Pubblicato in origine sul numero del 16 giugno del settimanale Cuneodice - ogni giovedì in edicola:
“Temo di non essere capace di stare senza pallavolo”. Giorgio Salomone sa benissimo che la palestra, i suoi ragazzi, gli allenamenti e le partite gli mancheranno tantissimo. Ma dopo una vita dedicata alla pallavolo ed un impegno che iniziava a pesargli, per lui è venuto il momento di fermarsi.
Un anno, per ora: “Poi si vedrà. Magari tra un anno chiamerò disperato il mio amico Vergnaghi (responsabile del settore giovanile di Cuneo, ndr) per chiedergli di farmi tornare”. Diciotto anni in campo come giocatore (anche di Cuneo), con tre scudetti vinti, una Coppa dei Campioni e una Coppa delle Coppe con Torino, quasi 30 da allenatore, di cui gli ultimi 13 con il settore giovanile del Cuneo Volley: Salomone è un’istituzione della pallavolo cuneese. Ha avuto un ruolo fondamentale, insieme a Daniele Vergnaghi, per salvare il settore giovanile della società dopo la fine della vecchia gestione, ha allenato bambini che ora calcano i campi della serie A e insegnato pallavolo a tante generazioni diverse. Si è tolto moltissime soddisfazioni, raggiungendo sempre le finali nazionali con tutte le formazioni che ha guidato e vivendo l’apice nel 2019, quando con l’Under 16 ha conquistato lo scudetto ad Alba Adriatica.
La stagione 2021-2022, con quello stesso gruppo classe 2003, è stato l’ultimo prima di un anno sabbatico.
Come nasce questa decisione di fermarsi?
“Ho iniziato a giocare nel 1975 e sono andato avanti per 18 anni, fino al 1993. Poi ho cominciato subito ad allenare, partendo dalla Prima squadra del Busca per poi proseguire con il settore giovanile, fino ad oggi. Sono davvero tanti anni, nei quali non mi sono mai fermato. Ho molti impegni lavorativi: sono insegnante di educazione fisica e gestisco la piscina di Roccabruna. Negli ultimi due anni, dopo una giornata lavorativa, andare agli allenamenti la sera e tornare a casa tardi, iniziava a pesarmi. Ho voluto ancora finire il ciclo dei 2003 con cui ho vissuto gli ultimi anni, non mi andava di lasciarli prima della conclusione del loro percorso nelle giovanili. Ma all’inizio di questa stagione ho comunicato a Vergnaghi che sarebbe stata l’ultima per me”.
Ha pensato come sarà la sua vita senza pallavolo?
“Adesso non ci penso. Vorrei dedicarmi maggiormente a me stesso, nuotare, andare in palestra, fare cose che in tutti questi anni sono riuscito a fare poco. Ma credo che non sarà facile, perché ho il timore di non essere capace di stare senza pallavolo (ride, ndr). Vedremo, magari tra un anno chiamerò Vergnaghi per chiedergli di farmi tornare. O magari mi accorgerò che sto bene così”.
Cosa le mancherà di più dell’allenare?
“Sicuramente i ragazzi, anche se comunque questo gruppo dei 2003 lo avrei perso perché hanno terminato il settore giovanile. Qualche giorno fa abbiamo fatto una cena di fine stagione, è stata dura trattenere la commozione, per tutti, perché abbiamo passato anni bellissimi insieme. Poi mi mancherà l’agonismo delle partite”.
Qual è stato il momento più bello di questi anni da allenatore del settore giovanile?
“Beh, è facile rispondere. Ovviamente il titolo nazionale conquistato nel 2019 con l’Under 16. Un’emozione indescrivibile, anche perché non eravamo i favoriti. Se ripenso alla semifinale vinta contro Genova, mi vengono i brividi: eravamo sotto per 14-9 al tie-break e siamo riusciti a vincere. Ci vuole anche fortuna, ma sono quelle partite che ti ricorderai per sempre”.
E il momento più difficile, se c’è stato?
“Quando è finita l’era della vecchia società. Io e Vergnaghi siamo andati da Lannutti chiedendogli di darci una mano per salvare almeno il settore giovanile. Ci siamo riusciti, trattenendo ragazzi che stavano per andare da altre parti. Ci siamo rimboccati le maniche e siamo ripartiti. È stato senza dubbio complicato, ma anche stimolante”.
I giocatori più forti che ha allenato?
“L’ultimo anno che ho allenato a Busca c’era già una collaborazione avviata con l’allora Alpitour, facevamo la B1 e avevamo ragazzi del settore giovanile della società cuneese. In quella squadra c’era gente come Simone Parodi, Mattia Rosso, Matteo Martino. Giocatori davvero forti, con cui abbiamo vinto l’Italia Junior League nel 2004, con le finali giocate proprio a Cuneo”.
Nell’ultima squadra che ha allenato, quali sono i giocatori più promettenti?
“Ne dico due che sono già nel giro delle Nazionali giovanili: Luca Cardona e Nicola Agapitos. Cardona in questi giorni è con la selezione Juniores. Pensate che quattro anni fa giocava a basket: abbiamo parlato con la famiglia, li abbiamo convinti a provare con la pallavolo. Ha un grande talento fisico, è ancora un po’ grezzo ma ha tantissimi margini di miglioramento. Un po’ come Agapitos: viveva in Liguria, ce lo hanno segnalato, sono andato ad incontrare i familiari e hanno deciso di trasferirsi a Cuneo. Anche lui in questi giorni è con la Nazionale, la Pre-Juniores dei 2005. Il prossimo anno saranno nella rosa della formazione di A2, per tutti noi è un grande orgoglio”.
Qual è la soddisfazione maggiore nell’allenare i giovani?
“Vedi questi ragazzini che entrano in palestra per la prima volta a 12 anni, senza neanche sapere bene che cos’è la pallavolo. E poi qualche anno dopo sono giocatori quasi fatti. È questa la più grande soddisfazione”.
Anche se non da allenatore, continuerà a seguire le vicende di Cuneo Volley? Cosa si aspetta dal futuro?
“Assolutamente, resterò sempre un grande tifoso di Cuneo e andrò a vedere tutte le partite. Credo che la strada imboccata sia quella giusta, c’è un gruppo di dirigenti giovani, molto operativi e vogliosi di riportare questa società in alto. Ho ottime sensazioni per il futuro, anche vedendo le numerose aziende giovani che si sono avvicinate per dare il loro supporto. Già quest’anno c’era la speranza di poter fare il grande salto, ma sono convinto che presto avverrà, anche se non sarà facile, perché anche il prossimo anno ci saranno due o tre squadre davvero molto competitive al via del campionato”.