L’ultima volta che il nome di Roberto Lamanna è comparso tra le righe del nostro quotidiano online era il 28 agosto. “Dopo quanto mi è successo a Cuneo - aveva dichiarato a proposito di un suo presunto coinvolgimento nell’acquisizione del Livorno di Serie C -, dove ci hanno fatto retrocedere e penalizzato adducendo come scusa una presunta fideiussione errata, voglio allontanarmi dal mondo del calcio”.
Indubbiamente la dichiarazione più roboante in mezzo a opinioni stridenti anche all’orecchio di un osservatore poco avvezzo al mondo della Lega Pro. Pare però che l’ex azionista di maggioranza del Cuneo 1905 abbia de facto cambiato idea. In questi giorni è stato avvistato nella sede del club toscano insieme al nuovo presidente Rosettano Navarra, che ha rilevato il 21% delle quote. In queste tre settimane la cordata di imprenditori del nord Italia interessati ad acquisire gli Amaranto è uscita allo scoperto e, insieme all’ex numero uno del Frosinone, ha formalizzato il passaggio di proprietà dalla famiglia Spinelli (che continua a detenere una quota di minoranza). A tenere i rapporti per loro sarebbe proprio ‘Bob’.
Come i più attenti avranno capito si tratta di un quadro piuttosto nebuloso, che presenta alcune analogie con quanto accaduto due estati fa in quel di Cuneo, quando lo stesso Lamanna, presentatosi nella Granda in rappresentanza di una cordata di imprenditori dalla doppia cittadinanza (prima indiani, poi malesi), risultò poi essere l’azionista di riferimento, mentre l’ex presidente Marco Rosso mantenne una quota di minoranza. I tifosi biancorossi ricorderanno per molti anni ancora com’è andata a finire, fallimento con oltre 2 milioni di euro di debiti e ripartenza dalla Terza Categoria.
Sulle rive del mar Tirreno la trama è più intricata, ma il cast presenta molti elementi in comune con il film andato in onda in corso Monviso. Nel nuovo Cda amaranto, con delega alle relazioni esterne, c’è l’avvocato Emiliano Nitti. O meglio c’era, in quanto avrebbe presentato le dimissioni per motivi ancora da chiarire. Arrivato nella Granda come presidente ‘in pectore’ è rimasto tale per tutta la stagione 2018/19, poi defilandosi lentamente dalla scena pubblica, pur continuando a tutelare la società dal punto di vista legale e districandosi tra i tanti creditori.
Nell’organigramma societario erano stati annunciati anche Simone Sivieri, in qualità di ‘direttore organizzativo’ e Sergio Borgo nel ruolo di direttore tecnico. Se il primo non ha avuto molta ‘fortuna’ nel mondo del pallone, vedendo fallire prima il Macerata e poi il Cuneo nel giro di due stagioni, il secondo è un professionista di lungo corso. Da calciatore, prima nella Lazio e poi nella Pistoiese, e poi come su e giù per l’Italia con vari ruoli. La sua amicizia di lunga data con Lamanna è cosa nota fin dai tempi del Novara.
Oltre ai volti noti che abbiamo avuto modo di conoscere in quel di Cuneo, sotto i riflettori livornesi ci sono nuovi protagonisti, a partire dai soci. Come già accennato il quadro è poco chiaro e vede tra i protagonisti Silvio Aimo, Umberto Casella e Angelo Corniglia come rappresentanti di alcune società. Aimo non è un nome nuovo per gli addetti ai lavori: ha lavorato con il Crotone e, dopo essere stato circa un mese al Parma sotto la gestione di Giampiero Manenti - uno dei presidenti più improbabili della storia del calcio, poi arrestato dalla Guardia di Finanza per autoriciclaggio, concorso in tentato reimpiego di capitali illeciti e indebito utilizzo di carte di credito -, è stato dg dell’Asti. Due imprese rappresentate dai nuovi soci sarebbero affiliate di Assimprese Piemonte Novara, associazione il cui presidente regionale è quel Pier Paolo Gherlone, ex presidente dell’Asti Calcio, già accusato di concorso esterno in associazione mafiosa (poi assolto). Ragionere ed ex assessore al Bilancio della Giunta del sindaco Luigi Florio ad inizio millennio, era stato arrestato due volte in passato per reati fiscali e contro la pubblica amministrazione, ma ne è uscito sempre pulito o prescritto.
