CUNEO - Tiro al Centro: dopo lo strappo in Consiglio il gruppo “azionista” ha tutti contro

Non solo le opposizioni, ma anche la maggioranza cuneese si compatta di fronte allo sgarbo degli alleati. E ora ci si domanda cosa succederà dopo le regionali

Andrea Cascioli 01/05/2024 20:00

Un dato risalta, in particolare, nel (lungo) dibattito seguito alle (poche) parole con cui la sindaca di Cuneo e il capogruppo centrista Pellegrino hanno cercato di chiudere la questione dello “strappo” sulle nomine in Fondazione CRC. È l’isolamento del gruppo Centro per Cuneo, sottoposto per un’interminabile ora, martedì sera, a un fuoco di fila come raramente se n’erano visti nella sala consiliare di via Roma: “codardia”, “vergogna” e “ricatto” sono state tra le parole più pronunciate, fino a sfiorare gli epiteti personali.
 
Non solo tra i banchi dell’opposizione, si badi bene, ma anche tra quelli della maggioranza dove, pur con toni più felpati, era una corsa a smarcarsi: “Noi non siamo così” è il senso di tutti gli interventi ascoltati in aula, sia quelli pronunciati a titolo personale sia i discorsi “ufficiali” dei gruppi. Un tiro al Centro di fronte al quale i diretti interessati si sono difesi con un plumbeo silenzio, dopo aver affidato al capogruppo una breve nota che conteneva il termine “giustificazione” e che aveva, in effetti, il sapore di un ritorno a Canossa.
 
Non che la prova di forza si sia risolta con una sconfitta totale. I centristi dovrebbero ottenere un posto nel consiglio generale della fondazione per Beppe Delfino, in surroga a Federico Borgna che andrà nel consiglio di amministrazione. L’ironia della sorte, detto en passant, è aver costretto il Pd a difendere un candidato (Borgna) che non è mai stato il suo, e che anzi proprio i civici di centro avevano imposto come contropartita al placet sulla candidatura di Patrizia Manassero in Comune. L’impressione, però, è che la “bandierina” piantata sia costata parecchio in termini di immagine alla lista, già impegnata a barcamenarsi in una politica dei due forni tra la Regione e il municipio che alla lunga potrebbe logorarla.
 
 
Un fuoco di accuse dalle opposizioni, anche contro la sindaca e Borgna
 
Ha aperto le danze con il consueto istrionismo Beppe Lauria, ammonticchiando davanti a sé scatole di profumi e regalie: “Vorrei provare anch’io a perorare qualche nominativo all’interno della fondazione: allora mi sono permesso di portarmi qualche regalo, visto che la modalità che avete individuato per dialogare è questa”. “Quello che è successo ieri non può essere risolto a tarallucci e vino come sta succedendo” ha ammonito, tornando subito serio, l’esponente di Indipendenza!: “Ieri si è anteposto l’interesse personale di qualcuno alla vita della città”. La “compravendita”, ha aggiunto, “ci sta nelle relazioni tra le forze e nel dialogo tra partiti, ma abbiate almeno il pudore di farlo a casa vostra e non in consiglio comunale. Lo avete fatto in maniera assordante”.
 
Il rimprovero tocca anche le tempistiche: “Perché è grave quello che è successo? Perché in questi giorni si sta giocando una partita importante che è quella dell’ospedale. Possibile che non ci pensiate?”. Alla sindaca Lauria ha detto: “Mi dispiace per quanto le è accaduto, ma mi dispiace ancora di più per quello che ha accettato. Lei oggi è il risultato di un ricatto che si chiude all’italiana, col volemose bene. Aveva due modi per uscire da questa situazione incresciosa: prendendo atto che non può continuare a governare coi suoi vicini di banco, oppure dicendo che non avrebbe preso i due candidati - quello che volevate anche se non lo dite e quello che le hanno imposto - ma la terza che è una perfetta sconosciuta”.
 
“Parole di circostanza dalla sindaca e una toppa che è peggio del buco da Pellegrino” ha sintetizzato, dal canto suo, Claudio Bongiovanni di Cuneo Mia: “Non si abbandona l’aula senza un commento, senza avere il coraggio di metterci almeno la faccia. Avete agito non come un gruppo politico ma come un gruppo di bulli, senza il senso del limite e senza il rispetto delle persone: il vostro comportamento ha mancato di rispetto all’assessore Spedale che stava parlando in quel momento e a tutto il consiglio comunale”. Ai colleghi della lista di Centro (di cui il padre Sergio, storico presidente del comitato di quartiere Donatello, fu tra i fondatori), Bongiovanni rivolge un “suggerimento”: “Cambiate il vostro nome in Centro lista civica, poltrone e sofà di pessima qualità”.
 
“Quando si arriva a determinate decisioni la responsabilità non è solo di chi la prende, ma di chi l’ha portato a questo” ha commentato Franco Civallero di Forza Italia, unico a “sfiorare” soltanto i centristi nella sua reprimenda (“ma non li difendo”, ha precisato). I suoi strali sono rivolti soprattutto a Borgna: “Si è voluto premiare qualcuno che non meritava assolutamente di essere premiato: alcune questioni le stiamo dirimendo adesso, altre salteranno fuori”. “Il capogruppo avrebbe dovuto fare una dichiarazione ufficiale davanti a tutti” ha affermato Paolo Armellini (Indipendenti), paragonando l’“Aventino” centrista al “comportamento di chi esce da un ristorante alla chetichella per non pagare”.
 
