Non ci sarà la spaccatura che più di qualcuno aveva ventilato nel prossimo congresso provinciale di Fratelli d’Italia, in programma sabato 25 nella Sala Falco del Centro Incontri della Provincia a Cuneo. C’è però - e lo si nota - un diffuso malumore nella componente identitaria che fa capo all’ex federale missino Paolo Chiarenza, al sindaco di Valdieri Guido Giordana e al consigliere comunale saviglianese Maurizio Occelli.
Lo dimostra una nota inviata dagli stessi Chiarenza e Giordana, con la quale si critica la conduzione politica del coordinatore William Casoni - definita “verticistica e statica” - e si auspica per il futuro “una maggiore presenza politica e impegno corale per i problemi del territorio”. A partire, naturalmente, dalle prossime elezioni comunali e dalla formazione del listino per le regionali, dove la contesa è apertissima.
I “malpancisti” non sfideranno l’ex assessore regionale Casoni, la cui candidatura - dopo sette anni alla guida della fiamma - è ancora troppo forte per essere contestata a colpi di tessere. A sostegno del candidato uscente e rientrante ci sono il consigliere regionale Paolo Bongioanni, la deputata Monica Ciaburro e soprattutto gli esponenti che fanno riferimento al ministro Guido Crosetto, cofondatore e deus ex machina dei meloniani in provincia fin dai primi anni di vita del partito.
Tuttavia, per sabato si annuncia una sorta di Aventino, perché i membri della lista Giordana-Occelli-Chiarenza (in lizza per l’elezione del direttivo provinciale c’è lo stesso Giordana oltre a Ferracciolo, Franchino, Montalbano, Piana, Sapino, Occelli, Barabesi, Grillante, Griseri, Vannucci, Esposito) non prenderanno la parola in congresso. Il motivo? “Nell’ordine dei lavori congressuali è riservata solo un’ora (dalle ore 11,30 alle ore 12,30) al dibattito” spiegano i due dirigenti, osservando che “il resto è riservato ai big e anche ciò dimostra lo scarso apprezzamento per gli iscritti”. “È evidentemente impossibile un serio confronto dialettico” denunciano ancora Giordana e Chiarenza, parlando di “un confronto elettorale, non un confronto politico come volevamo”.
Una presa di posizione che dimostra come dietro l’apparente unanimità - comune a tutte le altre federazioni piemontesi, eccetto Verbania, dove si andrà alla conta - ci siano dissidi pronti a esplodere.