I primi furono i ‘No Global’ all’inizio del millennio, la protesta del ‘popolo di Seattle’ contro l’economia liberista che si diffuse anche nelle piazze italiane. In molti ricorderanno le contestazioni al G8 di Genova. Nel 2002 arrivarono i 'Girotondi’ - ispirati dal regista Nanni Moretti e dal suo j’accuse nei confronti dell’Ulivo, “Con questi dirigenti non vinceremo mai” (vinceranno quattro anni dopo n.d.r.) - , organizzavano catene umane che si riunivano intorno ai palazzi delle istituzioni da loro giudicate in pericolo sotto il governo di Silvio Berlusconi. Era invece il 2009 quando il ‘Popolo Viola’ scese in piazza per chiedere le dimissioni del Cavaliere da presidente del Consiglio.
I principali ‘movimenti di popolo’ che hanno caratterizzato questo secolo, oltre al posizionamento nella galassia progressista, hanno tutti un minimo comune denominatore: l’essere sempre rimasti con un pugno di mosche in mano. I girotondi che nel 2002 auspicavano la caduta del 'Caimano' dovettero attendere il 2006 prima di vederlo fare le valigie da palazzo Chigi (ci tornerà nel 2008). Anche il Popolo Viola fu un fuoco fatuo, in quanto Berlusconi si dimise due anni dopo, nel 2011, tirato per la giacca dallo spread e dalle note vicende giudiziarie. Il tutto per non parlare del totale fallimento della linea No Global, stritolata dai giganti dell’e-commerce più di quanto potessero fare le multinazionali sul finire del secolo scorso.
Dai giorni scorsi ad accomunare piazza Maggiore a Bologna e la Piazza Grande di Modena non è solamente la diatriba sul brano di Lucio Dalla, forse messa in giro da qualche ‘modenese volgare’ nel ’76 o giù di lì, ma anche e soprattutto la manifestazione delle 'Sardine' che ha visto migliaia di giovani organizzarsi in un flash mob in funzione anti Lega. Per certi versi l’opposizione al leader e al partito di riferimento del centrodestra (ieri Berlusconi-Forza Italia, oggi Salvini-Lega) sembra ricordare proprio l’esperienza dei Girotondi e del Popolo Viola, ma a poco più di una settimana dalla nascita è prematuro cercare di collocare un movimento che sta cercando di strutturarsi proprio in queste ore.
Sarebbe facile trovare delle similitudini anche con il Movimento Cinque Stelle: “nato da un Vaffanculo” come ama dire Vittorio Sgarbi, noto detrattore dei pentastellati. Era il 2007 quando il V-Day (lo specificare il significato della V ci porterebbe alla ripetizione del turpiloquio) di Beppe Grillo radunò una platea eterogenea per chiedere che la politica tornasse nelle mani dei cittadini. Il M5S che oggi governa con il PD dopo il fallimento dell’alleanza con la Lega è certamente prosecuzione dell’esperienza di quel giorno. Nelle loro prime uscite le ‘Sardine’ sembrano avere più di qualcosa in comune con il primo M5S, dallo sviluppo ‘orizzontale’ sui social alla viralità dei loro post. La rete e le piazze sono state certamente il binomio che ha portato i grillini a diventare il primo partito italiano. Alle Sardine manca però un leader carismatico come Grillo, il che potrebbe anche essere un punto di forza in un'epoca in cui i partiti sembrano essere incapaci di trovare la propria collocazione senza una guida monolitica. A patto che sia questa la loro ambizione.
Qualcuno potrebbe, a ragione, obiettare che nel ventunesimo secolo ci sono state altre proteste di piazza che hanno avuto una certa rilevanza oltre a quelle che abbiamo citato, ad esempio i Forconi, fondati nel 2011 e alla ribalta delle cronache tra il 2012 e il 2013. Ma le serrate, gli scioperi a oltranza e i blocchi stradali che misero in atto fanno pensare a una progenitura all’italiana dei ‘Gilets Jaunes’ che lo scorso anno misero a ferro e fuoco la Francia, piuttosto che ai ragazzi bolognesi.
