Riceviamo e pubblichiamo.
Gentile Direttore,
in questi giorni si susseguono messaggi e dichiarazioni, a metà strada fra il commemorativo e il discordante, in ricordo di Giampaolo Pansa, scomparso il 12 gennaio all'età di 84 anni: oggettivamente una firma giornalistica di straordinario valore, legato per nascita al nostro Piemonte, e un compiuto conoscitore - fin dalla propria tesi di laurea - del periodo della cosiddetta Resistenza per tutte le sfaccettature che l'hanno contrassegnata. Tutte, nessuna esclusa: e proprio la sua profonda e approfondita conoscenza delle fasi immediatamente successive al momento della Liberazione lo hanno esposto, in particolare nel corso degli ultimi 15 anni, agli strali e alle critiche preconcette della cosiddetta sinistra ideologica, che non gli ha perdonato di avere narrato il "Sangue dei Vinti".
Un tema che, personalmente e umanamente, mi sta da sempre a cuore e per il quale voglio esprimere gratitudine a Pansa per il coraggio della vera Verità storica di cui è stato capace, narrando i molteplici lutti e le gratuitamente feroci torture che nulla avevano di "resistente". Atrocità, narrate nel libro - capolavoro di Pansa, che si sono abbattute contro persone inermi, incolpevoli, oppure colpevoli soltanto di una idea diversa: e che non hanno risparmiato nemmeno coloro, non di sinistra, che pure idealmente erano all'inizio schierati con la Resistenza.
Chi, come la sottoscritta, si è impegnata affinché fosse commemorata Norma Cossetto, giovane innocente vittima di violenze inenarrabili oltre ogni barbarie, non può che manifestare gratitudine verso un contributo autentico e imparziale di così alto e inattaccabile livello. Il Sangue dei Vinti dovrebbe essere proposto come lettura nelle scuole, perché la Storia non è solo un singolare, è anche un plurale con altrettante iniziali maiuscole.
Anna Mantini
Lega Fossano