CUNEO - Caso Visibilia, Garnero risponde: “Nessun ruolo nella vicenda. E per le regionali resto in corsa”

Il capogruppo cuneese di Fratelli d’Italia commenta le intercettazioni emerse nelle indagini sulla sorella Daniela Santanchè: “Erano osservazioni da familiare”

Andrea Cascioli 20/04/2024 16:15

“Da familiare ho fatto alcune osservazioni, ma lì finisce”: così Massimo Garnero liquida la conversazione intercettata con Massimo Cipriani, consigliere di amministrazione di Visibilia coinvolto nell’inchiesta per falso in bilancio che riguarda il gruppo editoriale di Daniela Santanchè.
 
Il ministro del Turismo è indagata in concorso con lo stesso Cipriani e con altre 15 persone. Il fratello Massimo, invece, non è coinvolto a nessun titolo né in quell’inchiesta né nell’altro filone, per truffa aggravata all’Inps, dove indaga sempre la Procura di Milano. Nella telefonata con Cipriani, risalente al 2 novembre di due anni fa, non emerge in effetti nulla di eclatante: il capogruppo cuneese di Fratelli d’Italia e il manager parlano con preoccupazione del fatto del giorno, ovvero la richiesta di fallimento che i pm milanesi avevano avanzato per Visibilia Editore. “Non dobbiamo farla fallire, c...” dice Garnero a Cipriani, aggiungendo, a proposito della sorella: “Anche se lei, come ministro poi, è un casino”.
 
“Non ho nessun ruolo nella vicenda” sottolinea ora, a due anni di distanza, aggiungendo che “alcune di queste, peraltro, sono già state stralciate e si stanno risolvendo nel migliore dei modi”. Almeno nella cerchia familiare, quindi, si ostenta ottimismo riguardo ai guai giudiziari della “Pitonessa”. Le ultime indiscrezioni emerse sui giornali riguardano un tentativo che Dimitri Kunz, compagno della Santanchè e amministratore di Visibilia, avrebbe portato avanti per trovare un milione di euro con cui salvare il bilancio della società. Il problema era evitare un’accusa di finanziamento illecito e la soluzione, proposta da Cipriani, la vendita delle quote del Twiga detenute da Santanchè al socio Flavio Briatore, per il tramite dell’Immobiliare Dani srl. Cosa che in effetti sarebbe avvenuta nel novembre 2023. Nella puntata di domani, intanto, Report tornerà sul caso, annunciando “nuovi documenti che rivelerebbero il coinvolgimento diretto di Daniela Santanchè e le strategie messe in campo per evitare di pagare in prima persona i debiti delle sue società”.
 
Il partito, almeno a livello locale, per adesso fa quadrato attorno alla “sua” esponente di governo, che proprio ieri pomeriggio è stata in provincia per un convegno a Fossano organizzato dal consigliere regionale - aspirante assessore, come si premura di scrivere sui manifesti - Paolo Bongioanni. C’è però in sospeso la questione delle candidature, che riguarda da vicino il fratello d’Italia e di Daniela. Il nome di Massimo Garnero è circolato più volte come papabile per il listino bloccato del centrodestra, dove a FdI dovrebbero spettare cinque dei dieci candidati che verranno eletti in automatico se Alberto Cirio sarà confermato presidente. “In questo periodo sono più i candidati di quelli che non lo sono, o nel listino o tra i cinque” scherza Garnero, confermando di essere in lizza per quel posto: “Da capogruppo a Cuneo, dove ho creato il gruppo di FdI, può starci che esca il mio nome, insieme a molti altri. Siamo tutti nel calderone”.
 
E gli altri? Questione di giorni, assicura: “Penso che tra una settimana o dieci giorni si deciderà, per dare modo a chi sarà tra i cinque di fare campagna”. Saltata l’ipotesi di “dirottare” Claudio Sacchetto sulla lista Cirio, come pare sarebbe piaciuto a Bongioanni, e dato quindi per certo che entrambi siano della partita, altri due nomi sicuri dovrebbero essere quelli di Federica Barbero Invernizzi (che correrà in tandem con l’ex assessore leghista e che dovrebbe essere in lizza anche alle europee) e del braidese Roberto Russo. Per la quinta casella all’inizio erano in ballo parecchi nomi - tra cui quello del coordinatore provinciale di Gioventù Nazionale Alberto Deninotti, ora candidato sindaco nella sua Marene -, ma, salvo defezioni tra quelli sopra indicati, bisognerà trovarne per forza uno femminile: la nuova legge elettorale, infatti, obbliga a far sì che nessuno dei due sessi sia rappresentato “in misura superiore al 60%”. Non si escludono sorprese.

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