Ci sia perdonato l’accostamento profano, se osiamo introdurre la questione con un monito evangelico: “Molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti”. Qui, beninteso, non si parla del regno dei cieli, ma della più prosaica condizione di chi in questi giorni attende palpitante il responso del ballottaggio di domenica 26.
Sono i consiglieri e gli assessori dell’amministrazione cuneese uscente, insieme a quelli che consiglieri ancora non sono, ma potrebbero diventarlo a seconda che il loro beniamino abbia la meglio oppure no. In estrema sintesi, non considerando i cinque non ricandidati, abbiamo dieci degli attuali consiglieri già certi della riconferma nel parlamentino di via Roma, sei altrettanto sicuri dell’esclusione e undici “in bilico”, il cui destino dipenderà dall’esito delle urne: per avere un’idea a riguardo,
basta rifarsi alla disamina che abbiamo pubblicato su queste pagine. Nel frattempo, l’analisi dei freddi numeri ci consegna già una serie di indicazioni rilevanti - soprattutto per chi, dopo il voto, potrebbe trovarsi a comporre il mosaico delle nomine assessorili, manuale Cencelli alla mano.
Sorridono i democratici (ma non tutti)
In rigoroso ordine di consensi, cominciamo dal Partito Democratico. Nonostante la flessione rispetto al 2017, sia in termini di voti ottenuti che di percentuale, il buono stato di salute dei dem è certificato dal segno più accanto alle cifre raccolte dai principali candidati. Tra gli uscenti solo due perdono rispetto alle comunali di cinque anni fa: si tratta dell’assessore alle Politiche giovanili Domenico Giraudo (settimo con 149 preferenze, 90 in meno del 2017) e del consigliere Carlo Garavagno (nono con 158 voti, ne perde per strada 42). Tra gli altri, il primo in termini assoluti è l’ex presidente del Consiglio Nino Pittari con 334 voti (ne guadagna 34), seguito da Sara Tomatis i cui consensi sono più che raddoppiati (arriva a 309, con 163 voti in più dei 146 su cui poteva già contare). Incrementi alti - 71 voti - anche per la terza classificata Carla Santina Isoardi che ne ha ora 304. Dietro di lei cresce di 27 preferenze il quarto in lista Gianfranco Demichelis (226 in tutto), di 11 il sesto Carmelo Noto (160), di 47 l’ottava Claudia Carli, candidata - ma non eletta - già la scorsa volta. Al quinto posto c’è un rientrante, Erio Ambrosino: cinque anni fa aveva “saltato un giro”, ma nel 2012, da candidato di Cuneo Solidale Democratica, aveva riscosso la fiducia di 287 concittadini. Questa volta sono stati 189.
Al Centro più dolori che gioie. Anche tra i big
La situazione è invertita tra le file di Centro per Cuneo dove, invece, un certo numero di consiglieri possono già rimpiangere i fasti del 2017. Il caso più clamoroso riguarda proprio l’assessore all’Urbanistica Luca Serale, colui che domenica scorsa si è confermato campione di preferenze a furor di popolo con 595 voti, staccando per giunta di 261 lunghezze il secondo assoluto (il già menzionato Pittari) e di 276 il secondo della sua lista (Valter Fantino). Paradossale dunque che proprio il “mister preferenza” della passata e della prossima consiliatura sia anche il candidato che perde più voti da una tornata all’altra: ben 124. In calo, più contenuto, è pure Fantino che perde 22 preferenze e si attesta a 319. Vanno in controtendenza l’assessore allo Sport uscente Cristina Clerico (275 voti, +35), terza, e il capogruppo Luca Pellegrino (245 voti, +30), quarto. Assieme alla possibile “new entry” Ettore Grosso (con 207 preferenze, 67 in più di cinque anni fa), giunto sesto, sono gli unici centristi a sorridere. Perdono terreno intanto l’assessore uscente all’Ambiente e Mobilità Davide Dalmasso (52 voti in meno, ora è quinto a quota 210) e il consigliere “veterano” Silvano Enrici (settimo posto in lista con 206 voti, in calo di 29). Dietro di lui ci sono coloro che perfino in caso di vittoria della coalizione di centro-centrosinistra resteranno fuori dall’assemblea e dovranno sperare nei ripescaggi: gli uscenti Vincenzo Pellegrino (nono con 184 voti, una flessione di appena sette preferenze) e Maria Laura Risso (undicesima con 148 voti, ne perde ben 91 rispetto alla scorsa volta), più i “debuttanti” Monica Pellegrino (ottava con 186 consensi personali), Flavia Barbano (decima, 171 voti), Serena Garelli (dodicesima, 147).
