Si sono riunite nel tardo pomeriggio di oggi, mercoledì 3 ottobre, la II e la V commissione consiliare del Comune di Cuneo per fare il punto della situazione sul tarlo asiatico che sta infestando gli alberi del territorio. Lo scorso 18 settembre un focolaio dell’insetto è stato rinvenuto in quel di Madonna dell’Olmo, frazione d’Oltrestura. In sala Vinay erano presenti i tecnici che hanno riferito dopo le verifiche preliminari effettuate in giornata.
La soluzione è l’eradicamento, come annunciato dall’ispettore fitosantiario della Regione Piemonte, Paola Gotta: “Da metà novembre inizieranno gli abbattimenti delle piante infestate e delle piante che presentano segni causati dall’organismo nocivo nonché delle piante senza sintomi nel raggio di 100 metri attorno alle piante contagiate”. Gli abbattimenti saranno effettuati a caduta foglie ed entro marzo 2019, fuori dal periodo di volo dell’insetto, e saranno a carico della Regione Piemonte.
Ad oggi, i focolai rilevati sono tre: il primo davanti al Cristal Hotel, il secondo in via della Battaglia e il terzo in via Roncata. Al momento gli Aceri di Villa Tornaforte sembrerebbero salvi, ma non è escluso che emergano problemi in seguito a ulteriori approfondimenti. Insidiato anche il parco Fluviale - “C'è grossa preoccupazione” ha detto l’assessore Davide Dalmasso - e i viali ciliari del Centro Storico. Saranno anche analizzati gli alberi di viale Angeli. I monitoraggi interesseranno tutte le piante in un raggio di due chilometri rispetto all’origine del problema e continueranno per quattro anni.
Il tarlo asiatico è un organismo di quarantena che può causare danni molto gravi quando arriva in una nuova area. In Italia sono già state colpite altre regioni, nella fattispecie Lombardia, Veneto, Marche e Lazio, dove si è riusciti a eradicare il fenomeno. Si tratta del secondo focolaio in regione, il primo è stato registrato a Vaie, in val di Susa, il 30 luglio scorso. Tra le piante più comuni il tarlo alieno colpisce in modo particolare aceri, ippocastani, pioppi, betulle, faggi, frassini, platani, salici, tigli, olmi.
Questo organismo viene veicolato molto spesso tramite il pallet o casse prodotti con legno di latifoglie originario di aree infestate. Il trattamento di questo legno ad alte temperature è obbligatorio, ma sono giunte segnalazioni della diffusione di materiale contraffatto, che probabilmente ha dato origine al problema.
“Lavoro da 15 anni nel settore fitosanitario e ho sempre vissuto con l’incubo che il tarlo asiatico potesse arrivare in Piemonte. Purtroppo quest’anno è accaduto” ha affermato con amarezza il funzionario della Regione, Davide Venanzio.