CUNEO - I tatuaggi, uno spirito un po’ nerd ed una città che ama. Ecco ‘Sighi’: “A Cuneo si sta da Dio”

Il centrale della Bam Acqua San Bernardo racconta i suoi tre anni nel capoluogo della Granda, tra passioni extra-campo e sogni da realizzare

Gabriele Destefanis 18/04/2022 17:01

“Qui si sta da Dio”. Bastano un paio di minuti di chiacchierata davanti ad un caffè, ed arriva la dichiarazione d’amore di Nicholas Sighinolfi per Cuneo, intesa come società di pallavolo, ma anche come città. Da 3 anni nel capoluogo della Granda, “Sighi” ha imparato ad apprezzare la gente, le bellezze, la qualità della vita e la tranquillità di un luogo che lo ha conquistato. In campo fa il centrale, fuori è una persona curiosa e piena di interessi, con cui si può parlare di tutto: dai tatuaggi, che definisce “una malattia”, alle passioni “per tutto ciò che è nerd”, passando per le esperienze pallavolistiche che lo hanno portato anche in Belgio.
 
Nicholas, partiamo dal campo. Manca ancora una partita prima dei playoff: un bilancio fino a questo momento?
“Molto positivo. Abbiamo ottenuto più vittorie della scorsa annata e siamo arrivati in finale di Coppa Italia. Abbiamo reagito bene anche ad alcuni episodi sfortunati, come l’infortunio di Pedron, che è stato ottimamente sostituito da Filippi, a dimostrazione che abbiamo una squadra in cui tutti possono dare il loro contributo”.
 
Vincere il derby è sempre bello.
“Sì, è una partita speciale. E comunque, al di là di quello che dice la classifica, le partite le devi sempre giocare e vincere. I nostri tifosi? Ho visto qualche striscione quando ero fuori: mi sono divertito”.
 
E adesso i playoff. Cosa sono per un giocatore?
“Giochiamo a pallavolo per queste partite. Dopo aver provato sulla mia pelle cosa significa giocarsi una finale, l’obiettivo è tornare a vivere quelle emozioni. E’ stato brutto perdere la Coppa Italia, ma è stato bello esserci. Io ho sentito in maniera particolare quella sconfitta, forse perché sono qui da un po’ di tempo: sapevo cosa rappresentava per la società e per la città, deludere tante persone in un momento così speciale mi ha fatto molto male. Se non ci fosse stata la mia fidanzata, probabilmente quella sera avrei lanciato fuori dalla macchina la medaglia, non la volevo vedere. Per fortuna lei l’ha presa e me l’ha portata a casa: adesso sono contento che sia lì, anche perché mi ricorda quanto faccia schifo perdere”.
 
Tu sei qua da 3 anni, dalla A3: quanto siete cresciuti in questo periodo?
“Quando sono arrivato, si capiva che questa società non c’entrava molto con la A3, si percepiva che poteva nascere qualcosa. Dopo pochi mesi, avevo già parlato con la società di rinnovo, a prescindere dalla categoria. Poi, un mattoncino alla volta, sono stati fatti passi importanti, ed oggi Cuneo è un top club della A2. Per fare l’ulteriore step non manca molto: sono sicuro che con la passione che c’è e gli investimenti che si stanno facendo, prima o poi arriverà”.
 
Cosa ti ha convinto a restare a Cuneo per 3 anni?
“Qui si sta da Dio. Io ho vissuto diverse realtà, questo è forse il posto dove mi sono trovato meglio in assoluto. Tutto è organizzato perfettamente, un giocatore ha ciò di cui ha bisogno, non manca nulla”.
 
In città ti trovi bene?
“Molto. Cuneo mi piace, si sta bene. E mi piacciono molto anche le montagne, forse perché dove abito io, a Modena, non ce ne sono. Quando apri la finestra, il panorama che vedi è uno spettacolo. E c’è anche il mare vicino”.
 
Quali sono le tue passioni extra-campo?
“Non seguo il calcio e non partecipo al fantacalcio della squadra, che fortunatamente è meno acceso dell’anno scorso, quando non si parlava di altro! Sono un grande fan dei videogiochi, in generale mi piace molto tutto ciò che riguarda la sfera nerd: fumetti, manga, cartoni animati, film”.
 
E poi ci sono i tatuaggi…
“Ah, per me sono una malattia. Il primo l’ho fatto a 19 anni, ma da quando ne avevo 14 ne volevo uno. Adesso ne ho 7, tutti molto grandi e quasi tutti con un significato legato a persone o momenti importanti della mia vita. Finite le cose serie, passerò a tatuaggi un po’ più stupidi. A Cuneo ne ho fatto uno, l’anno scorso: un fiore di loto all’interno del bicipite. Gli amici di “Mek & Phebe Tattoo” sono stati molto bravi, hanno lavorato bene, con un bel tratto e senza farmi male. Per farne un altro aspetterò la fine della stagione, con gli allenamenti e le partite può creare qualche fastidio. Legati alla pallavolo non ne ho ancora: ne avevo uno pronto in caso di vittoria della Coppa Italia, ma un posticino lo tengo libero, chissà che tra un mese e mezzo non si possa riempire”.
 
Ci racconti la tua esperienza in Belgio, al Maaseik?
“Davvero bella, coronata dalla vittoria del campionato. Sono andato là grazie a Wijsmans, che a Cuneo conoscete bene. Ero giovane, era la mia seconda esperienza lontano da casa: all’inizio non è stato facile, ma poi è stato interessante abbandonare la comfort zone e conoscere un nuovo Paese e uno stile di vita diverso”.
 
Chi è il giocatore più simpatico della squadra?
“Ovviamente io. Scherzi a parte, tra di noi c’è davvero un bel clima. Credo che la società abbia costruito questa squadra aprendo il libro dei giocatori tranquilli: non ci sono prime donne o teste calde, siamo molto amici e stiamo bene insieme, ed è una cosa che ritengo fondamentale in un gruppo, perché le squadre che non si sopportano non vincono”.
 
Il giocatore più forte con cui hai giocato?
“Ti ricordo che io ho giocato nella Modena del 2015-2016 che ha vinto il triplete, come faccio a sceglierne uno? Ne dico tre: Lucao, Bruno e N’Gapeth. Giocavo poco, ma ho imparato tanto ed è stata una bella esperienza: entravo spesso in battuta, una volta ho anche fatto ace a Botto, quando lui era Monza. Ancora adesso lo prendo in giro”.
 
Sogni per il futuro?
“Spero di restare ancora a Cuneo e di raggiungere il sogno che questa società insegue, che è anche il mio”.

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