Dopo il 4 marzo anche il cittadino più disinteressato alla politica ha capito che difficilmente si sarebbe arrivati in tempi brevi alla formazione di un governo. L’elezione dei presidenti di Camera e Senato, con il rapido accordo tra Movimento Cinque e Stelle e centrodestra, aveva fatto pensare che ad un 'patto segreto’ tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini, ma allo stato attuale le posizioni dei due leader sembrano distanti. Esemplificativo di ciò il mandato ricevuto dal numero uno di Montecitorio, Roberto Fico, per verificare una possibile convergenza tra i Cinque Stelle e il Partito Democratico. E se all’interno del PD, almeno a livello nazionale, un folto gruppo di parlamentari sarebbe disposto a tentare un approccio con i ‘grillini’, è difficile pensare che i renziani possano accettare di votare in sintonia con i principali artefici della loro sconfitta politica. Basti pensare ai rapporti tra gli esponenti dei due diversi schieramenti a livello locale: ardito ipotizzare un’intesa, se non altro per i trascorsi non propriamente ‘idilliaci’ . Senza contare che sui grandi temi Pd e Movimento hanno idee opposte su (quasi) tutto.
Il mantra del ‘niente alleanze senza se e senza ma’ che ha caratterizzato l’ascesa del Movimento Cinque Stelle e che ne ha fatto la fortuna elettorale è stato accantonato in nome della ragion di stato, ma a questo giro di giostra i ruoli si sono invertiti e a interpretare il copione da ‘antisistema’ sono i cosiddetti partiti tradizionali.
Nei prossimi giorni vedremo se l’avvio se Matteo Renzi scenderà dall’Aventino e cosa succederà all’interno del Partito Democratico dopo la direzione Dem del 3 maggio prossimo. Quel che è certo è che un ipotetico esecutivo M5S-PD avrebbe un effetto domino su tutti gli enti locali. A partire dalla Regione Piemonte: l’opposizione barricadera del presidente Davide Bono, supportata dal consigliere cuneese Mauro Campo, continuerebbe la sua linea ‘dura e pura’ nei confronti della Giunta Chiamparino targata PD? Senza tener conto dell’idiosincrasia tra la parlamentare dei Cinque Stelle Fabiana Dadone e la deputata democratica Chiara Gribaudo, con quest’ultima che non ha mai risparmiato forti critiche agli avversari. Per non dire del neosenatore Mino Taricco. E che cosa farebbero i tanti consiglieri comunali del Movimento Cinque Stelle nei comuni della provincia che facevano e stanno continuando a fare opposizione intransigente alle giunte a guida Partito Democratico? Per dare una risposta a questi e altri interrogativi non resterà che attendere, tenendo conto che le alternative non ci sono. La scintilla con la Lega non è scattata, ma anche qui le differenze sarebbero molte, senza tralasciare il fatto che la Lega governa gli enti locali in gran parte del Nord Italia con il centrodestra unito e a quanto pare Silvio Berlusconi non pare intenzionato a permettere che il Carroccio parta per altri lidi. Al momento la leadership di Matteo Salvini è monca, in quanto l’alleato è impossibile da scaricare senza pagare un prezzo salatissimo (sembrerebbe che la minaccia sia di far saltare le giunte regionali di Lombardia e Veneto). Difficile ipotizzare cosa succederà nei prossimi giorni, ma parebbe che la strada per avere un nuovo governo non sia ancora giunta all’ultima curva.