“Di me voglio che si dica: era fatto per i tempi duri e difficili, era fatto per seminare e non per raccogliere, era fatto per dare e non per prendere. Vorrei che si dicesse di me quello che Dante disse di Virgilio: facesti come colui che cammina di notte, e porta un lume dietro di sé, e con quel lume non aiuta se stesso. Egli cammina al buio, si apre la strada nel buio ma dietro di sé illumina gli altri”. Con queste parole di Giorgio Almirante, fondatore della destra italiana, l’architetto e rappresentante di FdI nel saluzzese Federica Barbero, ha aperto l’incontro che si è svolto ieri sera, lunedì 22 maggio, presso la sala incontri del ristorante Villa Salina a Moretta.
Una tavola rotonda dal titolo “Giorgio Almirante, continuità storica e politica”, che ha visto ricordare Almirante come uomo, letterato proveniente da una famiglia aristocratica dedita all’arte, e come politico che nel 1946 partecipò alla costituzione dell’Msi. Ma chi era davvero il fondatore della destra italiana e cosa rimane di quel modo di fare e vivere la politica? L’era post-ideologica nella quale viviamo ha collegamenti con quel recente passato? A queste domande, ma non solo, hanno cercato di rispondere i relatori che si sono alternati durante la serata: Paolo Chiarenza, scrittore, storico e rappresentante proprio di quel Movimento sociale italiano che a Cuneo aveva lui come segretario provinciale, Federico Riboldi, giovane sindaco di Casale Monferrato e molto vicino alla leader di FdI, Ambrogio Invernizzi, imprenditore e già assessore provinciale, i parlamentari di FdI Fabrizio Comba e Marco Zacchera collegati telefonicamente.
La sala ospitava oltre cento persone e tra queste, i sindaci di Valdieri, Cervere e Racconigi. Claudio Sacchetto, da poco rientrato in politica dopo una lunga esperienza con la Lega, ora milita tra le file di Fratelli d’Italia.
La data per la tavola rotonda non è stata scelta a caso. “Infatti - come ha ricordato il sindaco di Casale - è il giorno in cui ricorre l’anniversario della morte di Almirante avvenuta a Roma 35 anni fa, il 22 maggio del 1988. E al di là del giudizio politico era un leader di partito rispettato dagli avversari e che sapeva parlare al cuore della gente e trasmettere il suo amore per il futuro. Io rappresento un’altra generazione rispetto al Movimento sociale italiano - ha sottolineato Riboldi ricordando i suoi inizi in politica - ma quando nel 2001 sono entrato in Alleanza Nazionale, nella mia città, una realtà totalmente distante storicamente dalla destra, c’era molto pregiudizio ed era impensabile immaginare che un giorno sarei potuto diventarne sindaco. Oggi, invece, ricopro questo incarico dopo aver vinto le elezioni del 2019 con quasi il 60% delle preferenze sotto i colori di Fratelli d’Italia e con ancora quella fiamma nel simbolo”.
Ma c’è ancora un filo invisibile, un collegamento tra la politica rappresentata da Giorgio Almirante e quella di Giorgia Meloni che è forza di governo e capo di una coalizione di centro-destra? Prova a rispondere Chiarenza citando in più occasioni il fondatore dell’MSI che ha conosciuto personalmente: “Il Msi non era fascista soprattutto per questioni di realismo. Almirante aveva superato la questione già negli anni ’70. Portava avanti i valori di meritocrazia, appartenenza, comunità di ideali. Non restaurare e non rinnegare è la frase che meglio di altre sintetizza il pensiero ideologico alla base del movimento fondato nel 1946 - ha spiegato lo scrittore -. Voleva creare un partito democratico, aperto a nuove alleanze, con una visione moderna della politica e dell’Europa delle nazioni, ma al tempo stesso aveva un’identità anticomunista ben definita. La destra o è nazionale o non è. La destra italiana e Fratelli d’Italia, devono uscire da quel complesso di inferiorità e dalle retoriche accuse di fascismo. Un movimento morto e sepolto con Mussolini”.