CUNEO - Il Pino

Torna l'appuntamento con la poesia, nei versi del giovane Carlo Serafini

Carlo Serafini 15/11/2023 07:18

Introduzione
 
C'è il pino, un grande amico d'infanzia: non lo dimenticherò mai, anche fosse fra cent'anni; insieme, abbiamo trascorso metà della mia attuale vita.
 
IL PINO 
 
Ti ho visto nascere
in un letto d'asfalto,
gli aghi come pungiglioni
per difenderti da mani fredde,
solletichi d'inverno, fastidi nel
tuo fianco.
 
Sei cresciuto rigoglioso,
fiero della tua barba verde,
dei tuoi occhi sulle foglie tue figlie,
della tua testa sottile come un pettine, arricciata dal vento d'ottobre.
 
Hai visto stagioni aborrire il caldo
o il freddo, come se fossero
mele marce da buttare ai piedi
di un albero caduto.
 
Così un giorno il tuo cuore
è diventato legna da ardere,
per dare vita ad un'altra vita,
una forma di natura 
che cammina inesorabile
in tutti gli angoli del mondo.
 
Ti ho pianto nostalgico,
come se le mie lacrime
fossero candele accese
per pregarti di tornare,
un sogno, come un aquilone
tenuto fedelmente da un bambino.
 
Però tu, vecchio mago assente,
hai creato un incantesimo
stregato su di me: il rancore.
 
Rabbia mia funesta, in tralice
a guardare un'ombra scomparsa
che un tempo mi prometteva 
la bontà e la spensieratezza
da bambino,
mentre ora sul sentiero 
della mia vita sono disseminati
cocci di vetro pronti a tagliarmi
i piedi della libertà:
dove andrò, se solo l'astio 
mi accompagna e non tu, pino,
fratello delle margherite,
delle primavere innocenti,
dei calci a pallone, che finiva
sempre vicino a te, ad un palmo
dal tuo respiro simpatico 
che vociferava agli uccellini?
 
Non avrò pace finché tu non
ritornerai, a fare ombra sul mio
corpo vestito o seminudo,
sulle mie gambe malferme
per l'emozione di incontrarti
di nuovo, sulle mie braccia
incrociate per il broncio
e poi sciolte in un abbraccio
silente.
 
E quando questo accadrà,
pioverà il sole sul tuo capo verde,
sulle tue sembianze umane
ma di legno, come quel tuo legno
che è stato bruciato
per dare vita a qualcun altro.
 
Allora mi siederò sul muretto 
della casa accanto a riflettere
su di te la gioia, l'irrefrenabile
desiderio di accarezzare nuovamente
il tuo corpo verde come i tuoi simili
sui monti, cosicché anche loro
canteranno insieme la tua rinascita,
apparita d'improvviso dalle radici
della strada:
così io ragazzo potrò tornare 
bambino e saggiare le campane
dell'estate, che suoneranno
mille battiti dei nostri cuori,
ripresi ad entusiasmarsi 
come tanti galoppi di un cavallo
fresco di vittoria.
 

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