Nel mondo della sanità cuneese assistiamo a tre tipi di lavoro: classico, di tipo pubblico, con garanzie occupazionali ma in calo numerico e sottoposto a carenze di organico; "in-house" con la nascita e crescita di AMOS ormai una vera e propria azienda sanitaria parallela che svolge quasi tutte le attività della sanità pubblica con contratti di lavoro privati (sempre più flessibili e precari); e poi c'é l'esternalizzazione dei servizi non sanitari ma essenziali (pulizie, portineria, guardianeria, antincendio) solitamente a società cooperative, attraverso appalti che, spesso e purtroppo a norma di legge, permettono l'esercizio di un arbitrio che ci pare persino in tempi di Jobs Act e vouchers eticamente riprovevole soprattutto da parte di un'amministrazione pubblica.
Di recente sono finiti a casa 13 dipendenti della Soc.Coop REAR per la mancata introduzione di una clausola sociale nel rinnovo di un appalto relativo al servizio di sorveglianza antincendio. La storia é interessante perché l'appalto originale prevedeva una terna di servizi (portineria, sorveglianza e antincendio) ed era gestito da tre aziende unitesi per la bisogna: COPAT per portineria, Telecontrol per sorveglianza e REAR per antincendio.
Alla scadenza naturale dell'appalto i dipendenti COPAT sono passati in AMOS, per sorveglianza e antincendio si é proceduto a nuova gara senza clausola sociale. Telecontrol e AllSystem si sono presentate insieme ed hanno vinto, REAR non ha neppure risposto ed ha provveduto al licenziamento dei lavoratori.
Quindi i lavoratori COPAT e Telecontrol sono rimasti al loro posto, mentre quelli REAR sono ad oggi quasi tutti disoccupati. Nello stesso periodo la Regione aveva siglato insieme alle aziende sanitarie ed alle parti sociali un accordo volto proprio a garantire tutte le tutele occupazionali possibili all'interno degli appalti pubblici. In seguito ad una nostra interrogazione ci veniva risposto che la definizione del bando era avvenuta prima dell'accordo, per cui l'ASO non era vincolata. Si sarebbe presa comunque l'impegno a favorire il riassorbimento di tutto il personale possibile. Dei tredici licenziati ne sono stati riassunti due. Perché non si è voluto tutelare questi lavoratori?
Esiste poi un'altra clausola ingiusta inserita nei contratti di appalto: la clausola di gradimento. Ossia la possibilità per l'ASO di chiedere all'azienda che svolge il servizio di allontanare un lavoratore che risulti per svariati motivi "non gradito". Succede quindi che un giorno una dirigente sanitaria vede dal parcheggio dei dipendenti del suo ufficio una dipendente della MARKAS, altra azienda che ha in appalto alcuni servizi non sanitari con una borsa per la spesa e, siccome a quanto da lei dichiarato, le era stato detto che qualcuno dei dipendenti della ditta citata fosse solito sottrarre materiale, per cui erano stati invitati a non andare al lavoro con borse, salta alla conclusione che sia in atto un furto e, non arrivando comunque a poterlo dimostrare, decide di avvalersi della clausola di gradimento. La dipendente MARKAS viene allontanata e trasferita da Cuneo a Torino con evidente aggravio di costi, complicazione del rapporto vita-lavoro ed una umiliazione cocente per un'accusa infamante mai dimostrata. Seguono ricorsi in sede civile e penale con esiti diversi in cui però innanzitutto i testi citati dalla dirigente dell'ASO smentiscono di aver mai posto una questione dei furti da parte dei dipendenti MARKAS. Il tutto culmina in sede penale con un rinvio a giudizio per falsa testimonianza della dirigente sul quale però pende un ricorso in Cassazione per un vizio di forma (non di merito!). Quale sarà l'esito giudiziario si chiarirà presto. Intanto ormai da quasi tre anni una persona subisce le conseguenze di un'accusa mai dimostrata a causa di una clausola contrattuale non obbligatoria.
Ci chiediamo quali principi ispirino l'azione dell'amministrazione dell'ASO Santa Croce e Carle di Cuneo nei confronti dei lavoratori e se non sia il caso di garantire garanzie e tutele di equo e responsabile trattamento scegliendo i contratti che tutelino i lavoratori e la loro dignità.
Mauro Campo, Consigliere regionale M5S Piemonte