Nel giorno del suo 34° compleanno abbiamo incontrato Fabiana Dadone, deputata monregalese uscente del Movimento 5 Stelle e nuovamente candidata alla Camera dei Deputati alle elezioni del prossimo 4 marzo.
D. Onorevole Dadone, tracci un bilancio dei suoi primi 5 anni alla Camera dei Deputati. Si aspettava così il Parlamento?
R. Sinceramente, il Parlamento me lo aspettavo un po' diverso. Ho studiato giurisprudenza e mi aspettavo che i regolamenti parlamentari fossero le regole del gioco e che regolassero effettivamente l'andamento dei lavori, invece il concetto che ho imparato subito è stata la "prassi parlamentare". Si tratta sostanzialmente delle deroghe ai regolamenti che vengono sempre applicate ad uso e consumo della maggioranza e a danno delle opposizioni.
Sono stati cinque anni molto interessanti dal punto di vista di un cittadino che entra nelle istituzioni perchè mi hanno permesso di capire quanto sia, scusi il gioco di parole, macchinosa la macchina dello stato e come mai si fatichi così tanto a raggiungere determinati obiettivi.
D. Non si tratta dunque di luoghi comuni?
R. Non sono affatto luoghi comuni. E' tutto vero e credo che sarebbe importante portare un po' di cittadini "semplici" all'interno delle istituzioni per far vedere loro come funzionano. Secondo me non è vero che sia impossibile lavorare in Parlamento se non si è politici di professione. Bisogna studiare tanto. Personalmente ho studiato molto i regolamenti parlamentari e tutti i provvedimenti perchè amo studiare. In commissione affari istituzionali ho fatto una bella esperienza: la deroga dell'articolo 138 della Costituzione, la riforma Boschi, le varie leggi elettorali, abbiamo anche provato a calendarizzare la legge sul conflitto di interessi. Molto lavoro, ma devo constatare con molta amarezza, molto poca volontà di andare incontro all'opposizione da parte del Governo la cui maggioranza, soprattutto alla Camera, era così ampia da potersi permettere di chiudere ogni possibilità di dialogo. E così è stato.
D. Al Senato la maggioranza non era così ampia.
R. Sì, ma la maggioranza è variata molto in questi cinque anni, anche per l'opera di trasformismo operata da moltissimi parlamentari. Guardi, il Gruppo Misto era un gruppo che onestamente nemmeno consideravo, eppure nella scorsa legislatura è arrivato ad essere il terzo gruppo parlamentare.
D. Alla cui crescita però hanno contribuito non poco anche tanti eletti nel Movimento 5 Stelle.
R. Certo e stigmatizzo il loro comportamento ancor più di quello degli altri perchè sono arrivati in Parlamento dicendo che non avrebbero mai tradito il mandato elettorale e invece non ci hanno pensato molto a farlo.
D. Sì, ma come mai così tanti vostri eletti hanno tradito questo mandato?
R. Perchè l'elezione e tutto ciò che ne consegue è un'esperienza abbagliante. Il "resistere" o meno alla tentazione di tradire dipende dalla tempra caratteriale della singola persona. Io personalmente non ci sarei mai riuscita. Piuttosto che tradire un'idea e le persone che mi hanno dato fiducia, avrei preferito tornare a casa.
D. Anche perchè penso sia innegabile che, per quanto siate bravi voi candidati, i voti li ha presi il Movimento.
R. I voti li ha presi l'idea. I cittadini ci hanno dato i voti sulla base di quell'idea che prevedeva candidati incensurati, eleggibili per un massimo di due mandati e che portassero avanti un programma ben preciso. Quindi, nel momento in cui non lo si condivide più, per come la vedo io, si deve tornare a casa. Purtroppo però non tutti hanno dimostrato analoga coerenza.
D. La percezione che spesso si ha è che voi vediate il bene soltanto nel Movimento 5 Stelle ed il male in tutte le altre forze. E' così?
R. Assolutamente, no. Ci sono persone che lavorano bene anche fuori dal Movimento 5 Stelle. Io, ad esempio, ho lavorato benissimo con diversi esponenti del Partito Democratico tra cui l'on. Gasparini sulla legge sui minori stranieri non accompagnati. Lei era relatrice in commissione ed io, per il mio gruppo, ho presentato molti emendamenti e con lei effettivamente ho avuto la percezione del Parlamento che vorrei: improntato al dialogo sugli emendamenti e su come andare davvero incontro alle esigenze effettive dei destinatari della legge. Insomma, un lavoro di condivisione effettivo e non condizionato da ideologie e forzature di partito. Quindi, per rispondere alla sua domanda, sì, ci sono anche persone buone all'interno dei partiti che non sono il Movimento 5 Stelle. Il mondo non è bianco o nero, è pieno di sfumature. Il problema è il sistema in generale.
