CUNEO - Il portiere del Cuneo Emiliano Campana si ritira dal calcio giocato dopo 27 stagioni: "È ora di dire basta"

A 44 anni, il portiere appende i guantoni: “Mi sento ancora un ragazzino, ma preferisco lasciare un ricordo positivo”. Stasera la partita benefica per l'addio

Emiliano Campana durante la sua ultima partita disputata con la maglia del Cuneo

Redazione 10/06/2022 09:28

 
 
“Mi sento ancora un ragazzino, ma è il momento giusto”. Se ascoltasse la voglia che ha ancora dentro, Emiliano Campana giocherebbe per altri dieci anni. E a dire il vero, nell’ultima stagione ha dimostrato che a difendere quella porta, è ancora uno dei migliori, a 44 anni suonati. Ma dopo 27 anni passati in campo, anche per lui è arrivato il momento di dire basta. Resterà nel mondo del calcio, allenando i piccoli portieri, come già fa da diversi anni, provando a trasmettere i segreti del ruolo e quella passione che lo ha portato a vivere una carriera bellissima, in giro per l’Italia. Dall’esordio da ragazzino a Cuneo in serie D alle esperienze in Sardegna (Castelsardo e Atletico Cagliari), alla serie C in una piazza importante come Benevento, quindi Alessandria, Derthona e Baveno, prima del ritorno all’Olmo, con cui ha disputato otto stagioni, compresa l’ultima, con lo stemma del Cuneo nuovamente sulla maglia dopo la fusione della scorsa estate. Una chiusura del cerchio: da quel Cuneo-Voghera del 1995 a Chisola-Cuneo dello scorso 22 maggio, ultima partita ufficiale di “Emy”. Che venerdì sera ne giocherà un’altra, per fare del bene e per salutare tanti amici.  
 
Emiliano, partiamo dall’iniziativa di venerdì sera. Come è nata l’idea?
“Cuneo mi ha dato tanto, mi sembrava giusto ricambiare. L’occasione è il mio addio al calcio giocato, ma lo scopo della serata è un altro, cioè raccogliere fondi per la Pediatria dell’ospedale Santa Croce. Ho scelto questo reparto perché sono sempre in mezzo ai bambini: li alleno e ho due figlie piccole, loro sono il nostro futuro. Mi piacerebbe che questa iniziativa diventasse un appuntamento che si ripete ogni anno. Venerdì ci sarà la mia squadra delle ultime stagioni insieme a tanti altri ex compagni ed amici, tra cui Marco Gorzegno. Ringrazio il Cuneo Olmo: quando ne ho parlato con Valter Vercellone, non ha esitato un secondo nel darmi il suo supporto per l’organizzazione. Ed anche i Fedelissimi non si sono tirati indietro, grazie anche a loro”. 
 
Veniamo alla decisione di lasciare il calcio giocato. Come è maturata?
“Di fronte ad una ottima opportunità di poter allenare i giovani portieri, ho fatto le valutazioni del caso e ho capito che era il momento giusto, anche perché concludo con una stagione positiva, sia a livello di squadra che personale”.
 
È stata una decisione sofferta?
“Io mi sento ancora un ragazzino (ride, ndr)! Sto bene e dentro di me sentivo ancora la voglia di giocare, ma preferisco lasciare un ricordo positivo piuttosto che quello di un giocatore bollito. Adesso che la stagione si è conclusa l’impatto della decisione è meno pesante, magari soffrirò di più ad agosto, quando solitamente iniziavo la preparazione”.
 
Ventisette anni a difendere una porta. Un viaggio bello e lunghissimo. Se ti guardi indietro, cosa vedi?
“Sì, è stato un bel viaggio, anche se qualche piccolo rimpianto c’è perché avrei potuto fare di più. Ma sono felice di quello che ho fatto in questi 27 anni: ho raggiunto il professionismo e mi sono tolto tante soddisfazioni, conoscendo persone fantastiche e posti che ho ancora nel cuore. Tutto è partito nel 1995 in un Cuneo-Voghera in cui ho esordito. Non avevo ancora compiuto 17 anni: chi l’avrebbe detto che avrei disputato altre 26 stagioni?”.
 
Il momento più bello della tua carriera?
“Ce ne sono stati tanti, ma sicuramente quello dei primi anni al Cuneo è stato un periodo bellissimo che mi ha portato anche alla convocazione in Nazionale Under 19. Poi l’esperienza in Sardegna, la prima fuori casa: dura all’inizio, poi mi sono trovato benissimo. Ho tanti amici che ancora oggi vado a trovare quando sono in vacanza da quelle parti”.
 
