Mancano pochi giorni alle elezioni di sabato 8 e 9 giugno. I cittadini piemontesi decideranno con il loro voto chi li rappresenterà in Consiglio regionale e chi sarà il presidente chiamato a governare il Piemonte per i prossimi cinque anni. Paolo Bongioanni ha raccontato qualche giorno fa a Cuneodice le
motivazioni che lo hanno spinto a ricandidarsi a Palazzo Lascaris. Nato a Cuneo l’11 giugno 1966 e residente a Villanova Mondovì, è presidente uscente del gruppo Fratelli d’Italia in Consiglio regionale e capolista della circoscrizione di Cuneo per il partito di Giorgia Meloni alle elezioni regionali dell’8 e 9 giugno prossimi, pilastro della coalizione di centrodestra che sostiene il presidente Alberto Cirio.
Paolo Bongioanni, tante persone sono sfiduciate dalla politica e pensano di non andare a votare. Cosa risponde loro?
“Che andare a votare è scegliere il futuro. Il solo modo che abbiamo per decidere la persona che ci può rappresentare, ascoltarci, farsi portavoce delle nostre istanze. Non bisogna mai lasciarsi andare alla sfiducia e al qualunquismo. La democrazia del voto ci dà la possibilità di monitorare chi eleggiamo e richiamarlo alla sua responsabilità. Certo, ci sono politici buoni e politici meno buoni, “gente di parole” che promette mari e monti e “gente di parola” che invece porta a casa risultati concreti. E proprio per questo è importante scegliere. Il mio metodo di lavoro è sempre stato l’ascolto del territorio. Praticamente ogni giorno di questi cinque anni ho incontrato imprenditori, commercianti, amministratori, volontari, cittadini di tutta la Provincia Granda. Con loro si è stabilito un rapporto continuo che ha permesso di far arrivare le loro istanze in Regione, di trasformarle “dal basso” e mai a tavolino in progetti, leggi, emendamenti. È proprio grazie a questo rapporto che abbiamo portato a casa risultati di cui il nostro territorio ha potuto beneficiare concretamente”.
Ci faccia un rapido riepilogo.
“Il “Riparti Piemonte” è stata una super manovra da 153 milioni erogati a fondo perduto per le categorie economiche colpite dal coronavirus. Abbiamo soccorso le imprese del turismo con 10.734.000 euro, le associazioni e società sportive dilettantistiche con 4.350.000, istituito un fondo di garanzia di 5 milioni di euro per anticipare la cassa integrazione ai lavoratori dipendenti. Abbiamo erogato bonus da 800 a 2.500 euro pro capite alle categorie che - oggi non ce ne ricordiamo neanche più! - la pandemia aveva letteralmente paralizzato. Ristoranti e bar, commercio al dettaglio, commercio ambulante, parrucchieri e servizi estetici, guide turistiche, discoteche e sale da ballo, tatuaggio e piercing e tanto altro ancora. Dall’8 aprile 2021 ho fatto riaprire al pubblico il Castello Reale di Val Casotto dopo dodici anni di chiusura. Ho ideato il Voucher vacanza Piemonte che ha rilanciato il turismo piemontese paralizzato dal Covid e oggi tra le mete più gettonate d’Italia. Sei leggi regionali portano il mio nome come ideatore e primo firmatario. Da quella che prende a modello l’Alta Via del Sale, che avevo creato come prodotto turistico già da direttore dell’Atl Cuneo, e destina ogni anno milioni di euro per la valorizzazione del turismo outdoor sulle strade delle nostre Alpi, a quella che istituisce la filiera del legno piemontese, da quella che estende a tutti i Comuni la pratica degli abbruciamenti vegetali a quella che riforma la professione del maestro di sci. E poi gli emendamenti che ho fatto apportare nei vari anni alle leggi regionali di bilancio hanno fatto arrivare al Cuneese decine di milioni di euro in più per i comparti più diversi: 4 milioni di euro ogni anno dai canoni idrici per gli interventi sulle strade di montagna, sostegni extra per la nostra agricoltura penalizzata dal clima e dai prezzi di mercato, 1 milione e 800mila euro per la stabilizzazione degli operai forestali piemontesi, 2 milioni di contributo straordinario per il commercio ambulante, nuovi mezzi per la Protezione civile, fondi che hanno permesso - per esempio - di tenere aperta la Croce Rossa di Sampeyre o la caserma della Polizia di Ceva. Potremmo continuare per molto…”.
Se sarà rieletto, quali sono i suoi programmi per la nuova legislatura?
“Il problema sicuramente più sentito dalla popolazione è oggi quello delle liste d’attesa e l’intasamento dei pronto soccorso. È un punto nodale, un diritto primario che la futura giunta Cirio e la maggioranza di centrodestra hanno posto al centro dell’azione per la nuova legislatura. In questi cinque anni – nonostante la prova senza precedenti della pandemia - abbiamo cominciato a risalire la voragine di debiti che avevamo ereditato. Abbiamo varato il nuovo piano sanitario che innova il panorama degli ospedali d’eccellenza e riporta la sanità fisicamente vicino ai cittadini con gli ospedali di comunità. Metteremo subito mano al problema delle liste d’attesa con l’azzeramento del Cup e provvedendo a migliaia di assunzioni di sanitari, già in agenda. Ma il problema potrà risolversi solo attuando pienamente la riforma della sanità territoriale, con servizi che riportino la salute anche nelle aree periferiche e montane, perché la qualità della vita in quelle zone non deve mai essere di serie B. Legato a questo è il tema della riforma della governance dei comuni montani: dobbiamo avere il coraggio di cancellare l’esperienza fallimentare delle Unioni montane e ripristinare la Comunità montane improvvidamente abolite, per ridare ai nostri paesi di montagna forme sostenibili di gestione sovracomunale dei servizi e arginare lo spopolamento. E dovremo studiare la possibilità di dare vita in Piemonte a una filiera corta in agricoltura che assicuri ai nostri produttori agroalimentari prezzi migliori alla distribuzione”.
Le sue proposte sul tema del turismo, che è il suo settore specifico di provenienza?
“Già da quest’autunno, se rieletto, chiederò il rifinanziamento della legge regionale 18 che dal 1999 sostiene l’impresa turistica privata, e in un quarto di secolo ha letteralmente cambiato il volto al Piemonte turistico. Così come vorrei mettere mano alla grande riforma dell’organizzazione del turismo piemontese. Dovrà essere basato non più sulla superata suddivisione geografica delle Atl disegnate nel lontano 1996, con confini amministrativi di cui al turista non importa nulla, ma riaggregato su una più moderna base omogenea di prodotto e del tipo di esperienza che desidera vivere: l’outdoor, lo sci, l’enogastronomia, il wellness… Che è quello che chiede oggi il mercato. E serve un vasto programma di ridisegno degli interventi sull’impiantistica sportiva per sostenere la pratica e l’accesso dei nostri giovani allo sport: uno dei valori più sani e più belli che si possano immaginare e che possiamo trasmettere loro”.