CUNEO - Giraudo ha un piede fuori dal Pd. Cosio: “Gli ho chiesto di rifletterci”

La segretaria dem cuneese conferma i malumori dell’ex assessore, ma nulla è certo. Secca smentita sul “salto” di Clerico: “Sarebbe un atto di guerra verso il Centro”

Andrea Cascioli 18/07/2024 18:50

Erica Cosio risponde con una conferma e una smentita alle indiscrezioni che in questi giorni stanno agitando il Partito Democratico cuneese, di cui lei è segretaria. La conferma riguarda il possibile addio di Domenico Giraudo al gruppo consiliare del Pd: “Martedì sera, nell’assemblea di circolo, Domenico ha dichiarato di sentirsi in disagio con il gruppo su una serie di decisioni assunte e che avrebbe voluto passare nel gruppo misto. Gli ho chiesto di rifletterci ancora, in un momento di confronto dedicato: questo momento si farà”.
 
Figlio d’arte di papà Sergio, assessore nelle amministrazioni democristiane di Viano e Menardi e figlio a sua volta di Domenico detto “Minichet”, che fu vicesindaco di Mario Del Pozzo negli anni Cinquanta, Giraudo junior ha ereditato la passione di famiglia per l’attività politica e il “feudo” elettorale di San Pietro del Gallo. Dapprima nella lista Centro per Cuneo, poi nel Pd che l’ha fatto assessore alle politiche giovanili e all’innovazione, sotto la seconda giunta Borgna. Con le ultime elezioni è tornato tra i banchi consiliari, per la verità facendosi vedere poco: più spesso si è collegato da casa, segno che il malessere è di lunga durata.
 
Il partito, va detto, lo ha sempre sostenuto nelle polemiche che lo hanno visto come bersaglio delle opposizioni quando era assessore. Il caso della cooperativa Ping, finito con la rimozione degli amministratori - c’era anche l’attuale capogruppo Pd Claudia Carli - e la condanna del tribunale civile, ma anche quello della videosorveglianza in corso Giolitti, appaltata a una piccola impresa facente capo a Michele Chialva, che di Giraudo era stato socio in Ping. Quando però si è trattato di designare la nuova giunta, i dem hanno guardato altrove: complice, certo, il fatto che “Dome” era uscito ammaccato dalle elezioni, perdendo quasi un centinaio di voti e finendo dietro ai principali pretendenti.
 
Ora potrebbe essere lui a voltare lo sguardo, magari in direzione dei vecchi amici centristi che tuttavia, da par loro, hanno già fatto sapere di non voler interferire con le dinamiche interne altrui. Da inizio mandato il Pd ha già perso un consigliere, Nino Pittari, uscito sbattendo la porta dopo l’esclusione dalla giunta. Con il probabile addio di Giraudo la pattuglia scenderebbe a cinque, due in meno del Centro che pure aveva perso il “derby” tra le liste. Sarà vero che si possono possedere più capacità anche muovendo meno consiglieri, come ha ricordato Carli ai centristi, punzecchiandoli un po’, nell’ultima seduta. Ma in politica i voti oltre a pesarsi si contano e questo significa qualcosa: “Sembra una gara a chi la spara più grossa” sospira Cosio, a proposito di articoli di stampa che a suo giudizio non rendono giustizia alla realtà del partito. “Si riportano alcuni interventi che ci sono stati, - dice - ma che non rappresentano la cronaca di quanto successo in assemblea”.
 
Ancor più lontano dalla realtà sarebbe l’altro gossip che aleggia tra le stanze del municipio e che lei, invece, smentisce nel modo più netto. Si tratta del possibile approdo in casa dem di un assessore in carica con il Centro, ovvero Cristina Clerico: “Quando l’ho letto per la prima volta - racconta la segretaria - ho sentito la sindaca e le ho chiesto se ne sapesse qualcosa, lei mi ha risposto che stava per chiedermi altrettanto. A noi, dunque, non risulta nulla”. In verità non sembra una voce campata in aria, tenuto conto che Clerico, divisa tra cultura e sicurezza, è stata finora la più “sinistrorsa” tra gli assessori centristi. Ma ci sono ragioni che il cuore non conosce e la politica sì: “Che senso avrebbe? Ha una nomina fiduciaria da parte del sindaco, legata all’appartenenza a un gruppo: dovrebbe rinunciarvi, nel caso” ragiona Cosio.
 
Da parte del Pd, in ogni caso, non c’è nessuna intenzione di fare uno sgambetto del genere agli alleati: “Ci sono state un po’ di fibrillazioni e dopo la questione di Acda, complice il fatto che si è chiusa la campagna elettorale, c’è molta voglia di tranquillità. Quella sarebbe una dichiarazione di guerra senza se e senza ma, una forzatura che porterebbe a chiudere la consiliatura: a parti inverse non accetteremmo qualcosa del genere”. Un ramoscello d’ulivo porto verso il centro: senza nessuna allusione prodiana, s’intenda. Sarebbe poco apprezzata da chi ha appena fatto professione di fede per il centrodestra di Cirio in Regione.

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