CUNEO - Ramassin, la dolce susina: un frutto unico, tesoro del territorio saluzzese

Un antico frutto con un futuro promettente: dal 2006 ha un Consorzio di Promozione e Valorizzazione

Flavia Rodriguez 15/07/2024 15:39

Luglio è il mese dei Ramassin: quando il sole è più forte e caldo, queste dolci susine blu-violette, presidio Slow Food ed eccellenza del territorio saluzzese, cadono dagli alberi perfettamente mature e pronte a deliziare il palato dei tanti consumatori che le conoscono e le apprezzano.
 
Un antico frutto con un futuro promettente: le origini e la storia del ramassin
Questo piccolo frutto, dal sapore intenso, ha una storia millenaria. Il ramassin trae la sua origine dal popolo saraceno: si narra, infatti, che intorno all’anno mille, il popolo saraceno lo introdusse sulle zone costiere della Liguria e della Costa Azzurra, mentre fu poi diffuso nell’entroterra attraverso l’azione dei frati benedettini. Dal dopoguerra, fino agli inizi del nuovo millennio, si assiste ad una graduale diffusione del ramassin sulle colline del saluzzese e della Valle Bronda, dove probabilmente ha trovato il suo ambiente pedoclimatico ideale.  
 
Agli inizi del dopoguerra la commercializzazione e  l’offerta dei ramassin è molto frammentaria, poiché i frutti vengono ritirati sulle piazze di San Lazzaro, Castellare e Pagno e rivenduti nei mercati generali di Torino e di Genova, con una politica molto speculativa: la remunerazione è discreta nei primi giorni, quando la quantità del prodotto è limitata, e scende progressivamente con l’aumentare della quantità sino ad arrivare a prezzi irrisori, che non coprono nemmeno più i costi di raccolta. 
 
Nasce il Consorzio di Promozione e Valorizzazione del Ramassin del Monviso – Valle Bronda
Agli inizi degli anni 2000, proprio a causa di questa azione speculativa, alcuni agricoltori della Valle sentono fortemente l’esigenza di cambiare le cose: si incontrano e, con il sostegno dei Comuni di Castellare, Pagno e Brandello, fondano il Consorzio di Promozione e Valorizzazione del Ramassin del Monviso – Valle Bronda nel novembre del 2006.
 
Dario Morello, Presidente del Consorzio, racconta: “Inizialmente, il Consorzio era composto da una quindicina di soci, che si prefiggevano come scopo principale quello di aggregare un quantitativo importante di prodotto e di cercare nuove forme di commercializzazione e valorizzazione. Nasce così la collaborazione con alcuni magazzini di confezionamento locali”. Questa è una svolta epocale per il ramassin, perché il Consorzio si dà delle regole, tra le quali la prima è quella di effettuare la raccolta delle susine tramite delle reti, e non più raccogliendo il prodotto caduto a terra, una pratica agronomica che permette di aver una migliore qualità di prodotto e di poter effettuare la raccolta in modo più agevole. “Un ulteriore svolta – prosegue Morello - è data dal fatto che il Consorzio interrompe la commercializzazione sulle piazze, ma attiva alcune collaborazioni con diversi magazzini del saluzzese. Queste collaborazioni garantiscono una vendita più costante nel tempo e, soprattutto, un prezzo più remunerativo per i produttori, perché non più soggetto a oscillazioni: si riesce ad avere un prezzo più costante durante tutta la stagione”.
 
La stagione 2024: prospettive ed attese
“La raccolta del ramassin avviene principalmente durante il mese di luglio – aggiunge Morello - e la campagna di questa stagione è iniziata i primi giorni di luglio senza ritardi, nonostante l’incertezza del clima della prima parte dell’anno, con abbondanti piogge e il perdurare del tempo nuvoloso: il ramassin, essendo una pianta molto rustica, ha sopportato bene questa climatologia avversa, quindi Il prodotto all’inizio di questa campagna si presenta di ottima qualità. La commercializzazione è orientata prevalentemente sui mercati della GDO nell’areale del nord-ovest, quindi Piemonte, Liguria, Valle D’Aosta e parte della Lombardia, dove il prodotto è ben conosciuto. Si sta tentando di commercializzarlo e promuoverlo anche oltre questi confini, ma essendo un prodotto difficilmente conservabile a lungo (perché il ramassin viene raccolto quando cade a terra maturo, ovvero nelle migliori condizioni organolettiche), la spedizione in posti più lontani diventa difficile, perché il ramassin non avrebbe la vita naturale sufficiente per viaggiare lontano”.
 
Oggi, i nove soci del Consorzio producono annualmente circa 1500 quintali di ramassin: il 95% del prodotto viene commercializzato fresco, mentre una minima parte viene venduta anche come prodotto lavorato, nelle più svariate forme: per fare i succhi di frutta, le confetture, i gelati, e c’è anche un birrificio locale che acquista i ramassin per fare la birra. 
 
Promuovere il ramassin…sulla strada del riconoscimento IGP
L’obiettivo del Consorzio sin dalla sua nascita è stato, e sempre sarà, quello di promuovere questo frutto, tesoro del nostro territorio. Negli anni, grazie anche alla formazione e alla partecipazione al presidio Slow-Food, il Consorzio ha partecipato a diverse edizioni del Salone del Gusto di Torino, oltre ad eventi o fiere che si svolgono in tutto il nord-ovest: “Cerchiamo di promuovere il ramassin – commenta Morello - e di farlo conoscere anche attraverso i media, con interviste o partecipazioni a trasmissioni radio e tv. Grazie al marchio registrato anni fa, il ramassin sta diventando un brand riconoscibile da chi se ne intende e da chi ricerca un prodotto di qualità, sano e buono, oltre che di nicchia”.
 
In ultimo, tra gli obiettivi del Consorzio e dei suoi soci, c’è anche quello di lavorare per proporre la denominazione IGP per la susina ramassin. “È un discorso ambizioso – sottolinea Morello - che prevede il coinvolgimento degli organi istituzionali e degli enti di ricerca, dai quali comunque abbiamo già avuto supporto e massima disponibilità.  È un tavolo di lavoro che si deve creare tra più partecipanti: sicuramente il ruolo del Consorzio sarà quello di “pilota”, di guida di questa nuova avventura che si vuole intraprendere. Questo rimane un obiettivo importante, oltre alla ferma volontà di proseguire il cammino intrapreso 18 anni fa, soprattutto a livello di investimento sul territorio: grazie all’impegno del Consorzio, sono nate nuove aziende e si è attivata la coltivazione del ramassin su terreni che erano rimasti abbandonati, con la positiva conseguenza di un miglioramento nella manutenzione del territorio, e della possibilità di creare lavoro per le aziende agricole e le persone del nostro territorio”.
 
Fonti

1. Consorzio per la Promozione e Valorizzazione del Ramassin del Monviso – Valle Bronda - https://www.ramassinvallebronda.it/
 
 

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