Proprio Gherlone, scafato fiscalista e consulente fiscale, era presente alla chiusura del passaggio di proprietà avvenuto presso gli uffici di Spinelli e nei giorni successivi è stato nominato segretario generale del Consiglio di amministrazione amaranto. Secondo quanto riporta Assimprese stessa in una nota ben tre componenti del cda laboronico sono dirigenti regionali del sodalizio: il già nominato vicepresidente Silvio Aimo, il consigliere con delega agli affari generali Umberto Casella e il consigliere con delega agli affari generali Guido Presta. Completano il cda, oltre al presidente Navarra, il ’dimissionario’ Nitti, Enrico Casini e Mauro Ferretti, quest’ultimo presidente per un quinquennio dell’Arezzo in Serie C, che al termine del suo ciclo fallì con 2 milioni di debiti.
È in quest’allegra compagnia che si inserisce Roberto Lamanna. Il procuratore genovese, legato a Spinelli da un’amicizia di famiglia.
Secondo la narrazione principale Lamanna sarebbe il ‘consulente calcistico’ di Banca Cerea, l’istituto di credito veronese che ha finanziato l’operazione portata avanti dai ‘novaresi’ di Silvio Aimo, i quali hanno acquisito il 69% delle quote. Non solo. Nei giorni precedenti il closing è stato il presidente Luca Paolo Mastena a presentarsi alle trattative e davanti ai microfoni in nome della cordata. Un comportamento quantomeno irrituale, in quanto la banca dovrebbe essere mera finanziatrice dell’operazione.
Le cronache di questi giorni raccontano di uno scontro ad alta tensione tra il presidente Navarra e quelli che secondo la stampa locale livornese sono “gli uomini rappresentati da Banca Cerea”. I secondi patirebbero il ‘decisionismo’ del primo, che avrebbe defenestrato proprio Borgo e Sivieri contro la loro volontà. Uno scenario quantomeno bizzarro perché Navarra ha soltanto il 21% delle quote, mentre la cordata di imprenditori ne detiene ampiamente la maggioranza.
Un’altra stranezza è rappresentata dal fatto che l’ex numero uno del Frosinone, scafato uomo d’affari e titolare di un’impresa che si occupa di smaltimento rifiuti, abbia accettato di entrare in una società nella quale la maggioranza delle quote è in mano a due ditte con 10.500 euro di capitale sociale, come accertato dal quotidiano toscano La Nazione, che sta seguendo le vicende amaranto con professionalità.
Entro l’inizio del campionato toccherà alla Lega dire se sono stati rispettati tutti i requisiti per il passaggio delle quote: ad essere maliziosi verrebbe quasi da pensare che i battibecchi su questioni di lana caprina visti in questi giorni siano un modo come un altro per far melina in attesa di risvolti inaspettati dai più. Per capire cosa succederà non ci resta che attendere. Intanto ieri sera il Livorno è stato eliminato dalla Coppa Italia dalla Pro Patria (squadra di cui, per una pura coincidenza, Nitti era presidente al momento del fallimento).
C’è da aggiungere che quella di Livorno non è la prima operazione finanziata da Banca Cerea nel mondo del pallone. Quest’estate infatti, l’istituto di credito veronese ha seguito il medesimo protocollo a Carpi, dove un gruppo di imprenditori rappresentati dall’ex vicesindaco della cittadina del modenese, Simone Morelli, ha rilevato le quote della società militante in Lega Pro. Morelli è stato rinviato a giudizio per presunta concussione nella gestione degli spazi pubblici e soprattutto per il sospetto di dossieraggio nei confronti dell’allora ‘suo’ sindaco, Alberto Bellelli, tutt’ora in carica.
Anche qui le anomalie sono parecchie, a partire dalla saltuaria presenza del ‘solito’ Lamanna, piuttosto impegnato a percorrere l’Appennino toscano in veste di ‘consulente calcistico’.
“Lamanna è una persona migliore di molti altri, che aiuta Cerea Banca in un mondo complesso come quello del calcio - ha detto il presidente dell’istituto bancario a
livornolive.it -
Lui è il nostro consulente calcistico per il Carpi e all’occorrenza per il Livorno Calcio, perché ai calciatori in organico venga attribuito l’effettivo valore”. Una sviolinata importante.
“Il processo di costruzione del nuovo Carpi - scrive il quotidiano online
la Voce di Carpi -
prosegue sia dentro che fuori dal campo. Mentre all’antistadio si allenano oltre 35 giocatori - per lo più giovani e giovanissimi in prova o comunque non ufficializzati - fuori dal campo la società di via Marx continua la propria opera di rafforzamento della struttura dirigenziale”.
Sembra il Cuneo di due estati fa. L’auspicio è che né a Livorno né a Carpi venga proiettato il film già visto all’ombra della Bisalta. Noi cuneesi avevamo lasciato la serie C con le promesse di serietà e rigore da parte del presidente Franco Ghirelli, ma a distanza di due anni sembra che, nonostante le nuove norme, non sia cambiato molto.