“Superati gli ostacoli più impegnativi per la messa in sicurezza del bilancio e tornati ad essere credibili nei confronti del Governo e del sistema imprenditoriale, abbiamo avviato una politica di investimenti che porterà in Piemonte, di qui al 2020, oltre un miliardo di euro, articolati su assi strategici come sanità, turismo, cultura, trasporti, infrastrutture e politiche sociali”: così il presidente della Regione, Sergio Chiamparino, ha voluto sintetizzare i contenuti della tradizionale conferenza stampa di fine anno ieri mattina, 27 dicembre, insieme agli assessori della Giunta regionale.
“Senza abbandonare l’impostazione rigorosa che ci ha permesso di mantenere i conti in ordine partendo da una situazione oltremodo critica - un impegno virtuoso riconosciuto anche dalla Corte dei Conti nel suo giudizio di parifica - nel 2017 abbiamo raggiunto traguardi importanti, confermando gli stanziamenti sul sociale, addirittura raddoppiando le borse di studio universitarie, portando avanti con successo la programmazione dei fondi europei, sostenendo il sistema culturale, con una particolare attenzione, in questo momento, a quello torinese”.
“Il lavoro di questi ultimi mesi - ha puntualizzato Chiamparino - ci ha consentito di assicurare al Piemonte, da qui al 2020, quasi un miliardo di euro di risorse del Fondo di sviluppo e coesione, metà da destinare alle infrastrutture e al materiale rotabile, metà allo sviluppo intelligente, alla banda ultralarga, al ripristino delle aree colpite da incendi ed alluvioni, alla realizzazione del Parco della Salute di Torino e della Città della Salute di Novara, per i quali manca solo la firma degli accordi di programma per far partire i lavori. Non va dimenticato il piano di edilizia sanitaria da 1,5 miliardi di euro, che consentirà di costruire nuovi ospedali e ristrutturare quelli esistenti”.
Il presidente si è quindi soffermato a parlare di autonomia regionale: “Rifiuto la logica del referendum scelta da Veneto e Lombardia, legittima ma con un profilo politico che non è il nostro. Diverso è cercare di vedere se, una volta raggiunta la stabilità di bilancio, vi siano competenze che possono essere trasferite dallo Stato alle Regioni. Sono processi lunghi, ma credo che a questo punto anche il Piemonte abbia le condizioni necessarie per avviare una negoziazione con lo Stato e valutare quali competenze - con risorse annesse - possono essere interamente trasferite, cominciando da beni culturali e formazione professionale”.
Tra gli altri punti toccati da Chiamparino vanno segnalati i fondi per stazioni sciistiche, il sostegno al Salone del Libro, l’iniziativa “Fabbriche aperte”, che ha portato quasi 5.000 persone a visitare i luoghi della produzione industriale piemontese, il finanziamento del Buono Servizi Lavoro e dei progetti di pubblica utilità, il potenziamento della rete ferroviaria passeggeri e del trasporto merci, la necessità di ridurre l’intervallo di entrata in funzione del “semaforo antismog” rispetto alle rilevazioni tecniche.
Gli interventi degli assessori hanno voluto mettere in rilievo alcuni aspetti delle politiche regionali. Così il vicepresidente Aldo Reschigna ha rilevato che “chi pensa che questa legislatura faccia i conti solo con il rigore sbaglia di grosso”, che “la prospettiva è quella di una Regione che vuole riprendere a correre, e non a ripiegarsi su sé stessa per tamponare i danni del passato” e che “nel 2017 sono stati approvati dal programma Fsc interventi per 817 milioni, 138 saranno approvati a gennaio, mentre 193 milioni andranno poi alla banda ultralarga, investimenti che partiranno dal prossimo anno”, l’assessora Antonella Parigi ha voluto sottolineare che “stiamo mettendo in sicurezza i conti delle principali istituzioni culturali, ma la Regione non può essere l’unico interlocutore sia dal punto di vista delle risorse che da quello della programmazione”, l’assessore Antonio Saitta ha precisato che “i conti della sanità piemontese sono in equilibrio, tanto che si sono potute effettuare 2.000 assunzioni e che i pagamenti dei fornitori ora avvengono in media entro 90 giorni e anche meno, e non più 350”, l’assessore Francesco Balocco ha fatto il punto sulla programmazione del Fondo sviluppo e coesione, che unitamente ad altre risorse regionali, statali e previste nei contratti di programma Rfi e Anas consentiranno di attivare investimenti complessivi sul sistema infrastrutturale e della mobilità (rinnovo parco rotabile, treni, tram e bus, ammodernamento e potenziamento rete ferroviaria e viaria) per oltre tre miliardi di euro escludendo le grandi opere Torino-Lione e Terzo Valico, più altri 300 milioni per il dissesto idrogeologico.
Per quanto riguarda Finpiemonte, Chiamparino ha dichiarato che la società continua ad operare senza venir meno agli impegni assunti, che il passaggio a intermediatore finanziario richiede un potenziamento del management già previsto, mentre l’assessora Giuseppina De Santis ha annunciato che il consiglio di amministrazione ha autorizzato l’apertura con la Banca europea degli investimenti di finanziamento da 75 milioni di euro.
Infine, il capitolo GTT. Il presidente Chiamparino ha dichiarato che “la Regione è pronta a fare la propria parte per il salvataggio dell’azienda a patto che tutti i soggetti coinvolti si assumano le proprie responsabilità. Abbiamo ottenuto dal Governo e dal Parlamento la messa a disposizione di 40 milioni di euro per contribuire alla messa in sicurezza di GTT, ci siamo anche detti disponibili a fare una transazione sul rapporto debito-crediti aperta da anni con la Città di Torino, che come tutte le transazioni è frutto di un’operazione tecnica e non politica che dovrà trovare un punto di equilibrio”. E, ha aggiunto il vicepresidente Aldo Reschigna, “il piano industriale conferma il problema già sollevato da tempo dalla Regione, cioè che non ha la totale copertura finanziaria. E questa per noi è una condicio sine qua non per mettere i 40 milioni di euro del decreto finanziario. Tanto più che, se già mancano risorse in partenza, è un reato mettere soldi in una società. Ci sono tutti gli elementi per un confronto Regione-Città e per capire se c’è qualcuno disposto a coprire il fabbisogno. Altrimenti ci sono altri strumenti in grado di garantire la continuità aziendale”. Reschigna ha poi ricordato che “se GTT ha erogato stipendi e tredicesima è perché la Regione ha pagato 20 milioni di euro su fatture non ancora scadute” e si è detto “convinto si possa trovare una soluzione, ma bisogna lavorarci ancora un po’. Se però c’è qualcuno che di notte si diverte a disfare la tela tessuta a fatica di giorno, allora se ne assuma la responsabilità”.