Le pagine nazionali e locali e i profili di decine di esponenti di CasaPound e Forza Nuova sono state rimosse definitivamente da Facebook e Instagram. Ne hanno dato notizia i responsabili e i militanti delle due organizzazioni di estrema destra tramite altri canali, tra cui Twitter.
“Le persone e le organizzazioni che diffondono odio o attaccano gli altri sulla base di chi sono non trovano posto su Facebook e Instagram. Per questo motivo abbiamo una policy sulle persone e sulle organizzazioni pericolose, che vieta a coloro che sono impegnati 'nell’odio organizzato' di utilizzare i nostri servizi. Candidati e partiti politici, così come tutti gli individui e le organizzazioni presenti su Facebook e Instagram, devono rispettare queste regole, indipendentemente dalla loro ideologia. Gli account che abbiamo rimosso oggi violano questa policy e non potranno più essere presenti su Facebook o Instagram” ha scritto un portavoce di Facebook al Corriere della Sera.
Non è la prima volta che succede, ma questa volta l’ondata di cancellazioni di pagine e profili privati riconducibili a CasaPound Italia e a Forza Nuova su Facebook e Instagram assume le proporzioni di un’offensiva generale dei social network di Mark Zuckerberg contro i due movimenti politici.
Nel mirino le pagine dei leader, delle associazioni vicine alle due formazioni e degli esponenti più in vista, ma anche gli account di decine di semplici militanti e simpatizzanti. Tra i profili oscurati c’è quello del responsabile di CasaPound Italia a Cuneo Fabio Corbeddu, che commenta così il provvedimento: "Una decisione frutto di un disegno ben preciso: silenziare le voci dissonanti rispetto a quella che, secondo Facebook, deve evidentemente essere la narrazione dominante. Si è creato un pericoloso precedente, colpendo una organizzazione politica legalmente riconosciuta in Italia: oggi tocca a CasaPound, domani toccherà a qualcun altro”.
L’ex candidato sindaco alle ultime elezioni comunali del capoluogo allarga la riflessione al ruolo dei social network nella comunicazione e nella società: “Si dovrebbe però riflettere sul fatto che, visto il numero di utenti, ad oggi Facebook si configura a tutti gli effetti come un servizio pubblico, in regime di monopolio. Eppure su un simile servizio vige la legge privata di una multinazionale, con tutte le conseguenze del caso. Un segnale che dovrebbe essere preoccupante per tutti".