Arrivato al Centro Incontri della Provincia per presentare il suo libro ‘La sfida impopulista’, edito da Rizzoli, l’ex premier Paolo Gentiloni, dopo aver ricevuto dal vignettista Danilo Paparelli la tessera degli ‘Uomini di Mondo’, si è accomodato in sala blu per dialogare con il presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino e con il giornalista di Repubblica Paolo Griseri. Nel contesto della rassegna letteraria ‘Scrittorincittà’ l’ex presidente del Consiglio ha lanciato la sua ricetta per rilanciare il Partito Democratico e di conseguenza il centrosinistra: “Dobbiamo essere ‘impopulisti’, con serietà, credibilità e senza partecipare ad una gara in cui ognuno la spara più grossa, perché ci sarà sempre qualcuno che la sparerà più grossa di noi”.
Davanti ad un pubblico in larga parte politicamente impegnato in area democratica e a caccia di un leader che raccolga l’eredità di Matteo Renzi, Gentiloni si è però guardato dall'analizzare il lavoro del suo predecessore, descrivendo il suo governo come “esempio di competenza e serietà”. Pur prendendo le distanze sull’attacco al governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, nel finale della scorsa legislatura e sull’istituzione della Commissione banche, l’ex Margherita ha preferito evitare di affrontare di petto l’argomento, saltando a piè pari il capitolo dell’analisi della sconfitta elettorale del 4 marzo. Il ripetere a più riprese “Negli ultimi trent’anni nessuno ha vinto le elezioni stando al Governo” è sembrato, almeno a chi scrive, un refrain un po’ debole per rilanciare le ambizioni maggioritarie del PD.
In compenso Gentiloni, che proprio nel governo Renzi è stato ministro degli Esteri, ha raccontato della sua esperienza alla Farnesina: “Ho fatto 730 mila chilometri in due anni. Fare il ministro degli Esteri ti dà l’opportunità di scoprire che non c’è paese più stimato e ammirato nel mondo dell’Italia. Un paese che ha le sue radici e la sua patria, per qualche anno la sinistra se n’è vergognata, ma amare la propria storia significa scoprire che è una storia di apertura al mondo”.
La ricetta per contrastare i ‘nazionalpopulismi’, passerebbe anche per la riscoperta della patria e dell’italianità: “Noi italiani progressisti possiamo e dobbiamo contrattaccare perché il tema dell’Italietta autarchica ‘tanti nemici tanto onore’ è stato una parentesi: siamo un paese in grado di combinare identità e apertura, Repubbliche Marinare, Umanesimo e Rinascimento sono lì a dimostrarlo”.
Il politico romano ha poi commentato la situazione internazionale, criticando duramente Cameron per l’indizione del referendum sulla Brexit, ha parlato di Tav, di Alitalia e di come l’attuale esecutivo ha gestito l’emergenza causata dal crollo del ponte Morandi.
A trarre le conclusioni è stato Sergio Chiamparino che, incalzato da Griseri su quale candidato questi sostenesse per la segreteria nazionale del Partito Democratico, ha replicato alla sua maniera: “Tutti i candidati, o presunti tali, godono della mia stima personale, ma il punto non sono i nomi, ma che cosa propongono. Così sarei tentato di dire che si mettano d’accordo e trovino una proposta unitaria”. La botta di realismo del ‘Chiampa’ ha imbarazzato Gentiloni, che negli scorsi giorni aveva manifestato il suo endorsement per Zingaretti, ma verosimilmente ha ben evidenziato quali sono i problemi che attanagliano il PD in vista del congresso.