“C’è stata una mancanza di rispetto assoluta, un fatto gravissimo” ha concordato il capogruppo di Fratelli d’Italia Massimo Garnero, aggiungendo: “Questa maggioranza non condivide ideali e programmi politici, sta insieme solo per spartirsi poltrone e poltroncine nei punti nevralgici della città: tutto il resto viene dopo. Accettando una situazione del genere la sindaca è sempre sotto ricatto: è stata sotto ricatto ieri, oggi e lo sarà domani. Un sindaco sotto ricatto non può essere lucido ed obiettivo nel governare la città”. Le parole più pesanti sono quelle pronunciate da Mavy Civallero (SiAmo Cuneo): “Voglio rivolgermi ai consiglieri che ieri sera hanno scritto la pagina peggiore della politica cuneese e vorrei complimentarmi con loro, perché finalmente hanno fatto capire di che stoffa sono”. Dopo aver tacciato di “codardia” i colleghi (“non avete avuto nemmeno il coraggio di esprimere le vostre opinioni”), la consigliera ha tuonato: “Sedete in questo consesso e appoggiate una maggioranza totalmente diversa da quelle che state pubblicizzando su Facebook e sullo stato di Whatsapp, orgogliosi di farlo. Mi vergognerei se fossi in voi, perché non date fiducia a nessuno, e chiederei scusa a tutti gli elettori che vi hanno votato”.
 
“A metà della legislatura si decide di passare dall’altra parte, ma rimanendo allo stesso posto. Mi chiedo che programma politico possiamo portare avanti con una maggioranza che fa la banderuola” ha ribadito Luciana Toselli (Cuneo per i Beni Comuni), mentre Giancarlo Boselli (Indipendenti) si è rivolto alla sindaca: “Lei ci deve dire chi la tiene ‘sotto ricatto’, anzi deve andare alla Procura della Repubblica a dire che qualcuno la tiene sotto ricatto. Se invece se lo è inventato ne prendiamo atto, perché di cose in quest’aula ne ha già inventate troppe: lei cerca una normalizzazione di una situazione ormai molto complicata e molto grave. Ciò che è accaduto ieri qui è un colpo mortale alla sua leadership e alla sua giunta: una situazione che normale non tornerà, malgrado tutti gli sforzi che lei potrà fare”.
 
Per Ugo Sturlese (Cuneo per i Beni Comuni) “il comportamento del gruppo di Centro ha ridotto questo consiglio a una sorta di mercato del bestiame: dove si sceglie l’esemplare migliore, ma viene scelto da una commissione truccata”. Il decano della sinistra civica ha messo nel mirino entrambi i “papabili” della presidenza di Fondazione CRC: “Abbiamo due candidati alla Fondazione: uno che ha fatto il sindaco per due legislature e ha lasciato danni inenarrabili che la sindaca si sta sforzando di rattoppare, dall’altra una persona soggetta a mormorii e sospetti da parte dell’opinione pubblica, non solo cuneese”.
 
 
L’imbarazzo degli alleati: “Non è una questione politica, ma di interessi”
 
Nelle file della maggioranza nessuno ha celato il proprio malumore, più o meno accentuato, per quanto accaduto. “Non usiamo un linguaggio sportivo parlando di ‘partita’” ha ammonito Stefania D’Ulisse (Cuneo Solidale Democratica), precisando di parlare “a titolo personale”: “Lo sport non ha queste dinamiche, è fatto di lealtà, di rispetto per gli avversari e i compagni di squadra. È con questo spirito che siedo in questi banchi: soltanto per fare al meglio delle mie possibilità le cose in cui credo e per cui mi sono candidata. Tutto il resto non mi appartiene”.
 
“È stata una pessima giornata per questo consesso, si è svilito il valore del consiglio comunale e messe la giunta e la sindaca in condizioni di estrema difficoltà” ha ribadito l’indipendente di maggioranza Nino Pittari, ammettendo che “questi atti mi mettono in difficoltà rispetto alla coerenza e all’unità di quelli che dovrebbero sostenere la giunta”. Si sono create, ha sottolineato il capogruppo di Crescere Insieme Luca Paschiero, “tensioni e fibrillazioni di cui non abbiamo bisogno”: “Abbiamo troppe battaglie e c’è unità di intenti nell’andarle a combattere. Abbiamo il dovere e la responsabilità di tenere la schiena dritta, portando avanti i punti e gli argomenti per cui la fiducia ci è stata data: quella fiducia non intendiamo perderla”.
 
“Ho provato un grande imbarazzo” ha confessato Erio Ambrosino, eletto come indipendente nel Partito Democratico. L’ex assessore di Cuneo Solidale ha paragonato lo “spettacolo” allo strappo del centrosinistra con la Lega, che portò alla caduta della prima giunta Rostagno nel 1998. Ma con una differenza: “Allora ci fu un forte scontro nella maggioranza, ma la Lega aveva un obiettivo politico. Ad oggi apprezzo quel momento, perché la Lega disse chiaramente che la sua strada era diversa dalla nostra. Ieri c’è stato un imbarazzo ma non politico, bensì legato ad interessi: questa cosa ritengo sia gravissima”. Dal Pd è giunto anche l’intervento, molto più “allineato”, della capogruppo Claudia Carli: “È stato sicuramente un episodio increscioso, una brutta pagina per questo consiglio e per il ruolo istituzionale che tutti noi abbiamo in quest’aula. Non siamo qui per ribadire la forza del nostro partito, ma perché vogliamo attuare i programmi e i progetti in cui abbiamo creduto”. Mentre le opposizioni abbandonavano l’aula, in polemica, Carli ha ammonito: “Questo è il rispetto delle istituzioni della minoranza. Prima o poi il conto arriverà per tutti, anche per questa opposizione che fa di quest’aula un teatrino e un palcoscenico per avere visibilità sui media”.

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