Non è necessario ripercorrere per l’ennesima volta le vicende che hanno portato la città di Cuneo a rischiare concretamente di non avere più una squadra di calcio. Chi segue il nostro giornale online con assiduità ben conosce le vicende che hanno portato allo stagnante presente. Premettiamo in apertura che non ci sono novità significative rispetto a quanto abbiamo già scritto nei giorni scorsi. E non è una buona notizia.
A distanza di una settimana dalla protesta dei tifosi del Cuneo sotto l’impalcatura dell’Illuminata il gruppo organizzato dei Fedelissimi si è nuovamente fatto sentire con un comunicato diffuso nella mattinata di oggi, giovedì 25 luglio, nel quale sostanzialmente chiede uno sforzo agli imprenditori e a chi ha a cuore il destino della società biancorossa. “Il Cuneo calcio non deve morire” è la chiosa della nota.
È con questo mantra che l’amministrazione comunale, per azione del sindaco Federico Borgna e dell’assessore allo Sport Cristina Clerico, si sta muovendo per dare un seguito a quei 114 anni di storia, anche se sotto un altro nome e in una categoria immemore dei fasti del recente passato. La scorsa settimana i due hanno incontrato gli allenatori del settore giovanile che sono rimasti fedeli ai colori biancorossi. Con loro c’era Pierangelo Calandra, vale a dire colui che, nel caso si riuscisse ad allestire una prima squadra in Promozione, si sarebbe dato disponibile a guidarla. La buona volontà e l’attaccamento alla maglia dei tecnici che hanno interloquito con il primo cittadino, seppure encomiabile sotto l’aspetto umano (molti di loro hanno rifiutato altre proposte), non è però sufficiente a garantire continuità alla Cuneo del pallone.
Ciò che rimane della vecchia società, ora in mano all’amministratore giudiziario Davide Raviola, è un ostacolo ingombrante per le mosse di Borgna e Clerico e per la creazione di un’eventuale nuovo sodalizio. Sono dunque impropri i paragoni con la Lucchese, società che ha vissuto peripezie analoghe a quelle del Cuneo durante la scorsa stagione, ma che a differenza di quella cuneese è fallita a inizio luglio. Le due vicende vanno valutate separatamente. Gli interventi di improvvisati soloni con paragoni arditi lasciano il tempo che trovano e soprattutto rischiano di aggiungere confusione a una realtà che è già complessa di per sé ed è diventata un guazzabuglio dopo che anche la famiglia Amanzi (che gestiva il settore giovanile) ha gettato la spugna.
Ad inizio settimana ci sono stati contatti tra Raviola e l’amministrazione comunale e a quanto pare il rappresentante della società si sarebbe preso qualche giorno per analizzare la situazione. È probabile che dopo il weekend si saprà qualcosa in più sul destino di ciò che rimane del Cuneo, ma in ogni caso dopo quel che si è visto in questa stagione non è possibile prescindere da un progetto e soprattutto da persone serie che si accollino l’onere della gestione. Cionondimeno la Federazione ha dato la sua disponibilità a 'salvare' la piazza, ma non può attendere in eterno e ad oggi non c’è nulla di concreto se non incontri interlocutori. Fossano e Olmo, con i secondi più protesi in avanti, restano alla finestra.
L’interesse della città sulla questione rimane alto, anche per quanto riguarda gli impianti sportivi. L’ex candidato sindaco e consigliere comunale di minoranza Beppe Lauria ha presentato un’interpellanza per conoscere il destino dello stadio Paschiero, ma è probabile che nella data in cui sarà convocato il prossimo Consiglio comunale (settembre) i fatti saranno già noti. Un’altra questione aperta riguarda i campi del Parco della Gioventù.
Intanto ogni giorno che passa la percentuale di possibilità che all’inizio dei prossimi campionati federali di calcio il capoluogo non abbia una squadra con il proprio nome è sempre più concreta.
Per chiudere viene sempre buona la canzone di Enrico Ruggeri ‘Il futuro è un’ipotesi’, con la flebile speranza che il prossimo brano in scaletta non sia ‘Rien ne va plus’.