CUNEO - Babywearing, uno sguardo alla letteratura scientifica

Nuovo appuntamento con la rubrica "Vivi Meglio": un approfondimento con lo staffi di ViaLibera Cuneo

Redazione 06/06/2024 11:08

Con il termine Babywearing, letteralmente “indossare il bambino”, si fa riferimento alla pratica di portare i bambini avvolgendoli al proprio corpo con idonei supporti ergonomici (fasce, marsupi, ring, etc.). Sebbene la ricerca sul Portare sia ancora limitata, il punto di partenza per comprenderne i benefici può essere posto sull’ampio numero di evidenze scientifiche che supporta i benefici di una terapia molto simile, la "kangaroo mother care" (KMC), terapia pelle a pelle, in particolare per i neonati pretermine (1), in quanto facilita l'adattamento fisiologico e psicologico del neonato alla vita extrauterina con effetti positivi sui parametri vitali (2).
 
Il Portare è stato considerato una modalità biologica per l’accudimento umano, dato che i neonati hanno sviluppato dei comportamenti cooperativi e la capacità di aggrapparsi a un caregiver eretto il cui corpo si è co-evoluto per consentire il trasporto della prole. Le origini di questo adattamento reciproco potrebbero risalire a 4 milioni di anni fa, con l'emergere del bipedismo, che precludeva la posizione orizzontale, supportata dalla gravità, del bambino sulla schiena di un caregiver quadrupede. Il Portare implica quindi diversi co-adattamenti fisiologici e comportamentali genitore-bambino che fanno pensare che si tratti di una strategia evolutivamente conservata (3).
 
L’accento principale per quanto riguarda i benefici del Portare va certamente posto sulla pelle, che è un organo tra i più sottovalutati eppure fondamentale. "Un essere umano può trascorrere la vita cieco e sordo o completamente privo dei sensi dell’olfatto e del gusto, ma non può sopravvivere senza le funzioni proprie della pelle» scrive Ashley Montagu (4), antropologo, scienziato e umanista inglese tra i più insigni e rivoluzionari del Novecento. Egli mette al centro del suo interesse la pelle in quanto organo complesso e affascinante, e approfondisce le straordinarie conseguenze che il tatto presenta sullo sviluppo dell’uomo. Il tatto è il primo senso che si sviluppa nell’embrione umano. La conoscenza del mondo per un bambino è di tipo plurisensoriale, e di tutti i sensi il tatto è quello maggiormente usato (Munari, Montessori): dal tatto dipende la conoscenza di noi stessi e la percezione del mondo. Il futuro dell’adulto, i suoi comportamenti, la sua salute saranno per sempre legati alle esperienze prenatali (Leboyer, Odent) e inoltre dal contatto sicuro e continuo durante l’infanzia dipende la fiducia basilare della persona nel mondo esterno (Bowlby, Ainsworth). Il contatto è quindi un bisogno primario per l’uomo e a maggior ragione per neonati e bambini.
Per i neonati, quindi, il contatto con il corpo della madre o del suo caregiver, cioè la figura di riferimento, è di vitale importanza per la loro evoluzione psichica e fisica. Sono ancora gli studi di Montagu a sostenere che quando un bambino nasce non è ancora pronto ad una vita fuori dall’utero: la nascita non costituisce infatti né l’inizio della vita né la fine della gestazione, ma rappresenta una complessa ed importantissima serie di mutamenti funzionali che servono a preparare il neonato per il passaggio dalla gestazione intrauterina a quella extrauterina (5).
 
Si parla poi di una fase chiamata “esogestazione”, che è il tempo di cui il bambino necessita per completare il suo sviluppo al di fuori del grembo materno. Durante tutto questo periodo il neonato ha bisogno di essere tenuto in braccio, di essere allattato, coccolato e abbracciato. Insomma, ha bisogno di sentire lo stretto contatto con la madre e i suoi caregiver. Attraverso il tatto, prima ancora che con la vista e con l’udito, il bambino fa esperienza della propria identità: inizia a percepire se stesso, gli altri, e a conoscere i propri confini corporei. Se le sue esigenze di contatto vengono soddisfatte, inizia a gettare le basi sicure per la sua autostima (4).
 