E il momento più difficile?
“Nel 2008: avevo rotto con il Derthona, ho avuto la possibilità di andare a giocare in Scozia. Sembrava tutto fatto, ma l’affare è sfumato. Volevo smettere, poi è arrivata la proposta di Baveno, dove ho passato quattro anni bellissimi prima di approdare all’Olmo”.
 
Come è stata l’esperienza in una piazza importante come Benevento?
“Molto intensa e bella. Al sud vivono il calcio in una maniera differente, con una grande passione. Anche Alessandria è una città che vive il calcio con molto calore, simile a come accade al sud. Sono state due belle esperienze”. 
 
Cosa ha significato per te chiudere la carriera con il Cuneo, con cui avevi iniziato?
“Per un cuneese come me, la chiusura ideale. Qui mi hanno visto da ragazzino sbarbato e mi hanno ritrovato da vecchietto, con il bastone. Ringrazio la società per avermi dato questa opportunità, riportandomi a casa e dandomi anche la possibilità di iniziare ad allenare i bambini. Ma ci tengo a ringraziare tutte le persone che ho incontrato in questo mio lungo percorso ed anche i  ‘Fedelissimi’, che mi hanno sempre voluto bene”.
 
Hai parlato del tuo ruolo da allenatore dei giovani portieri, che è il tuo presente ed anche il tuo futuro.
“Mi piace stare con i ragazzi, trasmettere loro la mia passione, la tecnica di base ed i segreti del ruolo. Grazie anche alla vicinanza con grandi ex portieri come Ferron, Roccati, Micillo, Di  Iorio, con cui ho collaborato per alcuni stage, ho potuto imparare tanto e crescere negli anni. I bambini sono il valore più prezioso di un genitore, che li affida a noi allenatori, per questo prima della competenza, serve l’umanità”.
 
L’allenatore che ricordi con più affetto?
“Sergio Eberini, il tecnico che ho avuto nei miei primi anni a Cuneo, ma anche Felice Tufano, ad Alessandria. E Giordano Negretti a Derthona: era stato il portiere del Lecce in quel famoso Roma-Lecce 2-3 del 1986 che fece perdere lo scudetto ai giallorossi. Mi ha trasmesso moltissimo. Tra i preparatori, ci tengo a citare Renato Moroni: mi ha allenato da bambino, quando avevo 11 anni, poi il destino ha voluto che ci ritrovassimo in questi anni all’Olmo e al Cuneo. È stato molto importante per me, non solo come allenatore ma anche dal punto di vista umano”. 
 
I giocatori più forti con cui hai giocato?
“A Benevento ho giocato con il povero Carmelo Imbriani, scomparso nel 2013. Ad Alessandria con Ivano Della Morte, che ha calcato i campi di serie A e B. Ma anche a Cuneo ho visto giocatori straordinari, come Paolo Moschetti”. 
 
Un tuo “collega” coetaneo piuttosto famoso, Gigi Buffon, non ha ancora intenzione di smettere…
“Lui è una leggenda, fa bene a continuare. Sì, abbiamo la stessa età, ma qualche piccola differenza, come la carriera ed il conto in banca! (ride, ndr). Non ce la farò a giocare fino a quando andrà avanti lui, ma mi rimane la soddisfazione di aver continuato più di un’altra leggenda come Francesco Totti!”.
 
 
Una partita benefica per l’addio
 
La partita con cui Emiliano Campana darà l’addio al calcio si disputerà allo stadio “Fratelli Paschiero” di Cuneo stasera, venerdì 10 giugno, alle ore 20.30. “Un goal per la Pediatria” è il titolo dell’iniziativa, nella quale verranno raccolti fondi da destinare al Centro Pediatrico di Cuneo. In campo, ci sarà la squadra con cui Emiliano ha disputato l’ultima stagione, il Cuneo 1905 Olmo, insieme a tanti altri ex compagni ed amici del portiere, che arriveranno da diverse parti d’Italia. L’appuntamento è organizzato  in collaborazione con la società Ac Cuneo 1905 Olmo, la Città di Cuneo, I Fedelissimi e l’Unione Sportiva Acli di Cuneo. L’ingresso è libero, con offerta libera. 
 

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