CUNEO - Parla Bongioanni: “Io candidato sindaco a Cuneo? Le porte non sono chiuse”

Il consigliere regionale di Fratelli d’Italia apre alle indiscrezioni che lo vogliono punta di diamante del cdx per il post-Borgna e precisa: “Se accetterò non sarà una candidatura di bandiera”

Samuele Mattio 14/03/2021 12:35

 
Quando manca poco più di un anno all’appuntamento elettorale che stabilirà il successore di Federico Borgna, per descrivere lo scenario politico che si prepara alla battaglia vengono bene le parole usate dallo scrittore Sandro Veronesi per intitolare il suo romanzo, premio Strega nel 2006: Caos calmo. 
 
Nell’attuale maggioranza si può parlare di una ragionata partita a scacchi senza il re, ma gli osservatori più attenti potranno legittimamente obiettare che tra il bianco e il nero le sfumature sono infinite e che al momento non è ancora chiaro chi starà con chi. In attesa di capire che cosa succederà tra Partito Democratico e Centro per Cuneo, c’è chi si sta muovendo con motivato anticipo per provare a riaprire una partita che da qualche decennio a questa parte è sempre sembrata scontata. Il riferimento, che parrà lapalissiano agli addetti ai lavori, è al centrodestra. 
 
Nelle ultime settimane in camera caritatis si è parlato a lungo del nome del consigliere regionale Paolo Bongioanni come candidato a sindaco, una notizia ripresa nelle ultime ore da alcuni organi di stampa. Non è un mistero che esprimere la candidatura a palazzo Civico tocchi a Fratelli d’Italia, in quanto la spartizione dei capoluoghi di provincia sul territorio del sud Piemonte pare già definita: Gianfranco Cuttica di Revigliasco (Lega) si ricandiderà per il secondo mandato ad Alessandria, situazione analoga ad Asti dove toccherà al sindaco uscente Massimo Rasero (Forza Italia). Giocoforza il candidato cuneese tocca ai depositari della fiamma tricolore. Tra gli alleati di quella che in altri tempi si chiamava la ‘Casa delle Libertà’ però, nessuno ha voglia di prepararsi a un’impegnativa campagna elettorale per poi finire con l’ennesimo flop. 
 
Di qui la spinta, in particolare di Forza Italia e Lega, sul nome di Bongioanni. Un nome certamente spendibile che, com’è ovvio, non sarebbe sgradito neanche tra i ‘Fratelli’, con il cofondatore del partito Guido Crosetto e il coordinatore regionale Fabrizio Comba che vedrebbero la candidatura di buon occhio. 
 
Lui, contattato telefonicamente, non si schermisce. “Le porte non sono chiuse”, dice di primo acchito, poi ragionando aggiunge: “Se c’è questa spinta mi fa piacere, perché significa che ho lavorato bene. Al momento il mio progetto è quello di finire questa legislatura e di lavorare per il Piemonte, ma ci penso”. 
 
Mettendo il foglio in controluce si legge qualcosa più di un semplice spiraglio. E anche se il ‘Kaimano’ deve ancora sciogliere le riserve (e a quanto sembra non lo farà prima di qualche mese), sembra avere ben chiaro quello che lo aspetta, in quanto a Cuneo il centrodestra viene da una serie di risultati piuttosto deludenti. Nel 2017 Giuseppe Menardi aveva ricompattato la coalizione dopo la divisione di cinque anni prima, ma mentre Borgna si è confermato con il 60% dei voti l’ex senatore, che in passato aveva seduto sulla poltrona di primo cittadino in quota DC, ha collezionato il peggior risultato di sempre, fermandosi intorno al 14%.
 
“È la partita più difficile del Piemonte” dice Bongioanni, che non si nasconde: “Se deciderò di giocarla cercherò di fare una squadra per vincerla, quel che è certo è che se accetterò non farò il candidato di bandiera”. D’altronde con il centrosinistra indeciso sul da farsi e con Borgna non ricandidabile le possibilità di conquistare palazzo Civico ci sono: al fischio d’inizio si parte dallo zero a zero e il passato non conta.
 
Intanto sui social Bongioanni ha già provato a sondare gli umori dei suoi elettori, chiedendo cosa ne pensassero di una sua eventuale candidatura, ma al momento l’unica cosa che promette è che, a prescindere dal suo nome, il centrodestra sarà competitivo: “Se il candidato non sarò io ho pronti due o tre nomi dal mondo imprenditoriale e della società civile da mettere sul tavolo”.

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