A conferma del fatto che le sorprese in politica non finiscono mai, dalle urne delle elezioni provinciali esce un risultato che nessuno, alla vigilia, aveva preso in considerazione: il 4-4-4, ovvero la parità assoluta fra le tre liste in competizione.
Una condizione che al cinema chiamano “stallo alla messicana” (Mexican standoff) o triello: l’esempio più celebre è la sfida nel finale di Il buono, il brutto e il cattivo di Sergio Leone, tanto per capirci. Ad essere proprio rigorosi i vincitori in termini assoluti sarebbero i candidati del centrodestra di Ripartiamo dalla Granda, la lista che appariva più sottotono alla vigilia: sono 29.999 spaccati i voti ponderati totalizzati, contro i 25.514 di La Nostra Provincia e i 23.817 del Patto Civico per la Granda.
Ma questo conta solo “per la gloria”, come si suol dire. La ripartizione infatti assegna quattro seggi a testa a ciascuno dei contendenti. Se il centrodestra può dire di aver ribaltato i pronostici e messo a segno una bella prova di forza (ma il clima tra le varie liste è molto differente: ne riparleremo), ad aver più motivi di esultare sono i robaldiani del Patto Civico: rispetto al quadro uscente guadagnano un seggio (da tre a quattro), ma in realtà li raddoppiano se consideriamo che nel 2021 la lista - allora denominata Granda in Azione - ne aveva ottenuti due.
Il dato che risalta di più è la prova deludente del centrosinistra. La Nostra Provincia doveva essere una convocazione generale per il “campo largo” in salsa cuneese: sulla carta i numeri per il successo c’erano tutti, tant’è che la lista era accreditata di un numero di consiglieri variabile tra cinque e sei. Invece fa addirittura peggio del 2021, perdendo un seggio: quello di Bruna Sibille, un nume tutelare della sinistra nella Granda, che da ex sindaca di Bra e consigliera provinciale in carica si ripresentava per una sicura conferma. Con 2.217 voti ponderati - la volta scorsa ne aveva presi 3.560, seconda solo al “transfuga” Dovetta - è finita addirittura sesta, alle spalle del consigliere saluzzese Andrea Tagliano (2.869). Il seggio lo guadagna la cuneese Stefania D’Ulisse con 3.218 voti, premiando l’intesa fra Cuneo Solidale Democratica di cui lei è espressione e Cuneo Civica (l’ex Crescere Insieme) e raddoppiando la rappresentanza del capoluogo in sala Giolitti. A sorpresa il sindaco di Moiola Loris Emanuel, consigliere uscente ma solo nono in lista la scorsa volta, fa un balzo in avanti fino alla seconda piazza, scavalcando anche uno dei più accreditati per la riconferma, il sindaco di Cavallermaggiore e consigliere provinciale delegato alla scuola Davide Sannazzaro. Mai in discussione la prima piazza, andata a un’altra “new entry”, ovvero il neosindaco di Alba Alberto Gatto.
Fra i centristi a staccare tutti è Pietro Danna, secondo assoluto tra i più votati: l’ultimo enfant prodige della nidiata costiana, classe 1992, ha mietuto le messi del Monregalese e non solo forte del suo legame con Robaldo e del ruolo di capo della segreteria dell’assessore regionale Gallo. Oltre ai riconfermati - e distanziati - Dovetta e Pellegrino, la sorpresa arriva da Ivana Casale: con 2.891 voti ponderati la sindaca di Manta distanzia per appena 90 preferenze il portabandiera di Progetto per Savigliano Alberto Pettavino, fermo a 2.801. Supera quota duemila - 2.183 per la precisione - anche il vicesindaco di Cherasco Umberto Ferrondi, mentre la sindaca di Caraglio Paola Falco si ferma a 1.708.
L’analisi dei risultati del centrodestra merita qualche considerazione in più. Qui Forza Italia consolida la sua “golden share” sulla coalizione piazzando tre dei quattro consiglieri eletti (i candidati azzurri erano sei, su dodici), tra cui il campione assoluto di preferenze: un po’ a sorpresa è il sindaco di Guarene Simone Manzone, che con 6.938 voti ponderati stacca il fratello d’Italia Rocco Pulitanò e i compagni di partito Roberto Baldi e Massimo Antoniotti. Quest’ultimo - con 4.976 voti ponderati - vince il braccio di ferro per l’ultimo seggio con un’altra consigliera uscente, la leghista Simona Giaccardi. La sua esclusione (4.545 voti) è forse il risultato più eclatante perché segna una doppia sconfitta: della Lega - privata di ogni rappresentanza in Consiglio provinciale - e dell’amministrazione fossanese di Dario Tallone, sempre più “villaggio di Asterix” per il Carroccio che arretra nel resto della provincia. Per quanto riguarda Fratelli d’Italia, la strategia di concentrare i voti su un unico candidato forte - il proconsole di Paolo Bongioanni a Mondovì - si rivela premiante: malgrado le divisioni interne al partito che hanno “alleggerito” il peso della fiamma nella lista (erano tre i candidati) e - pare - qualche defezione alla conta.