San Valentino è il protettore degli innamorati. Venne giustiziato perchè celebrò il matrimonio fra la cristiana Serapia e il pagano Sabino. La ragazza era malata e si narra che morirono insieme durante la benedizione del sacerdote, il quale venne successivamente giustiziato. Questo Santo mostra la fiducia nell’amore, a prescindere dalla ragione e dai condizionamenti esterni. Attualmente la festività del 14 febbraio coinvolge vetrine di ogni negozio e pubblicità in televisione, dove l’obiettivo è mascherare il sentimento con l’oggetto: il cuore di cioccolato, il gioiello, il fiore e via di questo passo. Il Santo, però, ci insegna che l’amore è ben altro: è mettersi in discussione a prescindere dall’esserne coinvolti, è farsi coinvolgere a prescinedere dal rischio. È credere che attraverso l’amore possa nascere qualcosa di bello. Egli è morto per questa fiducia. Ma perchè?
Spesso l’amore è confuso con il bisogno, con l’insicurezza e con la paura di rimanere soli. Alla base di questo amore si manifesta la tendenza ad affidarsi al partner considerandolo come colui che possiede le competenze e le capacità di decidere, di prendersi cura di noi, come se da soli non si fosse in grado di sopravvivere. Passano mesi e passano anni e quello che si considera amore spesso acquisisce sfumature di sofferenza e incomprensione, di confusione, di volontà di ribellione e al contempo di terrore nel farlo. Spesso la controparte di questo amore è occupata da un partner controllante oppure estremamente freddo ed impassibile: l’amore viene confuso con il dominio, con la manipolazione oppure con la finzione. Le storie di vita personali frequentemente influenzano il proprio personale essere al mondo e inconsapevolmente si riattivano modalità relazionali che non sempre portano i risultati sperati. Spesso alcuni clienti mi raccontano di aver cercato nei partner di colmare i bisogni che non hanno mai sentito soddisfatti nell’infanzia, quali l’essere considerati, l’essere incoraggiati, l’essere “tenuti in mente”. Altri affermano di aver cercato nei partner tutto il contrario rispetto alle proprie figure di riferimento. Le ferite del passato impattano sulle proprie scelte, inevitabilmente.
San Valentino ci mostra non l’amore perfetto, ma l’amore vivo, quello che resiste alle intemperie della vita e sul quale si riversano le energie, quello che rende l’Io e il Tu un Noi, come sostiene Martin Buber, due individualità non autocentrate, ma che nella dipendenza legata al sentimento, sono in grado di vivere e nutrirsi reciprocamente. Amare è trasformare anche i difetti in dettagli divini, santi, sostiene Massimo Recalcati.