Riceviamo e pubblichiamo un'approfondita riflessione del sindaco di Saluzzo, Mauro Calderoni, sulla situazione politica nella Granda alla luce del risultato delle recenti elezioni.
A qualche giorno dalle elezioni credo sia opportuno declinare qualche riflessione a livello locale. Certo la campagna elettorale è sempre una bella e coinvolgente esperienza, specie se vissuta intensamente e generosamente. In questi ultimi cinque anni, in Regione si sono inoltre ottenuti risultati importanti e significativi. Tutto questo non è però sufficiente per archiviare il risultato ed uscirne a testa alta.
L’attuale assetto organizzativo del centro sinistra è adeguato a governare efficacemente i territori e a vigilare sul governo regionale costruendo al contempo l’alternativa alla prossima sfida elettorale? Riusciremo a riorganizzare la nostra presenza nelle aree marginali, specie quelle rurali e montane, mantenendo i contatti e la capacità di confronto col governo regionale? Perché le forze europeiste, che hanno mantenuto il timone dell’Unione Europea, hanno invece fallito a livello regionale e locale? Ha ancora senso che tante formazioni politiche scelgano di competere autonomamente invece di impegnarsi in una proposta strategica?
C’è un grande patrimonio di esperienza e di militanza disinteressata che non vanno disperse e possono anzi essere la base da cui rilanciare una proposta politica larga, inclusiva, attraente. Il sistema istituzionale scricchiola nelle aree periferiche: la transizione da provincia ad area vasta è infinita, le unioni non hanno sostituito efficacemente le comunità montane, le competenze dei singoli comuni sono troppo asfittiche rispetto alla dimensione minima che ci si deve dare per gestire efficacemente i sevizi e tentare la risoluzione dei problemi che l’attualità ci pone. Si può forse arginare lo strapotere leghista partendo proprio dalle periferie, dalle aree marginali, dai problemi reali delle nostre comunità e dalle aspettative dei nostri concittadini. Opponendo cioè ad una semplice narrazione, una soluzione: non la soluzione, ma almeno una. Concreta. Credibile.
Il vecchio modello dei partiti distinti e concorrenziali tra loro ha forse esaurito la sua funzione. Può essere utile immaginare un nuovo processo politico che attivi le forze migliori delle nostre comunità, stimolandone la contaminazione sulla base di un catalogo minimo di valori condivisi e non negoziabili. Un processo coinvolgente che possa attrarre i molti che non si riconoscono in organizzazioni politiche esistenti, ma che rifiutano il decadimento del dibattito pubblico e lo sgretolamento di quella base valoriale comune che garantisca almeno la convivenza tra diversi.
Evitiamo l’impostazione ideologica che propone una ripartizione gerarchica e identitaria dei diritti e delle opportunità e riuniamo le persone di buona volontà che vogliono rafforzare una società solidale. Ripensiamo una politica sociale coinvolgendo anche il privato per dare risposte alle inquietudini di una società precarizzata e timorosa. Il vecchio welfare è ormai inadeguato ad intercettare i bisogni del ceto medio che, seppur impoverito, resta escluso dalla rete di protezione tradizionale.
Non sono mancati gli errori, ma un modello di riferimento c’è ed è la rete di amministrazioni locali che, nel marasma generale, rappresenta uno dei pochi elementi di tenuta del sistema. Gli amministratori locali non si sono mai tirati indietro, nemmeno davanti a difficoltà ed imprevisti: presenza costante, attenzione e risposte certe, sono gli elementi caratteristici di una buona politica, attiva, coinvolta, efficace.
Mettiamo queste esperienze a disposizione perché possano contribuire ad una stagione politica fatta di impegno pubblico coerente e responsabile. Forse dalle comunità e dai territori può partire la rigenerazione della democrazia italiana. Da qui possiamo ripartire per garantire un futuro felice, costruito attraverso il coinvolgimento di tante amiche e tanti amici che possono e vogliono dare un contributo affinché ci si salvi da questa deriva generale che trascina tutto verso il basso. I bisogni vanno affrontati e non strumentalizzati.
Occorre grande equilibrio e senso di responsabilità, non propaganda continua, impastata di banalità e rancore. Occorrono tempo, passione, competenza, visione, umiltà, per capire che il mondo cambia velocemente e che non possiamo arroccarci, ma dobbiamo cambiare continuamente anche noi. Aldo Moro diceva che una politica “che non si rinnovi con le cose che cambiano, che non sappia collocare ed amalgamare nella sua esperienza il nuovo che si annuncia, il compito ogni giorno diverso, viene prima o poi travolto dagli avvenimenti, viene tagliato fuori dal ritmo veloce delle cose che non ha saputo capire ed alle quali non ha saputo corrispondere”.
Opponiamo alla narrazione triste e cupa, che la Lega sta dispiegando in tutto il Paese, la nostra rete di relazioni personali, di impegno, di volontariato civico nelle istituzioni, nell’associazionismo, nel lavoro, nella scuola, nell’impresa: c’è un mucchio di brava gente che fa un sacco di belle cose. Restiamo uniti. Restiamo insieme. Perché solo insieme si può resistere al decadimento della politica.
A chi cerca potere offriamo servizio! C’è posto per tutti nel Paese che vogliamo, perché non inseguiamo poltrone, ma ci prendiamo cura della nostra comunità. E basta con questo miscuglio di cattivismo e pauperismo di maniera, misti ad approssimazione politica. È il momento di rinsaldare una comunità che a livello nazionale sembra essersi spaccata, ma nel piccolo sa ancora coniugare la pluralità dei punti di vista ed il confronto tra chi ha idee e sensibilità differenti.
“Ci si salva e si va avanti se si agisce insieme e non solo uno per uno”. Ripartiamo da un grande dibattito pubblico ed aperto che ci consenta di individuare le ragioni profonde dello stare insieme. Un laboratorio di idee per le nostre terre che diventi anche un laboratorio politico per le forze democratiche e progressiste, dapprima di questa provincia e poi chissà.