CUNEO - Piccoli frutti: amati dagli italiani, coltivati dai piemontesi

Negli ultimi dieci anni il gradimento nei confronti di mirtilli, lamponi, more e ribes è cresciuto costantemente

Flavia Rodriguez 03/06/2024 11:38

Negli ultimi dieci anni il gradimento dei consumatori italiani nei confronti dei piccoli frutti (mirtilli, lamponi, more e ribes) è cresciuto costantemente: nel 2023 la penetrazione di questi deliziosi frutti nelle famiglie italiane ha raggiunto il 32% (1), mentre una recente indagine del CNR-IBE nell’ambito del progetto europeo “Breeding Value” ha rilevato che i piccoli frutti si posizionano tra i primi dieci frutti preferiti dai consumatori del Bel Paese, con lamponi, mirtilli e more rispettivamente al quinto, sesto e settimo posto (2).
 
L’interesse dei consumatori verso i piccoli frutti è determinato soprattutto dalle riconosciute caratteristiche nutrizionali importanti per il benessere e per la salute dell’organismo (oltre che dalla praticità di consumo e dalla qualità gustativa), e anche se il consumo pro-capite in Italia è ancora un quinto rispetto a quello delle popolazioni nord europee, parliamo di un settore produttivo con interessanti prospettive di crescita, che oltretutto sta diventando una coltivazione sempre più diffusa nel nostro territorio. Infatti, il Piemonte è la prima regione italiana per ettari coltivati a piccoli frutti. 
 
A livello nazionale, la superficie complessiva indagata delle specie dei piccoli frutti si attestava nel 2023 a poco più di 2.500 ettari, di cui quasi 1600 ettari coltivati a mirtilli, circa 480 ettari a lamponi, poco più di 240 ettari a more e circa 190 a ribes. Di questo totale, quasi un terzo viene coltivato nella regione Piemonte, che da sola rappresenta una superficie coltivata a piccoli frutti di poco inferiore agli 800 ettari (di cui circa 700 di mirtilli), seguita dalla Lombardia con 400 ettari, dal Trentino Alto Adige con circa 370 ettari e dal Veneto con circa 330 ettari (3). Vale la pena sottolineare come il grosso della produzione del Piemonte interessi l’area della provincia di Cuneo: circa l’80% dei piccoli frutti coltivati in Piemonte vengono prodotti nel cuneese, grazie al microclima specifico del nostro territorio che si addice alla coltivazione di piccoli frutti in suolo, che hanno una natura “selvatica” e amano crescere in zone ombreggiate, come quelle boscose che possiamo trovare in collina. Per questo motivo, l’area pedemontana cuneese è vocata alla coltivazione dei piccoli frutti, e in particolare dei mirtilli: l’escursione termica notturna dona ai frutti intensità di colore, dolcezza e succosità, mentre il terreno naturalmente acido delle zone collinari vicine ai boschi costituisce un habitat ideale per i mirtilli, che infatti qui nascevano spontanei, selvatici. 
 
Quali sono le sfide che devono affrontare gli agricoltori che scelgono questo tipo di coltivazione? Per quanto riguarda i mirtilli, il fattore che può fare la differenza nei risultati è relativo alla tipologia del suolo: il mirtillo è una pianta acidofila, quindi ha bisogno di un terreno acido con un Ph basso e un buon drenaggio. Questa tipologia di terreno non è diffusa ovunque, ma è presente nelle aree collinari del cuneese, che quindi risultano ideali per la coltivazione di questo piccolo frutto della salute: questa è una delle motivazioni principali per cui la produzione di mirtilli non ha avuto un grande sviluppo in altre zone d’Italia. Una possibile alternativa sarebbe coltivare i mirtilli in vaso, ma i costi di produzione diventano decisamente più alti, rendendo questo tipo di scelta meno sostenibile da un punto di vista economico. Sempre parlando di costi, un’altra questione da tenere presente nella produzione di piccoli frutti freschi è che necessitano di un’elevata mano d’opera per essere raccolti e, come è noto, reperire mano d’opera è diventata negli ultimi anni una problematica piuttosto significativa per le aziende agricole del territorio, e non. Per i lamponi invece, si pongono anche delle questioni relative alla commercializzazione in GDO, in particolare legate alla shelf-life del prodotto: il lampone è un frutto molto sensibile, e ha una vita post-raccolta piuttosto breve, soprattutto in condizioni di mancata catena del freddo: la finestra tra la raccolta e il consumo dei lamponi deve, quindi, essere abbastanza stretta. 
 
Infine, è molto importante fare un buon lavoro di selezione delle varietà, scegliendo quelle che offrano il giusto compromesso tra qualità organolettiche, produttività e resistenza a eventuali problemi fitopatologici.
 
1 Dati semestrali 2023 Gfk, analizzati ed elaborati da Italian Berry
2 Fonte Italian Berry
3 Report superfici 2023 piccoli frutti Italia di CSO Italy – Centro Servizi Ortofrutticoli

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