È stata almeno per la provincia Granda, non ce ne vogliano gli interessati, una “mini tornata elettorale”. Nessuna delle “sette sorelle” era alle urne, tra i tredici comuni chiamati al voto l’unico a superare i 5mila abitanti era Villanova Mondovì. Si è trattato comunque di un test significativo in particolare per il Monregalese, dove si concentravano la maggior parte dei seggi.
Partendo proprio da Villanova, la sfida tra il vicesindaco uscente Michele Pianetta e Roberto Murizasco ha appassionato i concittadini. Prova ne sia l’affluenza di oltre 13 punti superiore all’ultimo rinnovo di giunta e consiglio, in controtendenza rispetto a quasi tutti gli altri centri. A uscirne vincitore è stato Murizasco, non proprio un “outsider” dal momento che aveva già ricoperto in passato gli stessi incarichi - vicesindaco e assessore - del suo avversario. Pianetta, molto in vista come vicepresidente di Anci Piemonte e dell’associazione Insieme, si poneva in continuità con il sindaco uscente Michelangelo Turco. Gli elettori però hanno preferito la novità, anche se non in senso anagrafico: il neosindaco ha 60 anni, lo sconfitto 37.
È stata, per il resto, un’elezione all’insegna della continuità: sette i primi cittadini in carica che si ripresentavano per un ulteriore mandato, tra loro in sei lo hanno riottenuto. Si tratta di Giovanni Caranzano ad Acceglio, Alberto Bianco a Castelmagno, Mario Marone a Bergolo, Mauro Rebuffo a Castelnuovo di Ceva, Fabrizio Milla a Murello e Gianpiero Dalmasso a Vernante. L’eccezione è rappresentata da San Michele Mondovì, dove Domenico Michelotti, alla ricerca del terzo mandato, si è visto superare da Daniele Aimone: appena 23 i voti di distanza tra il neoeletto, 38enne con esperienze amministrative tra il 2013 e il 2018, e il sindaco 63enne che da dieci anni guidava la giunta sanmichelese.
Altre novità arrivano, ovviamente, dai sei comuni (tra cui Villanova, di cui abbiamo già detto) in cui per vari motivi non era il sindaco uscente a ripresentarsi al giudizio degli elettori. A Vicoforte le dimissioni di Valter Roattino lo scorso settembre hanno aperto a un periodo di commissariamento, concluso ora con il ritorno in municipio di Gian Pietro Gasco: già sindaco dal 2004 al 2014, Gasco ha avuto la meglio nel “triello” tra i candidati che erano usciti sconfitti nella precedente tornata. Si pone invece in continuità il neosindaco di Cossano Belbo, vicesindaco uscente, ovvero Luca Luigi Tosa: a trentasette anni ha raccolto il testimone di Mauro Noè, sindaco per tre mandati di fila. Nella piccola Alto, ai confini con la Liguria, Mauro De Andreis si è affermato nella contesa che lo opponeva a Emanuela Sabidussi.
Ci sono infine i due comuni del Roero che hanno subito come un’onta il commissariamento degli ultimi mesi, determinato dallo scandalo appalti e dall’arresto dei rispettivi sindaci. A Montaldo Roero è andata come da programma, con la vittoria di Claudia Rosso a capo di una lista erede della passata amministrazione. Tutto il contrario di quanto avvenuto a Vezza d’Alba, dove l’unica lista in lizza, capeggiata da Enrico Grasso, rivendica invece la propria alterità rispetto a chi ha governato il paese in passato.
Dietro al dato dell’affluenza - un 64,37% che non si discosta dal precedente 64,09% - si nasconde l’“effetto traino” di Villanova, unico comune insieme ad Alto e Cossano Belbo in cui gli elettori siano cresciuti anziché diminuire. In due degli altri, in particolare, la situazione è drammatica dal punto di vista della rappresentanza: a Bergolo ha votato appena il 23,68% degli aventi diritto, a Castelnuovo di Ceva il 26,52%. Sono due tra i cinque comuni in Italia dove nemmeno tre elettori su dieci si siano recati ai seggi. Il primato negativo, per la cronaca, lo strappa di pochissimo il comune di Cairano in provincia di Avellino (274 abitanti), dove ha votato il 23,04% degli aventi diritto. Dopo Bergolo sul podio c’è Anzano di Puglia (Foggia) col 25,35%, poi Castelnuovo e infine Roccamorice nel Pescarese (27,06%). È una desertificazione democratica che dovrebbe interrogare sia vincitori che sconfitti e che testimonia di un malessere del quale anche la Granda, ormai, è parte integrante: basti ricordare il flop dell’affluenza alle ultime comunali di Cuneo, dove per la prima volta nella storia il sindaco è stato eletto da una minoranza di cittadini.