Un parallelismo con il recente, e ancora vibrante nell’opinione pubblica, eco dei ‘Friday for Future’ di Greta Thunberg per la difesa del pianeta dal surriscaldamento globale si può fare per la partecipazione giovanile, ma il pubblico dell’adolescente svedese parrebbe, almeno ad un occhio superficiale, più trasversale. Solo il tempo potrà dire che cosa sarà delle ‘Sardine’. C’è da aggiungere che in provincia di Cuneo, vuoi perché in terra sabauda le battaglie politiche che tanto entusiasmano le grandi città italiane sembrano interessare di meno, vuoi per l’aver mal interpretato l’atavico ‘Bogia nen’, le manifestazioni di piazza non hanno mai gasato troppo la cittadinanza. Sull’altipiano le proteste popolari sono sempre state legate all’area della sinistra radicale, oggi rappresentata nel parlamentino di via Roma dalla Cuneo per i Beni Comuni. Il decano dei consiglieri comunali, Ugo Sturlese, con una militanza di lungo corso già dai tempi del PCI, passando poi per PDS e DS, ha fatto sapere di sentirsi ‘una sardina’. Questa volta però il movimento ittico sembra aver preso una bella fetta di quella popolazione che ‘non si Lega’ anche al di fuori del consueto bacino elettorale della sinistra: viaggiano verso quota 6 mila le persone che hanno aderito al gruppo ‘Sardine Cuneo’. Al netto dei curiosi si tratta di un buon numero di simpatizzanti, soprattutto se si considera che il tutto si è sviluppato in pochi giorni sui social network. Certo, un conto è mettere un ‘click’ per iscriversi a un gruppo su Facebook, un altro è metterci la faccia e scendere in piazza, ma i presupposti paiono essere buoni per il prosieguo dell’iniziativa. Mercoledì sera gli organizzatori si sono dati appuntamento per organizzazione di un ‘flash mob’ cuneese di cui nel pomeriggio di ieri, giovedì 21 novembre, è stata resa nota la data: l'esordio cuneese si terrà il prossimo sabato 30 novembre in piazzetta Audiffredi, probabilmente per contare sull'importante appoggio della 'movida' cuneese.
Messe da parte ironie di cui si poteva fare tranquillamente a meno, la domanda che sorge spontanea è se il terreno per una manifestazione di questo tipo è fertile. Se è vero che in provincia di Cuneo il partito di Matteo Salvini ha raggiunto percentuali tali da far considerare la Granda una roccaforte, è altrettanto dimostrato che sull’altipiano la Lega non ha mai sfondato. Una costante per i cosiddetti movimenti ‘populisti’, che hanno sempre avuto difficoltà nel collezionare risultati degni di nota, specialmente nelle consultazioni locali. Per esempio alle comunali di Cuneo il M5S, collocato dai soloni dell’informazione in quest’area, non è mai andato oltre l’8% e la Lega è sempre stata al di sotto della media nazionale.
Insomma le premesse per un successo sembrerebbero esserci anche tra la Bisalta e il Monviso. In attesa di capire la direzione che prenderanno le ‘Sardine’ a livello nazionale e se riusciranno a discostarsi dall’etichetta già affiliatagli da alcuni opinionisti di eredi dei ‘Girotondini’ e ‘del ‘Popolo Viola’, sarà interessante capire il riscontro che avranno una volta in piazza nelle città in cui non si vota, come Cuneo. La recente onda ambientalista è stata certamente più trasversale, ma potrebbe aver riabituato i giovani allo scendere in piazza anche dalle nostre parti. Ma soprattutto: riusciranno a centrare l’obiettivo che si sono posti e fermare l’avanzata della Lega Nord o il loro destino sarà davvero analogo a quello dei loro presunti predecessori? Per scoprirlo non ci resta che attendere…