All'indomani degli scrutini delle elezioni siciliane è finalmente possibile analizzare il voto e cercare qualche indicazione per capire qual è, almeno a grandi linee, l'indirizzo dell'elettorato in vista delle prossime elezioni politiche.
Partiamo da un presupposto. I dati della Sicilia, regione a Statuto Speciale, non sono indicativi per prevedere il dato nazionale e la 'rinascita' del Centrodestra è da prendere con le pinze, vediamo il perché dati alla mano.
Alle scorse regionali siciliane (2012), che videro trionfare il candidato del Partito Democratico Rosario Crocetta, il Centrodestra si presentò diviso: alla candidatura dell'oggi trionfante Musumeci si oppose il fuoco amico delle liste di Miccichè che, pur superando di poco il 15% impedì la vittoria dell'ex Alleanza Nazionale.
Nella tornata di domenica l'ex presidente dell'Assemblea regionale siciliana era inserito nel listino bloccato del candidato presidente. Un dettaglio non di poco conto: nel 2012 le liste di Miccichè e di Musumeci sommate arrivavano al 40%, ovvero la percentuale che ha consentito all'ex presidente della provincia di Catania di spuntarla sugli altri candidati.
Insomma, il Centrodestra, in Sicilia ha confermato i suoi voti, mentre lo stesso non si può dire del Centrosinistra che nel 2012 aveva vinto con circa il 30% dei voti e domenica è sceso sotto il 19%. Non regge la scusa accampata da qualche pezzo grosso del Pd della candidatura di Claudio Fava, che avrebbe portato via voti al Centrosinistra. Nel 2012 l'area politica a cui fa riferimento lo scrittore era occupata da Giovanna Marano che collezionò, così come Fava, poco più del 6%.
E allora a chi sono andati i voti del Partito Democratico e delle liste collegate? La risposta è molto semplice, al Movimento Cinque Stelle che, in Sicilia, ha insidiato Musumeci raccogliendo quasi il 35% dei voti (nel 2012 lo stesso Cancelleri era poco sopra il 16%). Quel che è certo è che se il Pd perde (centinaia di migliaia di voti) in favore dei Cinque Stelle è evidente che c'è qualcosa che non funziona nel partito di Renzi.
Il dato è inconfutabile. Della stessa opinione, anche se lo ha espresso in modo più colorito, l'ex candidato a sindaco di Cuneo Nello Fierro (di una coalizione civica con chiari riferimenti alla sinistra del PD) che con un post su Facebook, ha rivendicato (se ce n'era bisogno) la propria indipendenza dal Partito Democratico con una battuta: “Anche a Cuneo non alleandoci con il centrosinistra abbiamo fatto vincere il centrodestra? P.S.: imparate ad assumervi le vostre responsabilità invece di trovare il capro espiatorio, che rasentate il ridicolo”.
Come abbiamo scritto all'inizio del pezzo è difficile fare previsioni, le regionali hanno comunque un forte carattere locale e sono incentrate sulla figura del presidente, ma alcuni dati sono incontrovertibili: il Centrodestra tiene ad alti livelli. Il Pd è in calo e la sinistra più intransigente non sfonda. Il Movimento Cinque Stelle è in crescita.
Sarebbe inopportuno e poco credibile avventurarsi in raffronti tra la Sicilia e la provincia di Cuneo, inoltre c'è una campagna elettorale da affrontare, dove a partire indietro è sicuramente il Pd, ma di quanto? E chi è in pole position? Sono ipotesi che è difficile fare a qualche mese dal voto. Nelle prossime settimane, su Cuneodice.it, approfondiremo la questione con analisi e interviste. Questa volta con un occhio particolare sulla Granda.