Su queste evidenze poggiano le basi del Portare, e la maggior parte degli studi inclusi in una recente revisione hanno confermato gli effetti benefici, biologici e comportamentali, del babywearing su madri e neonati: un battito del cuore più basso e regolare (Williams et al., 2020), una diminuzione del pianto nei bambini (Hunziker & Barr, 1986), maggior comodità negli spostamenti e nelle attività della vita quotidiana (Reynolds Miller et al ., 2020) e la percezione di un legame più forte tra genitore e bimbo (Havens et al., 2022) (6).
 
Inoltre, una recente revisione, attraverso studi biomeccanici ed ecografici dell’articolazione dell’anca durante il Portare, presenta prove complete sull'associazione tra babywearing e miglioramento dello sviluppo dell'anca nei neonati. Nonostante sia difficile distinguere i fattori genetici da quelli ambientali, studi biomeccanici dimostrano che indossare il bambino nella posizione a “M” favorisce una posizione corretta per lo sviluppo dell’articolazione dell'anca (7). La ricerca sul pelle a pelle e sul Portare suggeriscono anche che il babywearing può essere benefico per i bambini con disabilità o bisogni speciali: bambini con deficit di elaborazione
sensoriale, bambini con spettro autistico, neonati prematuri, bambini ipotonici, neonati con problematiche ortopediche o neurologiche (8).
 
Posizionare un neonato in modo fisiologico non è banale, a maggior ragione quando nasce prematuro, e per favorire lo sviluppo è fondamentale una postura che permetta l’autoregolazione e la stabilità vegetativa: particolare attenzione deve essere prestata al buon posizionamento durante tutto il ricovero nei servizi neonatali, sia durante che al di fuori delle cure, durante le sessioni pelle a pelle o nel babywearing (9). I genitori dovrebbero quindi essere istruiti su come portare correttamente il bambino, su come rispettare la fisiologia del neonato, sul fatto che viso e testa del bambino debbano sempre essere visibili, naso e bocca liberi,
evitando la posizione flessa del mento sul petto (7). Per questo figure adeguatamente formate sia nel campo del babywearing che nella conoscenza della fisiologia e dell’anatomia del neonato sono di grande importanza ed aiuto per i neo genitori.
 
I risultati di uno studio, seppur molto limitato nei numeri, suggeriscono che il babywearing può offrire, inoltre, a chi si prende cura del neonato, una modalità più semplice e meno dispendiosa per la muscolatura del corpo per tenere i bambini quando si sta in piedi per tempi prolungati rispetto al trasporto in braccio senza supporto. Il supporto offriva un carico ottimizzato e centrato, un’area di oscillazione e una variabilità di oscillazione minori rispetto al portare in braccio, il che potrebbe consentire una maggiore libertà di movimento (10).
 
È stato dimostrato che trasportare un neonato in braccio senza l'uso di un supporto aumenta il carico meccanico posto sulle articolazioni del ginocchio e dell'anca nel piano frontale; tuttavia, è stato dimostrato che il babywearing con un marsupio indossato anteriormente, con il bambino rivolto verso la persona che si prende cura di lui, somiglia di più alla camminata senza carico (11).
 
Per quanto riguarda la mamma e il pavimento pelvico, si può dire che in generale la gravidanza e il parto sono fattori di rischio noti per possibili disfunzioni; tuttavia, nello specifico, la ricerca che studia gli effetti del babywearing sulla salute della cintura pelvica e del pavimento pelvico dopo il parto è limitata. Dal punto di vista meccanico, il carico aggiuntivo di un bambino comporta comunque una richiesta aggiuntiva sul pavimento pelvico e sulla fascia, sui legamenti e sulle articolazioni circostanti, ulteriori fattori biomeccanici, però, influenzano questa relazione (come la posizione di chi indossa il bambino, la distribuzione del supporto del dispositivo, il tempo in cui si indossa un bambino). Sono necessarie ulteriori ricerche per comprendere la relazione tra Portare e pavimento pelvico, ma è possibile comunque valutare lo stato di partenza e mettere in atto legature e accorgimenti che possano rispettare questo aspetto. (12)
 
È necessario che gli specialisti della salute delle donne introducano una formazione ergonomica e interventi adeguati sulle attività di trasporto dei neonati al fine di migliorare la salute muscolo-scheletrica materna durante gli anni fertili e oltre (13). Per questo motivo è importante rivolgersi a personale qualificato, formato nell’ambito del babywearing e della salute del portatore, che possa porre attenzione alla postura e alle strutture più fragili e a rischio, come il pavimento pelvico e mettere a disposizione la propria professionalità, per valutare insieme il miglior supporto e la miglior legatura per rispettare la fisiologia di mamma/papà e bambino.
 
