CUNEO - Enrico Costa riabbraccia Forza Italia: cosa succederà nella politica cuneese?

Secondo “Il Foglio” l’ex ministro è pronto a dare l’addio ad Azione: “Mai nel campo largo”. Per la Granda significa un terremoto, dalla Provincia al capoluogo

Andrea Cascioli 13/09/2024 16:04

Non c’è due senza tre, ovvero il terzo ritorno di Enrico Costa fra i ranghi di Forza Italia, dove aveva mosso i primi passi come consigliere regionale ormai quasi un quarto di secolo fa. Dopo varie peregrinazioni tra microsigle della diaspora azzurra, dall’effimero Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano a Noi con l’Italia, il rampollo di Raffaele era rientrato alla casa madre per un paio d’anni, fino al 2020. Poi la folgorazione per Carlo Calenda e l’ingresso in Azione. Ma anche questa sarebbe storia passata.
 
Secondo le indiscrezioni de Il Foglio, l’ex ministro per gli affari regionali dei governi Renzi e Gentiloni sarebbe pronto a (ri)passare nel partito che fu di Silvio Berlusconi, ora guidato da quell’Antonio Tajani che proprio di papà Raffaele fu assistente parlamentare, ai tempi del Pli. “Non commento i retroscena ormai quotidiani” dice il deputato di Mondovì, interpellato dall’Adnkronos: “Il mio pensiero lo conoscono tutti, ma proprio tutti. L’ho sempre espresso senza filtri e in modo netto, sia nelle sedi di partito, sia all’esterno”. Una risposta che non è una risposta, e che di sicuro non vale come smentita.
 
Solo tre giorni fa Costa aveva commentato così quello che sta succedendo nel suo (ex?) partito: “Azione è nata in contrasto al governo Conte bis, che aveva la stessa composizione dell’attuale campo largo. Eravamo ‘terzi’ rispetto agli schieramenti. Ora, se in tre regioni su tre al voto finiamo nel campo largo diventa difficile definirci ‘terzi’”. Ragionamento che preluderebbe, sempre secondo Il Foglio, a una rentreé il cui annuncio è “atteso nelle prossime ore”.
 
A trepidare è soprattutto la Granda, tenuto conto di quanto il cognome Costa continui a pesare all’ombra del Belvedere e della Bisalta. Per molti è lui, perfino più dell’amico Alberto Cirio, il vero kingmaker della politica cuneese: capace di piazzare un suo uomo al vertice della Provincia e un altro nella giunta regionale, dopo aver portato a un clamoroso 23% la lista Piemonte moderato e liberale. A Cuneo si vota a fine mese per il rinnovo del Consiglio provinciale e anche lì i costiani diranno la loro, con tre seggi (su dodici) considerati sicuri e un altro che potrebbe aggiungersi, a spese del centrodestra unito.
 
Poi c’è la questione del capoluogo, complicatissima. Centro per Cuneo ha sette consiglieri di maggioranza su ventuno, sei dei quali hanno sostenuto Azione (e il centrodestra) alle regionali. Ora c’è la concreta eventualità di ritrovarsi con una maggioranza di centrosinistra in cui un terzo dei consiglieri faranno riferimento a un leader di Forza Italia: hai voglia a invocare il civismo come paravento per simili connubi, più arditi della “convergenze parallele” di democristiana memoria. A far da collante per adesso c’è l’ampia rappresentanza centrista in giunta (quattro assessori, tutti apparentemente contenti di restare lì) e forse il timore di spaccature interne: se qualcuno forzasse troppo la mano, l’area moderata del centrosinistra - pronta alla saldatura tra Cuneo Civica, l’ex Crescere Insieme, e Cuneo Solidale - potrebbe approfittarne. Ma è plausibile che un’alleanza estesa dal Pd tendenza Schlein fino ai berlusconiani postumi si rinnovi nel 2027? Anche su questo si accettano scommesse.

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