Al di sotto di questo purgatorio elettorale è difficile preventivare ulteriori ripescaggi, a meno che la ripartizione degli incarichi in un’eventuale giunta Manassero non sia più premiante di quanto oggi si possa ipotizzare. Si può quindi concludere che siano ridotte al lumicino le speranze di rentrée per Gabriella Roseo, reduce dall’esperienza come assessore nel 2012 quando aveva preso 190 voti candidandosi con la lista Democratici per Cuneo: i 143 attuali non l’hanno portata oltre il tredicesimo posto. Sono fuori senza appello, essendosi piazzati sedicesimo e diciottesima rispettivamente, anche Umberto Fino - la cui esclusione è almeno in termini storici la più illustre, se si considera che nei banchi del Consiglio l’architetto si era accomodato la prima volta nel 1985 - e Maria Luisa Martello, già candidata sindaco e poi consigliera dell’opposizione con Cuneo città d’Europa alle scorse elezioni.
Scossoni per Crescere Insieme e Cuneo Solidale
Nelle due liste minori dell’attuale maggioranza, perdite e guadagni elettorali tra i principali candidati tendono a pareggiarsi. Un caso curioso: in Crescere Insieme l’assessore alla Polizia Municipale Paola Olivero perde 107 voti (ora è a 218, ma sempre prima in lista), mentre Andrea Girard ne prende 108 in più (è a 199, terzo) e nutre - questa volta - speranze concrete di affacciarsi alla sala consiliare. Al secondo e al quarto posto due “volti nuovi” per la lista: Elio Beccaria (203 voti) e Mario di Vico (130). Quest’ultimo in realtà è reduce da una precedente esperienza con i Moderati, che gli aveva fruttato 166 consensi. Tutti in discesa gli attuali consiglieri della lista ispirata dall’ex presidente della Fondazione CRC Genta: Luca Paschiero (quinto con 125 voti, ne perde appena sei), Ivano Oggero (sesto a 117 voti, -15) e Roberta Rosso (nona con 97 voti, sono 25 in meno). Il solo Paschiero, salvo imprevisti, può sperare di veder mutata la sua situazione.
Per Cuneo Solidale Democratica apre le danze Marco Vernetti, attuale responsabile del Personale in giunta: i 298 voti ottenuti, sessantuno in più della volta scorsa, lo proiettano al primo posto sopra al presidente del Consiglio comunale Alessandro Spedale che invece ne ha lasciati per strada settantotto. Peggio va a Tiziana Revelli, l’altra consigliera uscente, finita sesta con 93 voti (ne ha persi 81) dietro a Stefania D’Ulisse (195), Alessia Deninotti (133) e Guido Otta (104). Molto difficile che torni in pista, anche in caso di vittoria della sua coalizione.
Il centrodestra cambia volto, i “benicomunisti” si confermano
Le forze delle attuali opposizioni avranno una fisionomia abbastanza diversa sia che a Franco Civallero riesca l’impresa di scalzare il centro-centrosinistra dalla guida del municipio, sia in caso contrario. Ma questo, per la verità, vale più per il centrodestra che per gli avversari di Cuneo per i Beni Comuni, dove si riconfermano insieme alla candidata sindaco Luciana Toselli i consiglieri Nello Fierro (con 219 voti, nel 2017 fu candidato sindaco) e Ugo Sturlese (secondo a 214, nonostante gli 89 voti in meno), insieme al primo arrivato della lista Cuneo MIA Claudio Bongiovanni (211 voti, ne aveva 161 nel 2017). Confermato l’inossidabile Beppe Lauria e spariti i pentastellati Manuele Isoardi (non ricandidato) e Silvia Cina (non eletta), la minoranza vedrà rimpolpare le proprie file con l’arrivo del candidato sindaco di Indipendenti Giancarlo Boselli e - ma solo nell’ipotesi che vinca Manassero - del suo primatista di voti Paolo Armellini (152 preferenze).
Dicevamo del centrodestra. Qui di esclusi sicuri non ce ne sono, ma una sconfitta al ballottaggio lascerebbe fuori dalla porta sia Laura Menardi (candidata la volta scorsa con Grande Cuneo, dove prese 71 voti, ora ne ha ottenuti 80 con SiAmo Cuneo dietro a Mavy Civallero, che ne ha 97), sia Laura Peano della Lega (quarta a 82 voti). Quest’ultima di preferenze ne ha perse 48, tante quante quelle cui ha dovuto rinunciare il suo capogruppo Valter Bongiovanni che però, essendo primo tra i leghisti a quota 155 voti, è sicuro della rielezione al pari del collega Massimo Garnero di Fratelli d’Italia (per lui 90 voti a fronte dei 63 che gli avevano garantito il seggio in Forza Italia e una seconda piazza dietro a Noemi Mallone, prima con 109).