Si impara ad amare non perché ce lo insegnano, ma per il fatto di essere amati”.
Ashley Montagu
 
1 Rita Pacella, “Kangaroo Mother Care, benefits and barriers to implementation in clinical practice: a literature review”, Italian Journal of Nursing, N.41/2023, 50-54
2 Aysegul Durmaz, Emel Sezici, Deniz Done Akkaya, “The effect of kangaroo mother care or skin-to-skin contact on infant vital signs: A systematic review and meta-analysis”, Midwifery, vol. 125, October 2023, 103771
3 Bernadett Berecz, Mel Cyrille, Ulrika Casselbrant, Sarah Oleksak, Henrik Norholt, “Carrying human infants – An evolutionary heritage” Infant Behavior and Development,Vol. 60, August 2020, 101460
4 Ashley Montagu, “Il linguaggio della pelle. Il senso del tatto nello sviluppo fisico e comportamentale del bambino”, Verdechiaro, 2021
5, 6 Lisa M. Grisham, L. R.,"Scoping review of biological and behavioral effects of babywearing on mothers and infant", Journal of obstetric, gynecologic and neonatal nursing , Vol. 52, Issue 3, may 2023, 191-201
7 Sreetha Sidharthan, Clare Kehoe, Emily Dodwell, “Post-Natal Positioning through Babywearing: What the Orthopaedic Surgeon Needs to Know”, Journal of the Pediatric Orthopaedic Society of North America, Vol. 2, Issue 3, November 2020, 13
8 Reynolds-Miller, Robyn L., “Potential Therapeutic Benefits of Babywearing”, Creative Nursing Social Determinants of Health, Vol 22 Issue 1, Jan 2016, DOI: 10.1891/1078-4535.22.1.17
9 Emilie Ria, Pascale Jezequel, “Bien positionne pour mieux bouger”, Soins Pediatr Pueric, 2022 Nov-Dec, 43 (329): 43-47
10 Mannen, E. M., Havens, K. L., Kahney, A. S., & Nelson-Wong, E. P., “Baby-Carrying Method Impacts Caregiver Postural Sway and Pain During Prolonged Standing”, Journal of Women's Health Physical Therapy , april/june 2020, 47-53
11 L. Williams, T. Standifird, M. Madsen, “Effects of infant transportation on lower extremity joint moments: Baby carrier versus carrying in-arms”, Gait Posture, 2019, 10.1016
12 Kathryn L. Havens, Eileen V. Johnson, Elizabeth N. Day, Caleb J. Holdener, Catherine P. Starnes, “Infant Carrying in the United States: A Survey of Current Practices, Physical and  Mental Health Benefits, and Challenges of Babywearing”, Journal of Women’s Health Physical Therapy, January 2022, 46 (1): 25-34
13 Chidiebele Petronilla Ojukwu, Godson Emeka Anekwu, Sylvester Caesar Chukwu, Chukwubuikem Fab-Agbo, “Infant carrying methods: Correlates and associated musculoskeletal disorders among nursing mothers in Nigeria”, J Obstet Gynaecol, Oct 2017, 37 (7): 855-860
 
L’articolo è stato redatto da Erica Parola, professionista di Vialibera. Il denominatore comune dello staf di Vialibera è la formazione universitaria seguita da percorsi di specializzazione nei differenti settori. Il continuo e costante aggiornamento crea una rete di figure complete e all’avanguardia per la presa in carico della persona in modo totale. Per approfondimenti potete rivolgervi allo staff di Vialibera ai seguenti contatti: sui social: vialibera_cuneo - indirizzo Via Virginio Allione 2, Cuneo - email vialiberacuneo@gmail.com - tel. 393 9876450.
 
Le informazioni contenute negli articoli hanno carattere esclusivamente informativo. In caso di disturbi o malattie è sempre necessario consultare il proprio medico.
 

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