattaccano e con Giulio Manfredi (candidato alla Camera per la lista “+Europa con Emma Bonino”) replicano nuovamente: "Commentando il nostro esposto sui loro manifesti elettorali fuori-legge, Fabio Corbeddu di Casapound ci accusa di “dare lezioni di moralità”. Non ci permettiamo di dare lezioni di moralità a nessuno; poniamo semplicemente un problema di legalità. Capisco che il significato della parola “legalità” possa essere sconosciuto all’esponente di una forza politica la cui sede centrale appartiene allo Stato, all’Agenzia del Demanio. Casapound l’ha occupata abusivamente il 26 dicembre 2003: stiamo parlando di un edificio di sei piani, sessanta vani, almeno una ventina di appartamenti in una zona dove i prezzi di mercato sono tra i più alti di Roma (4.500 euro al metro quadro). L’unica legalità che Casapound comprende è quella del regime italiota: 'La legge è uguale per tutti… tranne che per me'".