Cirio chiama, Robaldo risponde. Nulla di strano, si dirà, considerati i rapporti che legano i due fin da quando l’allora enfant prodige della politica monregalese, uscito dalla scuderia di Enrico Costa, era capo segreteria del governatore langhetto in Regione.
Il punto è che di acqua sotto i ponti ne è passata e i casi della vita hanno diviso i due ex sodali in varie occasioni, sia quando Robaldo correva come candidato sindaco, sia quando ha dato la scalata - con successo - alla Provincia. Più di qualcuno maligna che Cirio, pur schierato su un altro fronte in entrambi i casi, sia stato tutt’altro che dispiaciuto per la vittoria del suo ex protetto sul candidato di coalizione (Enrico Rosso a Mondovì, Roberto Dalmazzo in Provincia). Se allora mugugnava il centrodestra, ora i mal di pancia emergono - perlopiù - nel centrosinistra.
A dar fuoco alle polveri è stato il circolo monregalese del Partito Democratico, retto da Luca Pione, che si interroga sul senso di quanto accaduto pochi giorni fa, quando il sindaco ha sancito il suo appoggio al centrodestra in veste di promotore della costituenda lista Cirio-Piemonte Moderato e Liberale: “Non sarà una biasimevole tessera di partito (che, come viene orgogliosamente ribadito, il sindaco non possiede), ma anche ai più candidi osservatori salta agli occhi la qualità del tutto politica di questo ruolo. Non se ne discute, qui, la legittimità. Risulta, però, piuttosto difficoltoso ricomporre un quadro coerente, e quindi trasparente per cittadini ed elettori, di tutto quanto abbiamo visto negli ultimi anni”.
Sul piano cittadino, osservano i dem, tocca domandarsi quanto rimanga di “civico” nel Patto Civico, ovvero la coalizione centrista - ispirata da Costa - che aveva conquistato il municipio con Paolo Adriano nel 2017 e l’ha mantenuto con Robaldo cinque anni dopo. Del rassemblement fa parte - e non è cosa di poco conto - la lista MoMo (Mondovì in Movimento) di Gabriele Campora, in origine un “laboratorio” del centrosinistra che si divise dal Pd proprio agli albori del Patto Civico, quando Campora virò al centro insieme ai suoi. Oggi in municipio Robaldo ha all’opposizione - oltre al Pd - il centrodestra, tuttavia, si domandano i democratici, “il sostegno attivo e operativo - ben diverso dalla ‘posizione ideale’ di cui abbiamo letto - del sindaco a una coalizione trainata proprio da quei tre partiti, Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia, come si concilia con la componente civica e progressista di questa amministrazione? E ancora: Mondovì in Movimento come può, davanti ad un fatto politico di questa portata, non prendere una chiara posizione, sia sullo schieramento verso le Regionali, sia sul futuro dell’alleanza con un Patto civico, che chiaramente vira a destra?”.
La questione però non è tutta monregalese, proprio in virtù del ruolo che Robaldo ricopre in Provincia. Un incarico al quale è arrivato “con l’appoggio delle amministrazioni di centrosinistra e in opposizione alla destra politica”, come ricordano i dem - senz’altro non solo quelli di Mondovì. La sua elezione infatti fu sostenuta dai costiani di Azione ma anche dal centrosinistra riunito nella lista La nostra provincia. In pegno a questi servigi, al sindaco piddino di Cavallermaggiore, Davide Sannazzaro, sarebbe dovuto andare il ruolo di vicepresidente: poco dopo in maggioranza sono rientrati gli ex avversari di Forza Italia e Lega e non se n’è più fatto niente. Ora, invece, è Robaldo a muoversi verso il centrodestra non solo sulla partita delle regionali ma anche nel risiko di Fondazione CRC, dove la contesa tra Mauro Gola e Federico Borgna, pur con i distinguo del caso, assume sempre più i contorni di un braccio di ferro tra Cirio e il centrosinistra.
A Mondovì, probabilmente, qualcuno se lo aspettava: “Il ruolo di Robaldo a sostegno di Cirio, - ammoniscono Pione e sodali - e quindi proprio del centrodestra di Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia, è la dimostrazione pratica di quella politica ‘fluida’ a cui siamo da tempo abituati, e ha tolto ogni credibilità al preteso ‘civismo’ di questa maggioranza”.