CUNEO - Calcio, sei giornate a Durando del San Rocco. Il giocatore: "Mai fatto quello che c'è scritto"

Il centrocampista dà la sua versione dei fatti dopo la maxi squalifica in seguito alla gara di Prima Categoria contro la Stella Maris

Redazione 07/02/2025 14:23

Riceviamo e pubblichiamo il testo inviatoci da Giovanni Durando, giocatore del San Rocco squalificato per sei giornate dopo essere stato espulso alla fine della partita del campionato di Prima Categoria persa dalla sua squadra contro la Stella Maris domenica scorsa.
 
Con la presente ringrazio la redazione di Cuneodice per avermi dato la possibilità di pubblicare quanto segue. Premettendo che non mi piace parlare di calcio fuori dal campo e che quello che succede sul rettangolo di gioco rimane sul rettangolo di gioco, domenica 2 febbraio nella partita valevole per il campionato di Prima Categoria girone F San Rocco-Stella Maris, si sono verificati degli eventi che mi hanno lasciato molto perplesso, fatti che non riguardano lo svolgimento della partita nei suoi 90 minuti, né le decisioni arbitrali prese durante la partita. Come giocatore di calcio dilettantistico ho sempre pensato che giocatori, allenatori, dirigenti e arbitri possono sbagliare alla stessa maniera, e che questo non influisca e non debba influire sullo stato d'animo degli attori di una partita di calcio. Da quando gioco a calcio, uno degli obiettivi personali durante la gara è quello di mantenere lo stato d'animo di compagni e arbitro il più sereno possibile, questo perché credo che la domenica, per giocatori, arbitro, dirigenti e allenatori, sia sempre un momento di divertimento e passione che non si deve confondere con rabbia, frustrazione e maleducazione. Da sempre credo che la possibilità di avere degli arbitri nelle nostre categorie sia un lusso, e per questo da qualche anno a questa parte ringrazio sempre il direttore di gara per il semplice fatto che si presenti la domenica ad arbitrare. NON È SCONTATO.
 
Fatta questa premessa e tornando ai fatti della domenica passata, a seguito del comunicato di giovedì 6 febbraio vengo a scoprire di aver fatto e detto cose irriguardose nei confronti del direttore di gara, il quale ritiene di aver subito ingiurie, insulti e minacce che non sono uscite dalla mia bocca e neanche da chi era vicino a me mentre l'arbitro usciva dal campo. Come sono solito fare, a fine partita stringo la mano all'arbitro e mi confronto con lui sulla direzione di gara, ogni tanto facendo i complimenti, ogni tanto avendo anche qualche confronto non positivo, ma sempre con toni pacati ed educati. Domenica, essendo stato sostituito prima del termine dei 90 minuti, ho aspettato l'arbitro sulla porta che permette di uscire dal campo di gioco: lui, passando sulla soglia, mi ha guardato negli occhi, io altresì guardandolo e sorridendo per la prestazione da lui svolta, l’ho seguito con lo sguardo (con le mani dietro la schiena e senza proferire parola), accompagnandolo con lo sguardo fino a quando si è diretto verso gli spogliatoi. Lui, stizzito, mi ha chiesto: "Vuole che la sbatta fuori?". Io ho continuato a guardarlo senza proferire parola e lui ha estratto il cartellino rosso. A quel punto, mi sono espresso suggerendogli che "un'espulsione di questo tipo va poi giustificata con un referto adeguato". Al momento della notifica dell'espulsione purtroppo non vi erano giocatori o dirigenti della squadra avversaria che potessero testimoniare le falsità espresse dal direttore di gara nel referto, ma nella giornata di giovedì 6 febbraio, un dirigente dello Stella Maris mi ha chiamato per manifestare la sorpresa nel vedere un'espulsione aggiunta dall'arbitro Calosso al termine dell'incontro, manifestando in aggiunta stupore per quel che riguarda il giocatore espulso, facendo riferimento alla conoscenza del ragazzo e ai soliti modi pacati ed educati di comportamento.
 
Oltre alla sorpresa per l'esito del referto legato alla partita, il giudice di gara purtroppo ha avuto una condotta discutibile da quando è entrato all'interno della struttura Sporting Cuneo, un'ora prima della gara, fino a quando se ne è andato dopo la doccia. All'arrivo presso la struttura si è lamentato col dirigente accompagnatore Paolo Dho per la mancanza di un accesso più vicino allo spogliatoio dell'arbitro. Si è poi presentato a fare l'appello prima della partita con la sola distinta dei giocatori, senza i cartellini, e quindi senza la possibilità di effettuare il riconoscimento dei giocatori, aspetto su cui tra l'altro, personalmente, sono molto fiscale, perché credo che sia una cosa formalmente importante per l'arbitro, infatti alla chiamata della mia persona ho aspettato finché lui non mi guardasse negli occhi, perché pareva che stesse leggendo un appello scolastico. Prima dell'ingresso in campo non ha verificato lo stato delle reti delle porte. Nella direzione arbitrale, a sorpresa di tutti i giocatori, si è espresso in maniera amichevole nei confronti degli avversari: "Ti ho dato vantaggio e non ho fischiato fallo perché pensavo facessi il cambio gioco”, e anche nei miei confronti, in un frangente, mi ha chiesto: “Questa rimessa era vostra o era loro?”. Al rientro in campo dopo l'intervallo, si è confrontato con i giocatori della Stella Maris con sorrisi, risate e pacche sulle spalle, decisamente oltre la discrezione che richiede il ruolo dell'arbitro. Per concludere, dopo aver dato 4 minuti di recupero, ha interrotto l'incontro dopo soli 2 minuti e 35 secondi, espellendo il nostro secondo allenatore che al termine della partita gli faceva vedere il cronometro fermo a 2 minuti e 35 secondi dopo il novantesimo.
 
Non mi esprimo a nome della società San Rocco, ma per mio conto, per tutte quelle situazioni in cui il direttore di gara abusa del proprio potere decisionale al di fuori del rettangolo di gioco. Siccome è già il secondo episodio che si verifica con un arbitro proveniente dalla sezione di Collegno (la prima volta alla fine della scorsa stagione con l'Area Calcio Alba, che per fortuna testimoniò contro le decisioni del giudice sportivo), pensare male è facile, o forse pensare che la formazione di persone che hanno la passione dell'arbitraggio non sia di un buon livello è cosa giusta, e rendere ufficiale un referto di un arbitro che a livello formale, per tutto quel che non riguarda la partita, non è formato in maniera corretta, mi sembra assurdo. Dopo aver trattato male un dirigente, fatto l'appello senza i cartellini, parlato in maniera confidenziale con i giocatori, non verificato le condizioni del rettangolo di gioco, ha la libertà di poter scrivere su un referto arbitrale quello che gli pare e piace. Non so a chi possa arrivare questa dichiarazione, ma sicuramente la Lega Nazionale Dilettanti Regionale e tutte le sezioni arbitrali, da Collegno in poi, dovrebbero prenderne visione e farne tesoro.
 
In conclusione, vorrei rivolgere un ringraziamento a tutti i giocatori che giovedì sera, dopo aver letto il referto del giudice sportivo, mi hanno contattato chiedendomi se fossero veri i fatti spiegati nel comunicato. Mi viene da pensare, in buona fede, che la maggior parte di loro abbia pensato: “Come è possibile che sia accaduto quello che c’è scritto?”.
 
Giovanni Durando

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