D. Cioè?
R. Il fatto che la segreteria di partito piazzi le persone e garantisca loro il seggio fa sì che il parlamentare non abbia il minimo legame con il territorio ed abbia invece un forte legame con la stessa segreteria del partito, che magari l'ha messo capolista del listino bloccato, ed a cui dunque deve tutto.
D. Il nuovo sistema elettorale però ha riportato i collegi.
R. Ma anche con la nuova legge elettorale continuano ad esserci i listini bloccati. Il meccanismo rimane lo stesso.
D. Secondo lei questa legge è stata fatta apposta per "affossarvi"?
R. E' stato detto espressamente in sede di commissione che questa legge è stata fatta per non consentire al Movimento 5 Stelle di arrivare a governare. Questa legge premia le coalizioni. E' molto più semplice prendere voti all'uninominale per chi sotto di sè ha, magari, dieci simboli che lo sostengono rispetto a chi ne ha uno solo.
D. Ne fa una questione di superficie occupata sulla scheda elettorale, dunque?
R. Certo.
D. Quindi, mi permetta, la vostra presunta debolezza nei collegi uninominali è secondo lei un problema legato al numero di partiti che sostengono i vostri candidati e non alla qualità dei vostri candidati?
R. Sì, è un problema sistemico della legge. Ma soprattutto, ciò che è politicamente gravissimo di questa legge è il fatto che le coalizioni non debbano condividere il programma elettorale. Saranno alleati favorevoli e contrari all'euro, animalisti con vivisezionisti e così via. Insomma, sono coalizioni che terranno su fino al giorno delle elezioni e poi ognuno farà ciò che gli pare.
D. Perchè pensa questo?
R. Beh, perchè abbiamo visto negli ultimi cinque anni con tre diversi governi di quali abilità trasformistiche siano dotati i rappresentanti di tanti partiti. E' intervenuta persino la Corte Costituzionale a giudicare incostituzionale il cosiddetto "Porcellum", ragion per cui avremmo dovuto dimetterci ed andare tutti a casa. Ed invece, pur di non mollare la poltrona, abbiamo visto che è successo di tutto, addirittura riforme costituzionali, pur di non tornare a votare. E' stata fondamentalmente una legislatura folle.
D. Come è cambiato il Movimento 5 Stelle in questi cinque anni? Il fatto che alcuni importanti personaggi come, ad esempio, Gianluigi Paragone abbiano sposato le vostre battaglie, vi conferisce maggiore autorevolezza quali candidati al Governo del paese?
R. Io credo non sia cambiata la natura del Movimento, ma è sicuramente cambiata l'idea che le persone hanno di noi. In questi cinque anni ci siamo fatti conoscere molto di più ed abbiamo dato prova di notevole qualità ed è anche per questo motivo che siamo riusciti ad avvicinare personaggi del calibro di Paragone, che sono semplicemente delusi dal proprio partito di riferimento.
D. Come molti dei vostri elettori, immagino.
R. Sì, come molti dei nostri elettori, ha ragione. Persone deluse dai partiti a cui hanno sempre dato fiducia e che nel Movimento 5 Stelle trovano un riferimento. Perchè siamo quelli che parlavano di democrazia diretta e che effettivamente, con tutti i limiti del caso, l'abbiamo portata costruendo il nostro programma elettorale in rete e facendolo votare ai nostri eletti. Così come con le Parlamentarie abbiamo scelto i candidati alle prossime elezioni.
D. Lei crede sia necessariamente un bene questo? Questa ostinata ricerca della condivisione con gli elettori non rischia di sminuire il valore e l'importanza di voi eletti?
R. Io credo invece si tratti di un valore aggiunto. Non credo che la mia esperienza di cinque anni debba per forza valere di più della voglia di un cittadino di entrare nelle istituzioni per cambiarle e per portare il proprio apporto costruttivo. Non penso ciò svilisca il mio ruolo, anzi penso lo arricchisca. La gente ha sempre più voglia di contare, di esprimere la propria opinione e noi abbiamo il dovere di ascoltarla.
