“Hai presente quando alla mensa delle elementari qualcuno combinava qualcosa e si doveva stare tutti in punizione? Ecco io mi sento più o meno così in questo periodo”. Il racconto di una adolescente in tempo di Covid. Non avrei potuto aprire l’argomento senza citare questa frase, che di fatto dice già tutto. L’adolescenza è il periodo della trasgressione, la fase di vita in cui ci si individua e ci si scontra con i genitori, proprio per individuarsi. Una fase della crescita molto importante, tutta la letteratura ne parla e in effetti noi adulti, se ci pensiamo, lo possiamo confermare: è il momento in cui tutto è possibile e realizzabile, dove i limiti sono imposti e stanno stretti e in cui le idee e i valori in cui credere da semini diventano piccoli germogli. E poi arriva il Covid. I ragazzi si ritrovano a stare a casa, a mettere la mascherina, a non poter vedere nessuno se non attraverso le videochiamate. Sono stanchi senza far niente, attaccati a Netflix tutto il giorno o al pc per le videolezioni. Questa ragazza, tuttavia, conclude il nostro colloquio aprendo ad una possibilità, un progetto a lungo termine, anche se irrealizzabile, qualcosa in cui credere e su cui fantasticare con le amiche: le vacanze estive, dove potranno andare al mare e stare insieme. Possibile? Non lo sappiamo. Realizzabile? Non è detto. Il punto, però, è credere che lo sia, perché altrimenti tutto si spegne e si rischia, per davvero, che si rimanga bambini in attesa delle direttive della maestra.