'Chi non muore si rivede'. Il vecchio modo di dire italiano pare piuttosto azzeccato per descrivere le prossime elezioni provinciali, in programma il prossimo 31 ottobre. Quando, nel 2014, Federico Borgna fu eletto presidente della Provincia di Cuneo, si pensava che sarebbe stato l'ultimo a sedere sullo scranno più alto di corso Nizza, in quanto il naturale completamento della riforma degli enti locali, voluta dall'allora ministro Graziano Delrio prevedeva l'abolizione dell'ente con il referendum del 4 dicembre 2016. Gli italiani però hanno respinto al mittente il pacchetto di riforme voluto dal Governo Renzi e da allora ne è passata di acqua sotto i ponti, ma le province sono ancora al loro posto. Depotenziate, certo, ma solo di denaro, perché le funzioni assegnate dalla legge sono rimaste le stesse: dalla manutenzione delle strade provinciali all'edilizia scolastica fino alla valorizzazione del patrimonio architettonico e culturale.
Oltre al taglio dei fondi la Provincia ha subito un taglio 'di democrazia', venendo trasformata in un ente di secondo livello, che non prevede l'elezione diretta. Tradotto: i sindaci e i consiglieri comunali si votano tra di loro e i cittadini hanno perso un pezzo di sovranità popolare. Oltre a non poter scegliere i propri rappresentanti, i cuneesi non hanno neanche la possibilità di appassionarsi troppo alla 'competizione' in quanto l'epilogo appare scontato.
Il favorito per la presidenza dell'ente di corso Nizza resta Federico Borgna. Il sindaco di Cuneo, rieletto nel giugno 2017 sfiorando il 60 per cento dei consensi, mette d'accordo tutti coloro che ritengono che 'l'altipiano' debba recitare il ruolo di 'traino' del territorio. Nella scorsa tornata la candidatura di Borgna era stata appoggiata e condivisa da Forza Italia e si era arrivati alla presentazione di un'unica lista, ma da allora la situazione politica è cambiata sostanzialmente, l'onda 'legastellata' che ha sfondato alle ultime elezioni politiche e che oggi si trova al Governo sta fagocitando il partito di Berlusconi e nonostante le continue smentite degli esponenti del Carroccio che negano la volontà di 'assorbire Forza Italia', la migrazione di voti azzurri alla Lega è un dato di fatto, comprovato dai sondaggi che danno la Lega al 30 per cento a livello nazionale.
Comprensibile dunque, che Forza Italia cerchi di non perdere troppi consensi in provincia di Cuneo. Per farlo è difficile che possa nuovamente appoggiare la candidatura del presidente uscente, che nel frattempo ha cooptato nella sua coalizione a Palazzo Civico il Partito Democratico, spostandone il baricentro a sinistra. Il lavoro del segretario provinciale forzista Paoletti è quello di cercare un'alternativa tra i sindaci dei piccoli comuni, sperando in una bassa affluenza (Il voto ponderato favorisce il centrosinistra, che governa sei delle sette sorelle) e puntando sul valore dei piccoli comuni, 'strategia' fortemente voluta dall'eurodeputato albese Alberto Cirio. Il profilo designato da Paoletti potrebbe corrispondere a quello di Franca Biglio 'sindaca' di Marsaglia, molto vicina a Enrico Costa, recentemente rientrato in Forza Italia dopo l'esperienza con il Nuovo Centrodestra e di 'Noi con l'Italia'.
Quella della Biglio (se sarà lei la prescelta), sarebbe una candidatura 'di bandiera' che avrà l'obiettivo di raccogliere il più alto numero possibile di consensi. Il tutto a condizione che Forza Italia non rinunci. E la Lega? Il Carroccio, forte del suo consenso in crescita esponenziale, non ha alcun interesse a proporre un suo candidato per andare incontro a una sconfitta certa, mentre l'interesse forzista a far passare il messaggio che il Centrodestra è unito (almeno in provincia di Cuneo) è molto forte. Alberto Cirio sa che la sua candidatura alla presidenza della Regione del Cdx alle prossime elezioni è legata all'appoggio della Lega. Senza il partito di Salvini l'albese non avrà alcuna possibilità (a meno di incredibili ribaltoni) di tornare a Torino sullo scranno più alto.
E nel Centrosinistra che succede? Se è vero che Borgna è il favorito, è altrettanto vero che anche nel Partito Democratico serpeggia l'idea di candidare il sindaco di un piccolo comune, ma è probabile che la spunti il primo cittadino di Cuneo. Vuoi perché ha un consenso elettorale molto forte, vuoi perché per ragioni organizzative e di opportunità la sua è la scelta che parrebbe più logica. Nel caso Borgna decidesse di fare un passo indietro le alternative non mancano. Il Movimento Cinque Stelle guarda invece come osservatore esterno, il numero di sindaci vicini ai pentastellati è troppo basso per riuscire a proporre un candidato che non vada incontro a figure barbine.
Comunque vada a finire la speranza è che, se l'indirizzo politico dell'attuale Governo nazionale è quello del mantenimento dell'ente provinciale, questo ritorni al più presto di primo livello, di modo che i cittadini possano tornare ad eleggere democraticamente i propri rappresentanti.