D. Questione restituzione indennità parlamentari. Come funziona?
R. Molto semplicemente. Noi restituiamo metà dello stipendio più tutti i rimborsi spese. Tutto nella massima trasparenza e pubblicato sul nostro sito.
D. Oggi governate due importanti città come Roma e Torino. Secondo lei le esperienze Raggi e Appendino rappresentano un aiuto o un handicap nell'immaginarvi al governo del paese?
R. Purtroppo i media e i giornali spesso non ci aiutano. Credo che Virginia Raggi stia facendo un buon lavoro, ma tante cose non vengono dette come ad esempio il fatto che l'ANAC (Autorità Nazionale Anti Corruzione ndr) e Cantone abbiano detto che da quando il sindaco è Virginia Raggi l'assegnazione degli appalti sia tornata nei confini della legalità, mentre prima non era così. Scommetto che lei questo non l'ha sentito, mentre avrà sicuramente sentito parlare per settimane di "Spelacchio". Anche la questione della "rinuncia" alle Olimpiadi è stata molto strumentalizzata. Nella situazione in cui si trovava Roma sarebbe stato da irresponsabili pensare di indebitarsi ulteriormente. Un bravo amministratore deve fare a volte scelte che possono sembrare impopolari, ma che rappresentano il bene per la città. Roma, tra l'altro, è stata anche la prima città italiana a chiudere il bilancio. Insomma, sono state fatte tante cose buone di cui però non si è parlato come di Spelacchio. Per quanto riguarda Chiara Appendino, sta facendo un buon lavoro e credo che siano gli stessi Torinesi a dirlo.
D. Un autorevole esponente del suo partito, Alessandro Di Battista, ha detto che vede gli italiani "rincoglioniti". Come commenta questa affermazione? E' d'accordo?
R. Sicuramente non voleva esprimere alcun giudizio negativo sugli italiani. Il suo pensiero è stato probabilmente questo "se proprio non c'è modo di cambiare questo paese, la colpa forse è anche dell'elettorato". Io personalmente non ci sto a dare la colpa ai cittadini italiani visto che questo paese è stato anestetizzato da vent'anni di trasmissioni televisive di infimo livello culturale e di informazione totalmente appiattita. Ed in tutto questo la politica ha le sue enormi colpe, molte di più di quante ne possano avere i cittadini italiani.
D. Come si può "curare" lo scollamento ormai sin troppo evidente tra i cittadini e la politica?
R. Come ho detto, coinvolgendoli il più possibile. Voglio un paese in cui, ad esempio, vi siano molti più referendum, dove si formi e si informi la popolazione su quali sono le ragioni di un'opzione e quelle dell'altra, inviando a casa dei cittadini l'adeguato materiale a riguardo. Solo così le persone si sentono coinvolte e tornano ad interessarsi alla cosa pubblica, come è giusto che sia.
D. Sullo "ius soli" la vostra posizione non è sembrata sufficientemente chiara.
R. Perchè la questione è stata volutamente strumentalizzata sia dal centrosinistra che dal centrodestra. Si è voluto porre la questione in termini diversi e volutamente più "estremi" in modo che la destra potesse fare la destra e la sinistra potesse fare la sinistra. Noi abbiamo sempre cercato il dialogo sul merito delle proposte, ma questo interessava poco. Invece si è voluto dividere per l'ennesima volta il paese tra buoni e cattivi, una contrapposizione assurda che non fa bene a nessuno.
D. Il Movimento 5 Stelle nasce come forza che non è disponibile a fare alleanze con nessuno. Se, come appare possibile, il 5 marzo nessuna coalizione avrà i numeri per governare, questa volta sarete disponibili al dialogo con le altre forze parlamentari?
R. Noi siamo sempre stati aperti al dialogo con tutti. Il problema con Bersani nel 2013 nacque dal fatto che lui voleva la fiducia "in bianco", mentre noi gli chiedevamo quali fossero i punti del suo programma. Per questo non si fece nulla. Oggi, però, visto che abbiamo cinque anni di opposizione alle spalle ed una credibilità guadagnata sul campo, siamo noi a chiedere di darci la fiducia sui nostri punti di governo.
D. Ma sareste disponibili anche a sostenere un governo in cui il premier non sia Luigi Di Maio?
R. Dipende sempre dai punti. Noi sosteniamo il programma, non le persone, tuttavia la vedo molto difficile. Noi abbiamo l'obiettivo di essere il 5 marzo il primo partito e di andare così da Mattarella a chiedere che ci venga assegnato l'incarico di formare il Governo.