SALUZZO - Elezioni a Saluzzo, il centrodestra candida Chiaffredo Peirone

A sostegno dell’avvocato revellese, esponente della società civile, ci sarà anche una lista civica

Andrea Cascioli 20/02/2024 18:05

L’avvocato Chiaffredo Peirone è il candidato sindaco che il centrodestra ha messo in pista per le prossime elezioni comunali a Saluzzo: mancava solo l’ufficialità, anche se i mal di pancia di una parte di Fratelli d’Italia avevano fatto temere che i tempi potessero allungarsi. Così non è stato ed è lo stesso candidato ad annunciare la sua discesa in campo “alla condizione, già concordata, che gli venga consentito di presentare anche una propria lista civica”. I dettagli sono rimandati a una conferenza stampa che verrà convocata a breve.
 
Originario di Revello, settant’anni compiuti a settembre, Peirone è stato presidente dell’Ordine degli Avvocati di Saluzzo tra il 2004 e il 2010 (prima dell’unificazione con il foro di Cuneo). È sposato con la veterinaria Marcella Mainero e padre di Benedetta e Giovanni, che hanno seguito le orme paterne nella professione legale. Per quasi trent’anni, dal 1986 al 2015, è stato componente del collegio sindacale della Cassa di Risparmio di Saluzzo. Gradito agli ambienti cattolici - è membro del Consiglio Affari Economici della Diocesi di Saluzzo, vanta un rapporto privilegiato con il commissario cittadino di Fratelli d’Italia (e sindaco di Envie) Roberto Mellano, che ha appoggiato con convinzione la candidatura civica a dispetto di una “di bandiera”, come avrebbe preferito il vicepresidente del circolo Alberto Anello.
 
Un tema politico di certo si pone: dando per scontata la ricandidatura dei due uscenti, il leghista Dario Tallone a Fossano e il forzista Carlo Bo ad Alba, anche a Bra la coalizione schiera un candidato senza tessera, Massimo Somaglia, che ha però una forte connessione con Forza Italia essendone stato uno degli esponenti di punta per venticinque anni. Ai meloniani, tutti concentrati sulla contesa con la Lega tra regionali ed europee, non è andata nessuna candidatura nelle principali città al voto. Scelta tattica, nella consapevolezza di non poter bruciare i non moltissimi nomi spendibili, o difficoltà ad imporsi con gli alleati?

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