Su Radio Milano Liberata, 75 anni fa, si ascoltavano queste parole: “In nome del popolo italiano il CLNAI assume tutti i poteri civili e militari. Proclama lo stato di eccezione in tutto il territorio di sua competenza. Tutti i corpi armati fascisti sono disciolti. I loro membri devono abbandonare il loro posto immediatamente e recarsi nei campi di concentramento in attesa dell’accertamento delle rispettive responsabilità”.
25 aprile 1945, giorno della liberazione dal potere fascista, per opera dei civili insorti in sciopero e dei partigiani.
Un giorno divenuto festività nazionale. L’incertezza di questi giorni e la fragilità delle nostre anime, ci spinge a leggere questa festività con occhi nuovi, sintonici a quelli di allora: fare l’esperienza della liberazione è un desiderio più che mai attuale. La pandemia, così come l’olocausto, non è democratica, eppure ci mette tutti in scacco, in differenti modi. Ma la storia insegna, anche a distanza di decenni: nulla potrà essere come prima.
L’individualismo narcisistico al quale siamo stati soggiogati, intrappolati in una visione autocelebrativa dove l’”io” e il “mio” avevano il primo posto, ora, necessita di essere ridimensionato. Nessuno si salva da solo. Saremo costretti a vivere nello stesso tempo del bene e del male, offrendo il gesto altruistico della protezione e della cura per l’Altro, indiscriminatamente se nemico o amico. Il tempo che viviamo è tempo di amore che possiamo scegliere di donare, perché solo attraverso di esso ci sarà occasione di ripartire per davvero.
Così come allora, anche oggi vivremo gli strascichi di un evento traumatico e sarà nostra cura porre la giusta attenzione, sia nei confronti di noi stessi, sia dell’altro. La tensione alla quale siamo stati costretti in queste settimane, la paura, la solitudine e la fragilità di un equilibrio emotivo sempre pronto al caos, avrà bisogno di attenzione e riguardo, tanto quanto la salute fisica. Sarà altresì nostra cura chiedere aiuto. Perché cercare di liberarsi da soli è controproducente.
La liberazione può avvenire se tutti ci alleiamo per una giusta causa, come fecero ai tempi i partigiani e i tanti civili in sciopero. Ma quanto è difficile scegliere ogni giorno la rinuncia della propria libertà, nella speranza di qualcosa di incerto? Quanto è doloroso scegliere la distanza a scapito della vicinanza? Italo Calvino ci offre e ci insegna che è nella scelta di una libertà limitata che si consente il regalo più grande: la libertà di tutti.
"Forse non farò cose importanti, ma la storia è fatta di piccoli gesti anonimi, forse domani morirò, magari prima di quel tedesco, ma tutte le cose che farò prima di morire e la mia morte stessa saranno pezzetti di storia, e tutti i pensieri che sto facendo adesso influiscono sulla mia storia di domani, sulla storia di domani del genere umano" (Italo Calvino, Il sentiero dei nidi di ragno, 1947).