Forse non tutti sanno che Cuneo vanta, tra i vari meriti e le diverse eccellenze in campo agricolo, una rappresentanza d’eccezione nel panorama nazionale. Tutto nasce nel non lontano 2017, quando un’idea diventa realtà. Trenta imprenditrici italiane esperte di tutta la filiera produttiva sanciscono l’avvio di un nuovo network di professioniste del settore, è così che nasce Le Donne dell’Ortofrutta. Per raccontare al meglio questo progetto, seppure in poche righe, chi meglio del suo presidente? Cuneese DOC, si tratta della dottoressa Maria Carola Gullino.
Buongiorno Carola. Cominciamo col chiederti se ci siamo sbagliati o se confermi le tue origini cuneesi e se per te questo territorio ha dimostrato, nella tua personale esperienza all’interno del mondo frutticolo, ragione di vantaggio o svantaggio.
Buongiorno, prima di tutto voglio ringraziarvi per aver pensato a me per questa intervista. Confermo le mie origini cuneesi, i miei nonni paterni commerciavano nel grano e mio papà ha iniziato a 25 anni a comprare terreni a coltivare prima mele e pesche e poi negli anni '80 il kiwi. Il cuneese è sicuramente una delle zone italiane maggiormente vocate per l’agricoltura, basta pensare alle numerose Dop e Igp che ci sono sul nostro territorio. Da sempre la vicinanza alle Alpi e al mare ha creato delle condizioni pedoclimatiche ideali per le colture frutticole. Oggi le condizioni climatiche, come ben sappiamo, purtroppo stanno cambiando e anche il nostro territorio ne sta soffrendo. La logistica ci penalizza perché siamo fuori dalle grandi direttrici e questo spesso crea dei problemi alle aziende che si occupano di commercializzazione. Dalla nostra abbiamo la vicinanza alla Francia e alla Spagna.
Proseguiamo quindi con una domanda diretta. Puoi farci una breve introduzione sugli obiettivi de Le Donne dell’ortofrutta e spiegarci a chi rivolgete con il vostro messaggio?
In questi anni l’associazione si è fatta promotrice di numerose attività volte a sensibilizzare il settore, i media e i consumatori sul ruolo chiave dell’ortofrutta per l’agroalimentare italiano, un ruolo che vede spesso protagoniste le donne. L’ortofrutta italiana è un patrimonio non solo economico per il Paese, ma anche sociale e ambientale. Le Donne dell’Ortofrutta hanno per statuto l’obiettivo di valorizzare questo ruolo chiave, favorendo la conoscenza, l’innovazione e stimolando, attraverso iniziative specifiche, i consumi dei prodotti alla base della dieta mediterranea. Inclusione, empowerment femminile, parità di genere, prevenzione della violenza contro le donne, informazione e sensibilizzazione sull’importanza di fare prevenzione a tavola grazie a un’alimentazione sana e ricca di frutta e verdura. Sono solo alcuni dei focus su cui si concentra l’attività 2024 dell’Associazione Nazionale Le Donne dell’Ortofrutta. La prima, grande novità 2024 dell’Associazione Nazionale Le Donne Dell’Ortofrutta è stata l’edizione speciale del Premio Danila Bragantini, che per la prima volta si è aperto oltre l’ortofrutta, invitando le imprenditrici e gli imprenditori di ogni settore a presentare progetti innovativi per promuovere la parità di genere e prevenire la violenza e crimini sulle donne. Continueranno nel corso dell’anno e nel 2025 iniziative a livello territoriale, a cura delle coordinatrici regionali, volte a far conoscere l’associazione e la sua attività, promuovere il consumo di ortofrutta e sensibilizzare sull’importanza di un’alimentazione sana, e ampliare la base sociale coinvolgendo nuove professioniste del settore. Proseguono nel corso del 2024 anche i corsi di formazione e di empowerment femminile organizzati dall’associazione. A fine settembre parteciperemo al G7 di Siracusa con la proiezione del nostro Docufilm “fertile” e con un convegno dedicato ai bambini. Inoltre, abbiamo aperto da poco le iscrizioni alla prima edizione del Premio di laurea intitolato alla nostra socia Annabella Donnarumma. Un riconoscimento volto a premiare le giovani eccellenze femminili nel campo dell’innovazione, della comunicazione e della digitalizzazione nel settore ortofrutticolo.
Sei Presidente dell’associazione. Puoi raccontarci come si sente una donna cuneese, oggi, a rivestire un ruolo di tanto rilievo? Possiamo parlare di “orgoglio cuneese”?
Ho accettato con entusiasmo ma anche con un po’ di timore questo incarico, gli inizi sono sempre complicati, bisogna capire come muoversi prendere in mano dei lavori cominciati da altre persone. Poi c’è la burocrazia e i vari passaggi di consegna. Non è facile ricordarsi di tutto. Inoltre, c’è l’inevitabile confronto con chi è passato da lì prima di te e quindi cresce l’ansia e la preoccupazione di non soddisfare le aspettative. Le difficoltà iniziali sono però state superate e ora sono contenta di aver accettato questo ruolo. È un’esperienza che mi sta arricchendo sia dal punto di vista professionale che umano, che mi permette di crescere dal punto di vista delle competenze lavorative e che mi permette di mettermi in discussione e di superare quelli che spesso sono stati dei limiti. Mi piace far parte della comunità delle donne dell’ortofrutta, quando ci riuniamo sprigioniamo energia positiva e credo che sia percepibile da tutti. L’associazione ha ridotto le distanze e ci permette di entrare maggiormente in rapporto anche con le nostre colleghe di altre regioni. Ci tengo a dire che all’interno dell’associazione siamo tutte uguali, non si sentono differenze di ruoli o di età, siamo un gruppo variegato che fa squadra per raggiungere gli obiettivi dell’associazione.
Quale pensi che sia nel 2024 a Cuneo il ruolo della donna in agricoltura?
La presenza femminile nel settore ortofrutta è molto più marcata di quanto si possa pensare. Nonostante questo, ancora oggi la nostra figura fa fatica ad emergere e quando lo fa desta scalpore o viene comunque percepita come "un’eccezione". Sicuramente le cose stanno cambiando ma nel settore trovo che ci sia ancora molta chiusura.
Dalla tua esperienza, pensi che l’agricoltura di Cuneo abbia qualcosa da invidiare alle altre realtà nazionali?
Il Cuneese spesso è stato sottovalutato ritenendo che fosse un posto dove le mele non vengono abbastanza bene perché fa troppo caldo, il kiwi neanche perché fa troppo freddo: in realtà, tenendo da parte tutti i problemi che già conosciamo, l’areale piemontese ha dimostrato che non ha nulla da invidiare ai vicini di casa e che si ha la possibilità di produrre diversi prodotti frutticoli con ottimi risultati, mi permetto di dire spesso anche migliori di altre zone d’Italia che vengono considerate maggiormente vocate.
E prima di lasciarci, un’ultima domanda. Come definiresti l’agricoltura cuneese oggi in poche parole?
L’agricoltura cuneese è forte, si fa spazio e cerca di innovare. Per fare gli agricoltori bisogna essere ottimisti, sono certa che il nostro futuro sarà roseo, in tutti i sensi.