“Cambiare l’acqua ai fiori” di Valérie Perrin, è un romanzo dal profumo delicato, ma al contempo persistente, che rimane intriso nella pelle, o forse sarebbe meglio dire cuore, anche dopo tempo. Narra la storia di Violette la cui infanzia è pregna di abbandoni, esperienza che la perseguiterà nel corso della vita. Ma lei non soccombe. Non si lascia trascinare dallo sconforto e dalla disperazione. Si rialza e riprende a vivere. Capace di comprendere il dolore e lo sconforto più profondo, si dedica a coloro che hanno perso qualcuno nella loro vita. Si avvicina delicatamente, senza presunzione e senza insistenza. Violette non ama parlare, ma i suoi comportamenti sono eloquenti e vitali; è la donna che lascia il segno per come si pone. Vive in una casa circondata dalla vita dei fiori che fa nascere e crescere, ai suoi animali tanto adorati e ha l’abitudine, anche per il lavoro che svolge, di lasciare la porta di casa aperta, pronta ad ascoltare le storie di chi entra, a conservarle e a custodirle negli anni. Violette vive in un cimitero, che mai come in questo libro sembra essere pieno di vita. Raccomando questo romanzo a tutti coloro che hanno voglia di emozioni vere e autentiche, che hanno voglia di ritrovarsi in una o più vite che leggeranno nelle pagine e che hanno desiderio di scoprire come la cara Violette abbia potuto, nonostante tutto, essere resiliente. La resilienza è la capacità di resistere agli urti: ma quanto possono essere immensamente dolorosi? Come fare per accusare il colpo senza soccombervi? La protagonista di questo libro ci offre una prospettiva realistica e vera. Non si può non soffrire, ma si può trasformare il dolore in qualcosa di vivo e di nuovo.